Introduzione
La rapida evoluzione nello sviluppo internazionale, la globalizzazione e i conseguenti cambiamenti delle politiche internazionali ed europee in campo agricolo, impongono una analisi attenta dei dati oggi disponibili e dei possibili scenari alternativi che a partire da questi si possono costruire.
I Conti Nazionali (CN) sono uno strumento naturale per il monitoraggio di queste dinamiche e la valutazione delle politiche di sviluppo a livello nazionale e regionale.
Oggi, in Italia, numerose indagini periodiche e dati amministrativi garantiscono un flusso di informazioni che alimenta i CN, permette la produzione di stime regolari e l’aggiornamento di serie storiche molto lunghe. Dal lato degli utilizzatori, questi dati sono accessibili via web e permettono di seguire l'andamento di variabili chiave dell'economia, comprendere l'evoluzione del sistema nel suo complesso, verificare gli squilibri nei flussi che si vanno accumulando nel tempo in entrata e in uscita delle branche di attività economica, infine analizzare gli effetti degli interventi delle politiche su questi flussi e lo stato degli stock in ogni anno contabile.
In questo quadro statistico, l'agricoltura e l'economia rurale sono una parte del totale dell'economia e un'identificazione territoriale delle stime, intesa come una suddivisione di aggregati nazionali delle variabili principali, è possibile. Questo fatto garantisce la coerenza delle stime e permette il confronto, in termini monetari, rispetto alle altre industrie e al resto dell'economia.
Infine, sempre nell’ambito dei CN sono presenti dei conti satelliti che trattano tematiche sociali ed ambientali, i cui dati permettono di calcolare indicatori compositi (OCSE, 2008). In questo modo è possibile avere un quadro ancora più ampio dello sviluppo e degli effetti delle politiche che va oltre il reddito e considera il benessere degli individui e delle famiglie.
In questa sede verranno evidenziate alcune delle caratteristiche metodologiche dei CN ed i segnali di cambiamento dell'agricoltura in corso nel 21° Secolo.
La valutazione delle politiche
L’attività specifica della valutazione delle politiche differisce dal monitoraggio di un progetto (OCSE, 2002) ed è di per sé impegnativa, oltre a richiedere un alto livello di capacità tecnica (Casley et al., 1987). E’ infatti necessario valutare l’impatto dell’intervento, gli effetti sugli obiettivi intermedi e secondari nel breve periodo, analizzare i sentieri di sviluppo di lungo periodo degli obiettivi finali, tutto ciò confrontato a scenari alternativi elaborati dagli esperti di settore (IFAD, 2002).
Dal punto di vista del produttore delle statistiche, questo comporta selezionare e calcolare degli indicatori in grado di soddisfare le esigenze degli utenti finali, collegando il dato alla domanda statistica. Inoltre è necessario sviluppare definizioni e classificazioni adeguate a collegare strumenti ed obiettivi delle politiche. Nel caso delle politiche agricole e di sviluppo rurali sono richieste statistiche che identifichino il settore produttivo e il territorio, come per esempio le stime per piccole aree e per le zone rurali (UN, 2007).
La branca agricoltura nei conti economici nazionali
Nei CN l'agricoltura è un sottoinsieme dell'economia nazionale, con corrispondenti sub-aggregati di produzione, consumi intermedi e valore aggiunto, ed è statisticamente definita come una branca (sezione A, in CITI - Classificazione internazionale tipo industriale di tutte le attività economiche).
Qualsiasi riferimento all’agricoltura nel sistema statistico deve considerare i confini convenzionali della branca anche se, va ricordato, sono basati su precisi riferimenti teorici.
Nell’ambito dei CN sono possibili delle estensioni o restringimenti della branca agricoltura sulla base dei gruppi e delle classi CITI oltre alla riclassificazione delle unità istituzionali “portatrici” a livello microeconomico dell’informazione. Un esempio è il conto satellite per l'agricoltura prodotto per EUROSTAT che introduce, anche se limitatamente, delle variazioni rispetto al quadro centrale dei CN.
Le branche e le unità istituzionali
Definizioni degli oggetti (unità e variabili) e classificazioni statistiche stabilite a livello internazionale sono alla base delle aggregazioni e disaggregazioni relative alle variabili obiettivo (Eurostat, 1996). Nella risultante rappresentazione statistica dell'economia e della società, centrali sono le unità denominate “istituzionali” le quali svolgono attività economiche di produzione e consumo dei prodotti. Le unità istituzionali sono organizzate, a livello territoriale, in Unità di Attività Economica (UAE) locale, ciascuna delle quali ha una specifica attività principale e, eventualmente, una o più attività secondarie ed ausiliarie. La classificazioni delle UAE rispetto all’attività principale permette la loro aggregazione nelle branche di attività economica e di calcolarne gli aggregati relativi.
