Dopo l’allargamento a 27 Stati membri, l’iter travagliato del Trattato di Lisbona e gli effetti della crisi del 2008-9, non sono tempi questi in cui gli Stati membri siano disposti a maggiori concessioni verso l’UE. La quale è chiamata a chiarire, ancora una volta, nello Scenario 2020, quali debbano essere i suoi obiettivi. Senza una risposta chiara e condivisa, il suo futuro sarà incerto e sotto-misura rispetto alle aspettative e alle necessità.
Fin qui sono emersi tre indirizzi: (a) coesione economica, sociale e territoriale (definita dal Trattato); (b) competitività ricerca innovazione e occupazione (Lisbona); (c) sviluppo sostenibile, cambiamento climatico e nuove fonti energia (Goteborg). Essi vanno precisati in termini di politiche. Queste poi debbono essere attuate in modo più efficiente ed efficace. L’UE del futuro dovrà inoltre essere più rivolta verso l’esterno, in una visione integrata, solidale e multipolare del suo ruolo nel mondo.
Il confronto sugli obiettivi e sugli strumenti si riflette sul bilancio. Già nel 2005, quando furono prese le decisioni finanziarie per il periodo 2007-13, lo scontro fu duro. Il compromesso fu trovato diminuendo i fondi complessivamente a disposizione e lasciando irrisolti alcuni vecchi problemi. Tra questi, anche quello dell’ingente spesa della Pac, soprattutto per il primo pilastro.
Il tema del bilancio sarebbe dovuto tornare in agenda nel 2009, quando era previsto si concludesse la Revisione di bilancio. Per vari motivi, quella scadenza è stata procrastinata, ma i nodi del bilancio torneranno presto al pettine. Ogni ipotesi futura per la Pac non potrà prescindere dalla necessità di limitarne la spesa e di fornire argomenti solidi e convincenti a dimostrazione della necessità che resti una politica europea. Sarà di conseguenza necessario che essa sia strettamente targeted, cioè collegata ad obiettivi fondamentali e condivisi, e tailored, cioè commisurata ai costi indispensabili per raggiungerli.
Ultimamente, sono usciti numerosi documenti sulla Pac per il dopo-2013. Agriregionieuropa, che è impegnata a favorire il dibattito, invita tutti il 16 aprile ad Ancona, al Convegno internazionale su: “Il futuro della Pac” organizzato in collaborazione con il Groupe de Bruges. Il nuovo Commissario Dacian Ciolos, che il Groupe de Bruges ha avuto l’onore di avere tra i suoi membri più attivi e impegnati, è ora di fronte a un difficilissimo compito. Il modo migliore per aiutarlo, e così aiutare l’Europa a darsi una politica agricola nella prospettiva del 2020, non è di chiudersi in difesa dell’esistente, né di restringere il dibattito all’interno dei circoli agricoli (come è stato con l’Health check) contando ancora nella capacità di auto-conservazione della vecchia Pac, ma aprirsi al confronto con tutta la società europea. L’agricoltura delle imprese e dei giovani, che guarda a lungo periodo ne ha assoluto bisogno.
La rubrica “Il tema” di questo numero, curata da Gianluca Brunori, tratta della politica di sviluppo rurale. Mentre si discute del futuro della Pac, i Psr sono in fase di attuazione. Il secondo pilastro ha ben migliori giustificazioni del primo, ma la sua implementazione solleva non poche riserve. Nel dibattito sul dopo-2013 esso funge da laboratorio. Ogni fallimento nel raggiungere gli obiettivi, ogni ritardo nell’attivazione, produce nefasti effetti diretti, ma mina anche la credibilità complessiva di una politica rivolta alla competitività e alla sostenibilità dell’agricoltura e alla diversificazione nelle aree rurali.
Editoriale n.20
Editoriale n.20
Franco Sotte a b
a Università Politecnica delle Marche (UNIVPM), Dipartimento di Scienze Economiche e Sociali
b Associazione Alessandro Bartola (AAB)
b Associazione Alessandro Bartola (AAB)
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