Il territorio e le produzioni
La Provincia di Sondrio si trova geograficamente al centro delle alpi, a poca distanza da Milano (130 km circa) e Sainkt Moritz (80 km circa), in un luogo che si presenta strategico sotto l’aspetto turistico, e che, al contempo, si distingue per le sue produzioni agroalimentari, di riconosciuta qualità e notorietà. Tutto il territorio della provincia di Sondrio è compreso nella fascia alpina ed è qualificato dalla presenza di insediamenti e comunità con una densità abitativa ridotta, con prevalenza di piccoli centri e con ampie superfici boschive. Si caratterizza per la presenza di elementi di valore naturalistico e ambientale tipici del paesaggio montano.
Numerose sono le imprese operanti che, negli ultimi anni, hanno creduto nell’importanza di “fare rete”, costituendo un rilevante valore aggiuntivo per le aziende e l’intero territorio. Si segnala una forte presenza di imprese che operano nel settore dell’agroalimentare, sia nella produzione in senso stretto, sia nelle fasi successive di trasformazione e vendita. L’agricoltura valtellinese è caratterizzata da alcuni rilevanti svantaggi, tipici delle aree interne, che determinano costi di produzione e di trasporto più elevati rispetto ad altre aree. Un concreto esempio sono i circa 2.500 km di terrazzamenti vitati, caratterizzati da ripidi dislivelli di circa 500 metri.
A livello comunitario le zone montane sono definite aree svantaggiate a fronte di alcune peculiarità fisiche e morfologiche, che rendono maggiormente difficoltosa la realizzazione delle attività economiche, specialmente nel settore agroalimentare. Gli svantaggi principali individuati dal Regolamento (CE) n. 1698/2005 sono:
- l’esistenza delle condizioni climatiche molto difficili a causa dell’altitudine;
- l’esistenza di pendii forti che rendono difficile, se non impossibili, la coltivazione;
- la minore produttività del suolo.
Queste criticità risultano determinanti in senso negativo per la sostenibilità economica delle aziende operanti sul territorio, che, talvolta, si trovano a dover sostenere dei costi di produzione molto più elevati rispetto alla pianura. A questo si aggiunge il maggior consumo di carburante, dato da strade non lineari e spesso in pendenza e la difficoltà, se non l’impossibilità, di utlilizzare mezzi motorizzati in alcune zone di coltivazione impervie.
L'Unione Europea, tuttavia, ha cercato di tutelare i territori montani e i relativi prodotti mediante alcuni strumenti normativi1. In particolare si ricorda il Regolamento (CE) n. 1151/2012, il cosiddetto pacchetto qualità, che ha introdotto la definizione di “prodotto di montagna” come strumento di salvaguardia e valorizzazione dei prodotti e dei trasformarti in zone di montagna.
La Valtellina possiede diversi e importanti prodotti a denominazione di origine realizzati e trasformati all’interno dei confini (Figura 1). Tali produzioni rappresentano una evidente opportunità per valorizzare l’economia locale ponendosi sui mercati come un riferimento di qualità e per la conservazione delle tradizioni locali. Questo è oggi, nell'attuale periodo di crisi, ancora più rilevante per difendersi in mercati sempre più instabili e globalizzati, poiché permette di definire solide strategie per contrastare le difficoltà causate dai rapidi cambiamenti e dalle imitazioni dei concorrenti, senza dimenticare la problematica dell’italian sounding.
Tabella 1 - Le produzioni a denominazione in Valtellina
Fonte: Distretto Agroalimentare di Qualità della Valtellina
Gli strumenti per una forma organizzativa di sistema
Le aziende presenti nei territori montani sono tendenzialmente di dimensioni medio-piccole, ciò comporta che siano meno competitive sui mercati nazionali e internazionali a causa di costi molto elevati. Una soluzione potrebbe essere l’aggregazione, attraverso reti di imprese, che permetterebbe il raggiungimento comune di uno o più obiettivi, realizzando economie di scala, partecipando insieme ai costi, condividendo le competenze e le funzioni, e mettendo in evidenza il know how presente in ognuno.