Un limite di questa micro-fondazione dell'economia è che le unità istituzionali sono tra di loro di natura diversa e pur all’interno di categorie omogenee appartengono a loro volta a delle distinte sotto-popolazioni di unità (ad esempio all’interno delle istituzioni non-finanziarie troviamo le società di capitali e le famiglie coltivatrici dirette); inoltre, queste unità sono raggruppate in cooperative e gruppi di imprese, con delle specificità a seconda del quadro istituzionale-giuridico e fiscale del paese; infine, le UAE locali sono normalmente coinvolte in più di un'attività e producono più di un prodotto.
Queste peculiarità dell’organizzazione produttiva sono particolarmente vere per le unità coinvolte nell’attività agricola, poiché i loro prodotti sono normalmente gli input per i prodotti alimentari o le materie prime della manifattura e dell’industria energetica (FAO, 1996). Inoltre, i produttori agricoli compensano l'instabilità dei prezzi e l'elevata concorrenza nei mercati, con conseguenti bassi valori aggiunti, producendo direttamente o come parte di un'organizzazione più ampia altri prodotti che sono a valle della filiera dell’offerta.
Nei CN è possibile ricomporre questi dati e ricostruire le filiere agro-alimentari o altre agglomerazioni economiche, in quanto le classificazioni di base sono esaustive dell'economia e garantiscano la compatibilità all'interno delle variabili stimate.
Invece le attività ai confini della classificazione e le nuove aree di attività, generalmente indicate come "servizi", devono essere riesaminate nel corso del tempo e possono modificare le dimensioni delle branche e la rappresentazione statistica data con i CN. Un tipico esempio sono le attività di supporto e secondarie in agricoltura (Bellia, 2003).
I servizi connessi e le attività secondarie nella branca agricoltura
Il primo gruppo considerato riguarda l’attività dei servizi connessi ("collegati") all'agricoltura e alla zootecnia (A.014, CITI Rev.3.1; NACE, ATECO). Esso comprende, tra l’altro, le seguenti attività di servizio per le aziende agricole, per gli allevamenti e i prodotti agricoli, realizzate con tariffa o su base contrattuale:
- fornitura di macchine agricole con operatori e personale (contoterzismo attivo);
- raccolta e preparazione dei prodotti raccolti per i mercati primari (ad esclusione della trasformazione dei prodotti agricoli);
- giardinaggio e misure per la protezione dell'ambiente e della natura.
Questa classificazione delle attività produttive pur essendo ancora in uso è stata aggiornata nel 2007 (ISIC Rev.4; NACE, ATECO) ed è in corso di adozione. Il gruppo precedente è ora denominato servizi connessi - Attività di supporto all'agricoltura e attività di post-raccolta nelle colture (A.016). Ora include le attività connesse alla produzione agricola effettuate per conto terzi di seguito indicate:
- fornitura di macchine agricole con operatori e personale;
- tutte le attività non effettuate a fini diretti di produzione agricola (nel senso di raccolta di prodotti agricoli): sono incluse, ad esempio, le attività post-raccolto delle colture finalizzate alla preparazione dei prodotti agricoli per il mercato primario;
- infine, tutte le attività volte al miglioramento della qualità del seme.
Il secondo gruppo qui considerato riguarda invece le attività secondarie di una UAE locale agricola. Esso comprende tutte le attività di produzione fatte in unità istituzionale diversa da quella agricola che condividono gli stessi fattori di produzione e che non sono separate in termini economici e gestionali.
L'insieme di questi due gruppi di attività è in crescita nel tempo in quanto le unità di produzione stanno differenziando la propria attività, dalla produzione alla commercializzazione dei prodotti, alla ricerca di ogni possibile fonte di reddito (ISTAT, 2008). Il grafico in figura 1 mostra l’evoluzione delle principali componenti di attività nell’ultimo decennio:
Figura 1 - Principali attività connesse e attività secondarie nella branca agricoltura - Anni 2000-2009 (milioni di Euro)
Fonte: elaborazione su dati ISTAT
In Italia nel 2009, la produzione costituita da attività connesse ha raggiunto 5,3 miliardi di euro, con un trend costante di crescita negli ultimi dieci anni. Se si includono 1,5 miliardi di euro delle attività secondarie, questo gruppo di attività nel complesso diventa uno dei più rilevanti della branca agricola (6,8 miliardi di euro e una percentuale complessiva del 15,0%). Le attività connesse rappresentano l’11,6% della produzione totale e sono inferiori solo alle produzioni delle carni (20,2%) e delle patate e ortaggi (16,2%). Alcuni anni fa, la produzione di questo gruppo di attività era inferiore anche ai cereali e alla produzione di latte, due dei prodotti di punta in agricoltura (INEA, 2010).
