Dal 13 al 18 dicembre si terrà a Hong Kong la prossima riunione ministeriale del WTO. Le anticipazioni e le prese di posizione che circolano rivelano che questo appuntamento sarà presumibilmente ancora un passaggio interlocutorio. Ci attende ancora un lungo e difficile processo negoziale, del quale è difficile intuire gli sviluppi ed immaginare le conclusioni. Neanche si riesce ad intravedere quando un’intesa sarà alla fine trovata.
I protagonisti delle trattative o e in alcuni passaggi anche degli scontri, come è noto, sono innanzitutto gli USA e l’UE, ai quali si associano alcuni comprimari del mondo più sviluppato (come Giappone, Norvegia, Svizzera). La comune caratteristica di questi paesi è il consistente protezionismo agricolo. A questo aggregato si è aggiunto da tempo nel processo negoziale un terzo protagonista, il Gruppo di Cairns, che raccoglie i maggiori paesi esportatori e che si batte per una decisa liberalizzazione del commercio internazionale, molto maggiore di quella che i primi siano disposti a concedere. Del gruppo di Cairns fanno parte i seguenti paesi: Argentina, Australia, Bolivia, Brasile, Canada, Cile, Colombia, Costa Rica, Filippine, Guatemala, Indonesia, Malaysia, Nuova Zelanda, Paraguay, Sud Africa, Tailandia, Uruguay.
Nell’ultima riunione ministeriale di Cancun si è presentato per la prima volta un altro gruppo: il cosiddetto G-20, una serie molto eterogenea di paesi, riconducibili ad un comune denominatore: la appartenenza al cosiddetto terzo mondo. Del G-20 fanno parte i seguenti paesi (alcuni dei quali sono anche già nel Gruppo di Cairns): Argentina, Bolivia, Brasile, Cile, Cina, Cuba, Egitto, Filippine, Guatemala, India, Indonesia, Messico, Nigeria; Pakistan, Paraguay, Sud Africa, Tanzania, Tailandia, Venezuela, Zimbabwe.
Altri articoli si occuperanno anche in questa rivista di descrivere e valutare le posizioni dei singoli partecipanti e gli sviluppi dei negoziati. Un aggiornamento sulla situazione attuale è stato realizzato da Giovanni Anania nel numero scorso di AGRIREGIONIEUROPA1. Questa scheda ha il solo obiettivo di mettere in evidenza quante persone sono rappresentate dalle sigle e dalle denominazioni dei principali protagonisti delle negoziazioni.
La tabella 1 considera la popolazione, mettendo in evidenza per l’Unione Europea due aggregati: l’UE-15 composta dai vecchi stati membri e l’UE+12 che comprende i nuovi 10 più Bulgaria e Romania, presumibilmente anch’esse membri dell’UE allorché le trattative WTO arriveranno a termine.
Il fenomeno più evidente che emerge dalla lettura dei dati è il peso relativamente modesto dei due contraenti storici USA e UE: la popolazione totale dei due aggregati, anche dopo l’allargamento ad est dell’Unione Europea rappresenta il 12,3% di quella mondiale, circa la stessa del gruppo di Cairns e un quarto di quella del G-20. La sproporzione tende a crescere ulteriormente se si fa riferimento alla sola popolazione rurale (che risiede nelle aree rurali) o a quella agricola (che dipende per la sua sopravvivenza dall’agricoltura).
Il peso degli USA più l’UE-27 nel primo caso si arresta alla soglia del 3,9% e si contrae ancora di più fino all’1,3% nel secondo.
Se poi con la tabella 2 si analizza l’occupazione, altri elementi di interesse vengono in luce.
L’occupazione totale infatti si attesta intorno alle stesse percentuali relative alla popolazione, ma è la distribuzione dell’occupazione agricola che tende ulteriormente a concentrarsi. Gli USA infatti, con 2,8 milioni di occupati agricoli (l’1,9% della propria occupazione totale), pesano nel mondo agricolo lo 0,2%. L’UE, sommando i 6,8 milioni di occupati agricoli dell’ovest (3,8% dell’occupazione totale) ai 7,3 dei nuovi stati membri (13,7% dell’occupazione totale), raggiunge complessivamente soltanto l’1% dell’occupazione agricola mondiale. Il gruppo di Cairns rappresenta 111,1 milioni di agricoltori (8,3%) e il G-20 con quasi un miliardo di agricoltori supera addirittura il 70% dell'occupazione agricola del mondo.
Sono dati questi che danno il segno delle vere difficoltà della globalizzazione. Prima o poi, un accordo in materia di commercio internazionale sarà trovato (anche se si brancola ancora nel buio). Ma sarebbe davvero un peccato se sulla questione dei mercati agricoli mancasse questa volta a livello planetario quella stessa lungimiranza che cinquanta anni fa consentì, con l’accordo sulla PAC, di fondare l’Europa Unita, proprio a partire dall’agricoltura.
La popolazione e gli agricoltori rappresentati nel WTO
La popolazione e gli agricoltori rappresentati nel WTO
Franco Sotte a b
a Università Politecnica delle Marche (UNIVPM), Dipartimento di Scienze Economiche e Sociali
b Associazione Alessandro Bartola (AAB)
b Associazione Alessandro Bartola (AAB)
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