Il caso della Valtellina è emblematico, in quanto l’agricoltura in provincia di Sondrio rappresenta il 17,7% delle imprese attive, vale a dire circa 2.800 unità su un totale di 14.803 imprese locali. Il dato più significativo è l’incidenza percentuale della forma giuridica delle imprese; infatti, il 62% del totale sono imprese individuali, il 22% società di persone e solo il 14% sono società di capitali (2% altre forme). Si evince, quindi, una forte presenza di aziende di piccole dimensioni, che di fatto frammentano la struttura economica del territorio, con un fenomeno particolarmente marcato per quanto riguarda l’agricoltura. Questa condizione necessita di strumenti di governance forti, che possano portare benefici di sistema a tutte le imprese attive sul territorio.
Per rendere possibile “la tutela e la valorizzazione del territorio e del paesaggio per uno sviluppo socioeconomico orientato a perseguire valori di sostenibilità e sussidiarietà, che portano alla salvaguardia delle risorse forestali e a una maggiore attenzione all’ambiente” (Cattaneo e Cainelli, 2010) è necessario individuare delle forme organizzative che risolvano soprattutto le problematiche di costo. In questo senso, i Distretti Agricoli di Qualità e i contratti di rete sembrano le due modalità di integrazione tra aziende in grado di sopperire alle problematiche, tipiche in montagna, di polverizzazione del tessuto imprenditoriale.
La legge n. 112 del 25 giugno 2008 definisce le reti di impresa e indica chiaramente come queste siano indirizzate a “promuovere lo sviluppo del sistema delle imprese attraverso azioni di rete che ne rafforzino le misure organizzative, l’integrazione per filiera, lo scambio e la diffusione delle migliori tecnologie, lo sviluppo di servizi di sostegno e forme di collaborazione tra realtà produttive anche appartenenti a regioni diverse”. Un sistema di imprese è dunque una forma organizzativa flessibile e in grado di rispondere tempestivamente ai cambiamenti rapidi e imprevedibili dei mercati attuali.
Il Ddl 228 del 2001 (la cosiddetta legge di orientamento) prevede la costituzione dei Distretti, la cui applicazione è delegata alle Regioni2. Infatti, la legge di orientamento prevede l'individuazione dei distretti rurali e dei sistemi locali agroalimentari, imperniati su prodotti tipici e di qualità, ma non ne individua né i criteri operativi di identificazione, né le funzioni che potrebbero svolgere, limitandosi a indicare le Regioni quali soggetti responsabili della loro delimitazione e riconoscimento (Montresor e Pecci, 2005).
Al momento della presentazione della richiesta di accreditamento per il riconoscimento del Distretto, sul territorio valtellinese era già attivo il Multiconsorzio Valtellina C’è Più Gusto, nato e configurato come soggetto rappresentativo per i Consorzi di Tutela e i Comitati dei prodotti non riconosciuti come certificati. Il Multiconsorzio ha, quindi, scelto la forma organizzativa di Distretto Agroalimentare di Qualità (Daq), in quanto meglio si addiceva alle caratteristiche sia produttive che territoriali della Valtellina: incentivando la produzione dei prodotti locali, spingendo le interrelazioni tra imprese agricole e agroalimentari, che si supportano da sempre in una rete di interdipendenza produttiva.
Il Daq della Valtellina: attività e governance
Il Distretto agroalimentare di qualità della Valtellina nasce da un processo di integrazione che si è sviluppato in tre fasi.
Inizialmente per ogni prodotto riconosciuto a livello comunitario sono stati costituiti i Consorzi di Tutela. Una seconda fase di integrazione ha visto la costituzione del Multiconsorzio nel 2007. Questa forma giuridica volontaria, un consorzio di secondo livello, è nata dalla necessità di unire le forze e promuovere l’intera offerta agroalimentare del territorio in modo coordinato e congiunto. I soci fondatori sono stati i quattro consorzi di tutela e i due comitati di valorizzazione (Figura 2), che inizialmente hanno investito fondi propri nella struttura di supporto.
In un terzo momento è nato il Distretto agroalimentare vero e proprio, per utilizzare adeguatamente lo strumento attivato a livello regionale.
Tabella 2 - Composizione del Multi consorzio “Valtellina che gusto!”