Questo è un chiaro segnale di cambiamento in questa branca, con una diversa allocazione dei mezzi di produzione e offerta di prodotti da parte dei produttori agricoli. Le implicazioni locali sono anch’esse molto forti, in quanto le caratteristiche specifiche di una regione in termini di quadro istituzionale e risorse territoriali-climatiche possono favorire o creare un vincolo a questi processi di ristrutturazione della branca agricoltura (Sotte, 2010). La figura 2 mostra la distribuzione regionale delle attività connesse e secondarie conseguenza, per buona parte, delle differenze ricordate:
Figura 2 - Attività connesse e secondarie nella branca agricoltura per regione - Anno 2009 (milioni di Euro)
Fonte: elaborazione su dati ISTAT
Per quanto riguarda le attività connesse Emilia-Romagna, Lombardia, Veneto, Puglia e Sicilia sono le capofila, mentre per le attività secondarie, con l’agriturismo in primo luogo, troviamo Trentino-Alto Adige, Toscana, Emilia-Romagna, Lombardia e Piemonte.
Il reddito delle famiglie agricole e rurali
Nei CN gli indicatori di reddito agricolo si riferiscono al reddito prodotto nella branca stessa, in altre parole dalle unità (UAE locali) con attività principale in agricoltura. Il reddito è di conseguenza principalmente agricolo, proveniente dalle coltivazioni e dagli allevamenti ma, come già visto, anche le attività secondarie non-agricole sono rilevanti.
Tre indicatori principali sono calcolati da parte dei paesi dell'UE (Eurostat, 1995, 2000):
- indicatore A, indice del reddito reale dei fattori in agricoltura per unità di lavoro annuale;
- indicatore B, indice del reddito reale netto di impresa agricolo per unità di lavoro annuo retribuito;
- indicatore C, il reddito netto da impresa dell’agricoltura.
Il reddito agricolo non costituisce il reddito totale e disponibile delle famiglie agricole: in aggiunta alla quota del reddito agricolo, in termini aggregati, le famiglie ricevono redditi da altre fonti quali: stipendi, prestazioni sociali, affitti, interessi e redditi da capitale.
I CN permettono il calcolo del reddito disponibile delle famiglie e dei sotto-gruppi socio-professionali, come le famiglie agricole, e di confrontare i rispettivi redditi (Pizzoli, 2005). Attraverso diversi conti, è possibile seguire i flussi di reddito dalla generazione del valore aggiunto nella branca, fino alla distribuzione primaria e secondaria tra le unità istituzionali.
Alcuni esempi di indicatori per monitorare il comportamento del reddito agricolo da diverse prospettive e confrontarlo con altri paesi dell'Unione Europea (Eurostat, 2002) sono riportati nella figura 3:
Figura 3 - Indicatori di reddito: l'Italia rispetto agli altri paesi dell’UE (1999 posto pari a 1,00)
Fonte: elaborazione su dati ISTAT e EUROSTAT
Nell’ultimo decennio, sono evidenti le differenze di tendenza tra i paesi dell'UE e le diverse componenti del reddito agricolo, ad esempio tra le attività connesse ed il valore aggiunto complessivo dell’agricoltura. Tali differenze sarebbero evidenti anche tra i gruppi socio-professionali di famiglie se anche il reddito disponibile delle famiglie agricole fosse calcolato; al momento, le stime ufficiali EUROSTAT riportate in figura sono disponibili solo per il totale delle famiglie.