Fonte: www.valtellinachegusto.eu
Il Daq della Valtellina attualmente è costituito da 49 aziende associate, dai quattro Consorzi di tutela e dai Comitati di valorizzazione. Le aziende provengono da diversi settori agroalimentari e rappresentano anche prodotti iscritti solamente nell’elenco dei prodotti tradizionali (Pat) della Regione Lombardia. Questa scelta è stata effettuata per poter portare benefici alla totalità dei prodotti tradizionali locali, in quanto essi esprimono al meglio una tradizione enogastronomica centenaria.
La governance del Distretto è costituita da un Consiglio di amministrazione, dove i rappresentanti dei Consorzi devono essere per Statuto in maggioranza, con la finalità di garantire il perseguimento di azioni a beneficio del settore agroalimentare, e che si assume l’onere di indirizzare le strategie distrettuali.
Per consentire un rapporto diretto con le esigenze delle aziende, lo Statuto prevede la possibilità di convocare un Comitato Consuntivo, costituito anche dagli enti partner del Distretto, che sono: Provincia di Sondrio, Camera di Commercio di Sondrio, Politec3, Fondazione Fojanini4 e Università di Pavia. Questo strumento consente di attivare una rete articolata tra enti pubblici, enti privati, centri di ricerca, aggregazioni di imprese e aziende locali di diversa dimensione, attivando una rappresentazione diffusa di un territorio con tutte le sue peculiarità.
Il comparto agroalimentare, rappresentato dal Daq, registra un fatturato medio di circa 550 milioni di euro, di cui circa 300 milioni per le sole attività a Denominazione di origine. Il comparto Bresaola della Valtellina rappresenta il 75% del mercato a Denominazione di origine del Daq (figura 3) ed è l’attività economica trainante dell’intera provincia. Fra le altre produzioni spiccano i formaggi con circa 28 milioni di euro, seguiti dal comparto vini (24 milioni), dalle mele (20 milioni), dai pizzoccheri (1,5 milioni) e dal miele, che registra circa 200 mila euro di fatturato. Il mercato di riferimento per i prodotti del Daq è sicuramente la Lombardia, dove si rivolgono tra il 60% e il 90% delle vendite dei vari comparti, ad esclusione della Bresaola che registra solo il 32%.
Figura 1 - Incidenza dei diversi comparti sul fatturato agroalimentare complessivo del Daq
Fonte: Agri2000
Le principali attività svolte dal Distretto durante gli anni si sono caratterizzate da partecipazioni a fiere di settore e per consumatori, da specifiche attività di comunicazione pubblicitaria e dalla formazione.
La partecipazione alle manifestazione fieristiche consente alle aziende, soprattutto a quello di piccole dimensioni, di poter usufruire dello stand istituzionale come punto di appoggio e di riferimento. Evidente è l’esempio del Vinitaly dove da ormai quattro anni la Valtellina si presenta con la “piazza Valtellina”, ovvero uno stand unico all’interno del quale sono posizionati degli spazi per le singole aziende. Ovviamente, le imprese di maggiori dimensioni possiedono stand di metrature elevate, ma le piccole aziende familiari attraverso la piazza Valtellina hanno potuto accedere alla fiera a costi nettamente inferiori, e con servizi esclusivi come la VIP Room, rispetto a quelli che avrebbero dovuto sostenere singolarmente. Un altro esempio sono gli oltre 3 milioni di consumatori che hanno cliccato il banner pubblicitario “Benvenuti in Valtellina” sul web, in una campagna durata due mesi.
Nell’ultimo anno il Distretto ha puntato sull’educazione alimentare rivolgendosi principalmente agli Istituti Superiori locali. Ciò ha permesso di formare quasi 900 studenti coinvolgendoli nella tradizione enogastronomica, accompagnandoli all’utilizzo dei prodotti locali e insegnando ad alimentarsi in maniera più corretta. Sono stati organizzati anche corsi di formazione professionale rivolti alle aziende locali.
Le strategie future: verso il concetto di nicchia globale
In termini generali, le imprese che adottano una niche strategy (Kotabe M., Helsen K., 2005) mirano a conquistare il potere dominante di un segmento di mercato. Una nicchia ha la caratteristica di ottenere fette di mercati più ampi e di interesse per consumatori selezionati. Il comparto agroalimentare della Valtellina ha tutte le peculiarità per operare con una strategia di nicchia, in quanto i regolamenti comunitari e le D.O. riconosciute conferiscono un termine di unicità alle produzioni particolarmente legate alla tradizione e ai territori montani.
Il concetto di nicchia globale nasce dall’approccio internazionale che attualmente i mercati, in particolare il settore agroalimentare per l’Italia, hanno assunto. Una nicchia globale può essere riassunta in:
- un caso di mercato, quando le aziende operanti servono una ristretta domanda diffusa nel globo;
- un insieme di prodotti unici, quando essi non sono facilmente imitabili, in quanto alcune caratteristiche peculiari sono riconosciute e tutelate in termini di legge;
- un delimitato territorio di produzione, quando le caratteristiche del territorio, la sua cultura e la composizione del tessuto economico sono l'unico luogo di produzione.
Il fatto di rappresentare una nicchia globale significa che le aziende della Valtellina potenzialmente possono raggiungere i mercati globali, ma attualmente, come descritto innanzi, esse si stanno focalizzando solo su alcune realtà italiane ed estere, per limitazioni dipendenti dalle ridotte quantità produttive, difficili da aumentare a fronte della tutela di elevati livelli di qualità, e da altri fattori esterni (gusti dei consumatori, leggi protezioniste, difficoltà logistiche, …). Le aziende, essendo in prevalenza piccole, non hanno, per altro, singolarmente i mezzi economici sufficienti per attuare adeguate politiche di promozione. Per tale motivo è fondamentale uno strumento di rete in grado di sintetizzare i costi, coordinare le leve di comunication marketing e concentrare un fatturato importante sul mercato. Questa rete operata dal Daq consente di realizzare attività di promozione impossibili per una singola realtà.
L’integrazione di comparto deve essere sviluppata anche attraverso una comunicazione istituzionale, sotto il termine Valtellina, che rappresenti tutte le produzioni tipiche, non solo quelle con denominazione comunitaria (che comunque dovranno essere privilegiate), in stretta relazione con il territorio di appartenenza, con la sua cultura e con i suoi valori fondanti. Il Distretto deve inoltre attivare un legame sempre più forte con le attività turistiche locali, poiché la promozione dei prodotti tipici non è divisibile dalla valorizzazione del territorio, e deve attivare nuove iniziative nelle quali i prodotti tipici vengano promossi mediante azioni di turismo, concordate e condivise; ciò porterebbe sicuramente un beneficio a tutto il territorio e alle realtà che lo popolano.
La Valtellina, essendo un territorio montano, ha la necessità di valorizzare le proprie eccellenze agroalimentari in modo evidente e coordinato per portare benefici significativi alle singole aziende che assicurano lo sviluppo del territorio. Il mantenimento dell’ambiente naturale e l’impiego dei residenti sono due elementi fondamentali per scongiurare la fuga della popolazione verso zone con maggiori opportunità occupazionali, e allo stesso tempo per favorire lo sviluppo di nuove posizioni lavorative in favore della continuità di una società dalla tradizione millenaria. Fondamentale resterà comunque mantenere sempre un’apertura forte nei confronti della globalizzazione (intesa come ampliamento dei mercati a parità di qualità), delle opportunità e delle collaborazioni territoriali.
Questi elementi concorrono allo sviluppo territoriale sia in termini economici che in termini socio-culturali. Il Distretto si deve quindi configurare sempre più come un’entità in grado di completare le azioni dei singoli Consorzi di Tutela, qualificando la comunicazione istituzionale complessiva con interventi di comparto o multi-comparto.
Importante sarà considerare tutte le differenze e caratteristiche delle diverse produzioni e creare le condizioni per coordinare le diverse situazioni. Esistono casi dove al centro delle politiche di promozione e di vendita si ha l’immagine di un prodotto in generale, in quanto non esistono imprese dotate di un riconoscimento di marca forte a tal punto da condizionare il consumatore nella scelta d’acquisto (leadership di rete). Esistono, al contempo, situazioni di forti marchi privati, dove è il nome della singola azienda a rappresentare una caratteristica distintiva per il consumatore e per i buyer (leadership di brand). Talvolta, infine, il brand di una azienda può concorrere con il riconoscimento di una produzione tipica del territorio Valtellina, poiché il singolo marchio aziendale è più forte della riconoscibilità del singolo prodotto.