Nell’identificazione delle famiglie agricole è anche possibile fare riferimento ad una definizione più ampia che include tutte le famiglie che svolgo attività agricola anche se si tratta di un’attività secondaria (denominate nelle statistiche come famiglie di tipo B) (ISTAT, 1998). Il grafico segente mostra come quest’ultima tipologia di famiglie sia cresciuta in termini numerici nel tempo, in controtendenza rispetto alle famiglie agricole in senso stretto (famiglia ti tipo A):
Figura 4 - Numero delle famiglie agricole di tipo A e B - Anni 1984-2001
Fonte: elaborazione su dati ISTAT1
Nella figura 5, per macro aree è possibile verificare le differenze di reddito pro-capite delle famiglie agricole dei diversi tipi (A e B) rispetto al resto delle famiglie (Extra nella figura):
Figura 5 - Il reddito procapite delle famiglie per macro aree - anno 2008 (Euro)
Fonte: elaborazione su dati ISTAT
Infine, se si volesse calcolare il reddito delle famiglie rurali accorerebbe tenere presente che queste si sovrappongono a quelle agricole solo in parte, in quanto un loro sottoinsieme non svolge alcuna attività agricola, ne principale ne secondaria, e una parte delle famiglie agricole non vive nelle aree rurali. Il grafico seguente mette in evidenza questa parziale coincidenza dei due insiemi di famiglie:
Figura 6 - Famiglie agricole e famiglie rurali
Conclusioni
I conti nazionali sono un potente strumento per il monitoraggio del settore agricolo e per la valutazione delle politiche di sviluppo rurale a livello nazionale e regionale. Prima di tutto, tengono conto del rapporto fondamentale tra le unità di produzione e le branche di attività economica in cui operano, importante per seguire i fenomeni contemporaneamente a livello macro e micro-economici (Pizzoli et al., 2004). Inoltre, permettono un monitoraggio completo dei redditi dalla generazione del valore aggiunto nelle branche fino alla distribuzione primaria e secondaria del reddito tra le unità istituzionali (Eurostat, 2010). Infine, un’attenta lettura dei dati attraverso la classificazione delle attività economiche permette la comprensione dei nuovi fenomeni emergenti nell'economia.
La Direzione centrale di contabilità nazionale (DCCN) dell’ISTAT è in diversi modi impegnata in questa attività: fornendo sulla base del Regolamento 138/2004 i dati Italiani ad EUROSTAT, (compreso il calcolo degli indicatori di reddito agricolo A, B e C) e partecipando al gruppo di lavoro sui conti agricoli; collaborando con altre istituzioni nazionali, quali l’INEA e l’ISMEA, in ambito SISTAN attraverso la preparazione di rapporti di settore periodici e con analisi specifiche. Seguendo le indicazioni del manuale delle Nazioni Unite (UN, 2007), sviluppi sono in programma anche per quanto riguarda le statistiche per lo sviluppo rurale.
Alcuni risultati brevemente presentati in questo articolo sono in continua evoluzione. Ci si aspetta che il nuovo Censimento dell’agricoltura del 2010 confermi ed arricchisca questo quadro a livello nazionale e regionale. Gli aggiornamenti provenienti dalle nuove fonti, verranno inclusi nei CN nel prossimo benchmark previsto per il 2014. Alcuni cambiamenti sono già stati apportati con il benchmark in corso, in occasione dell’adozione della nuova classificazione delle attività economiche ATECO 2007, e sono in imminente uscita.
Infine, per quanto riguarda il reddito dell’agricoltura e i redditi delle famiglie agricole, esiste una lunga tradizione di stime realizzate presso la Contabilità Nazionale che ha permesso di monitorare l’andamento nel tempo (Ciaccia et al., 2008). Recenti studi, con l’adozione dei nuovi dati dell’indagine sui redditi delle famiglie EU-SILC e di nuove metodologie statistiche, permettono di proseguire e aggiornare la serie storica dei redditi disponibili delle famiglie agricole.
Per quanto riguarda il redditi delle famiglie rurali, anche in questo caso il contesto statistico dei CN permette di tenere conto del grado di sovrapposizione di questa popolazione con quella delle famiglie agricole. Solo in questo caso è possibile scomporre gli aggregati assicurando l’esaustività e la confrontabilità delle stime finali. Ricerche sono in corso al riguardo e sono attesi sviluppi con la disponibilità dei dati censuari 2010-2011.
Riferimenti bibliografici
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- 1. Si definiscono famiglie agricole di tipo A quelle in cui il reddito da attività agricola indipendente (al netto degli ammortamenti) costituisce almeno il 50% del reddito totale familiare. Il reddito totale comprende anche i redditi provenienti da attività indipendente in settori non agricoli, redditi da lavoro, redditi da capitali e da trasferimenti sociali e da altre fonti. Questa è la cosiddetta definizione “stretta”. Tuttavia questa definizione non è del tutto soddisfacente perché esclude una parte considerevole di famiglie che comunque sono coinvolte in agricoltura ma che avendo altre fonti di reddito, il reddito agricolo rappresenta meno del 50% del loro reddito totale. Possiamo quindi avere una definizione “larga” di famiglia agricola che comprende sotto questa categoria tutte quelle famiglia in cui uno o più membri sono coinvolti in attività agricola indipendente (tipo B).