Il Daq della Valtellina rappresenta, quindi, una realtà, e un’organizzazione, di sintesi, che consente alle aziende locali di ottenere servizi di elevato valore economico e qualitativo che singolarmente non potrebbero mai raggiungere. Queste azioni permettono di mantenere un vantaggio competitivo sui territori concorrenti, che viene trasferito indirettamente alle imprese locali. Soprattutto per questo motivo, il Daq si rileva strategico in ottica Expo 2015, considerando quanto la Valtellina sia in linea con gli indirizzi tematici dell’evento: “Valorizzare la conoscenza delle tradizioni alimentari come elementi culturali e etnici”.
Il Distretto segue inoltre con grande interesse anche l’evoluzione delle trattative per la nuova politica agricola comune e si pone come collettore delle esigenze delle aziende valtellinesi, in modo tale da poter sfruttare al meglio tutte le opportunità che si presenteranno per far crescere sia le singole realtà sia il territorio nel suo complesso. Il Distretto in tal senso sta pianificando una serie di attività e iniziative, sia di breve che di medio periodo, da sviluppare grazie anche ai fondi comunitari. Infatti, la nuova Pac, nonostante un probabile budget ridotto, permetterà ancora di supportare le imprese agricole in questo periodo di crisi economica. Le realtà che saranno in grado di unirsi in sistemi permetteranno un utilizzo più efficace ed efficiente di questi fondi, portando maggiori benefici e sviluppo alle economie locali, in quanto le reti e i distretti territoriali possono aggregare una massa critica strategica, realizzando investimenti di maggiore entità e rilevanza. Il Distretto agroalimentare di qualità della Valtellina si prefigge di seguire questa linea e si presenta già pronto a sostenere il suo territorio, già prima dell’inizio della nuova programmazione comunitaria.
Riferimenti bibliografici
-
Agri2000 (2010), Il mercato dei prodotti agroalimentari tipici della Valtellina, ricerca di mercato commissionata dal Daq Valtellina
-
Cattaneo M.C., Cainelli G. (2010), Innovare con le imprese, Valtellina profili di sviluppo, Franco Angeli, Milano
-
Distretto Agroalimentare di Qualità della Valtellina della Valtellina (2010), Piano di sviluppo del Distretto Agroalimentare di Qualità della Valtellina
-
Seroglia G., Trione S. (2002), L’equo indennizzo alle imprese agricole nelle zone montane e svantaggiate, Il caso della Valle d’Aosta, Inea
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Montresor E., Pecci F. (2005), “Regioni e distretti rurali ed agro-alimentari”, in Agriregionieuropa anno 1 n°0, Marzo 2005
-
Kotabe M., Helsen K. (2005), Global Marketing Management, quinta edizione, John Wiley & Sons
-
Camera di Commercio di Sondrio (2013), Relazione sull’andamento economico della provincia di Sondrio
- 1. Il regolamento (CE) 1698/2005 introduce, ad esempio, lo strumento delle cosiddette indennità compensative a favore delle zone montane e di altre zone caratterizzate da svantaggi naturali. Tale supporto è indirizzato a compensare i maggiori costi e i minori ricavi derivanti dalla attività agricola in zone svantaggiate e a incentivare, attraverso l'uso continuativo delle superfici agricole, la cura dello spazio naturale, nonché il mantenimento e la promozione di sistemi di produzione agricola sostenibili. (Trione e Seroglia, 2002).
- 2. Il regime dei distretti agricoli è regolamentato in Lombardia dalla DGR 7 agosto 2009 n. 10085 e dal decreto n. 10525 del 18 ottobre 2010.
- 3. Società cooperativa polo dell'innovazione della Valtellina - http://www.politecvaltellina.it/.
- 4. La Fondazione Dott. Piero Fojanini di Studi Superiori è centro didattico sperimentale volto alla sperimentazione di soluzioni per la risoluzione dei problemi delle coltivazioni locali e più in genere dell'agricoltura alpina. - http://fondazionefojanini.provincia.so.it/.