Istituto Nazionale di Economia Agraria |
La recente conclusione dei negoziati sulla Pac per il 2014-2020 impone una riflessione tempestiva delle decisioni sin qui assunte. L’approvazione dei testi definitivi, che dovrebbe avvenire entro fine anno, non comporterà grosse sorprese, visto che i negoziati sono stati accompagnati dalla revisione dei testi regolamentari, così che le bozze sin qui circolate possono essere considerate la traduzione tecnica degli accordi politici raggiunti.
Il Tema di questo numero di Agriregionieuropa non poteva che essere, dunque, l’esame dettagliato e approfondito dei contenuti di questa riforma e delle sue implicazioni per l’Italia. Gli articoli proposti mettono in luce, da un lato, la molteplicità delle questioni sul tappeto, alcune anche innovative e rilevanti, dall’altra, l’attiva presenza della ricerca su tutti i temi con contributi di analisi e riflessione messi a disposizione dei policy maker con l’intento di stimolare il dibattito nel nostro paese.
Gli articoli di apertura focalizzano l’attenzione sugli aspetti generali della riforma del primo e del secondo pilastro e delle disponibilità finanziarie entro cui ci si muove. Tuttavia, lo fanno da un’angolazione originale. L’articolo di Mantino analizza i cambiamenti del secondo pilastro mettendo in luce la difficoltà di una loro valutazione complessiva che dipende anche dai costi di transazione generalmente associati all’introduzione di novità. L’articolo di Sotte, coraggiosamente, fornisce ai decisori pubblici un filo di Arianna per muoversi nel labirinto delle scelte nazionali senza lasciarsi sopraffare dalla tentazione di cedere al pragmatismo, ed evidenziando per ciascuna decisione i possibili effetti di ipotesi alternative. Tra le novità del primo pilastro ricorre quella della regionalizzazione che in questo numero affronta la questione della redistribuzione interna alle regioni presentando scenari alternativi alle regioni amministrative e basati su regioni omogenee. Quello che emerge, e che le trattative in corso al Mipaaf stanno confermando, è che un negoziato basato solo sul saldo netto di ciascuna regione è di difficile soluzione e rischia di trasformarsi in un puzzle disorganico di misure. Mentre un’altra regionalizzazione, che guardi al territorio e alle diversità dell’agricoltura italiana, è possibile oltre che auspicabile.
Nel Tema vengono poi affrontate le grandi questioni che stanno “contaminando” lo sviluppo rurale, che vanno dall’integrazione con la politica per le risorse idriche al cambiamento climatico. Di questi temi viene fornito il quadro normativo e l’inquadramento nello sviluppo rurale. Un’altra novità del secondo pilastro, ma ereditata dal primo, riguarda l’inclusione nelle misure di sviluppo rurale della gestione del rischio, che nella rivista viene affrontata con una descrizione della normativa e con una proposta di applicazione in Italia del nuovo strumento di stabilizzazione del reddito delle imprese agricole. Non meno importante è la questione dei nuovi Partenariati Europei per l’Innovazione, strumento dalla forti potenzialità che mira a colmare la lacuna del trasferimento delle conoscenze, ma che richiede la costruzione di una Rete le cui maglie devono essere tessute da un sistema di istruzione e di formazione efficace. Interessante è anche la rilettura dell’efficacia della politica per i giovani alla luce dei cambiamenti demografici in atto in Italia.
Sul fonte del primo pilastro la riforma per la prima volta estende gli effetti della Pac su settori finora esclusi quali quello vitivinicolo, che mantiene una struttura e una regolamentazione separata da quella delle altre Ocm, e quello ortofrutticolo, entrambi alla prova dei pagamenti diretti. Ma anche la conferma dell’abolizione delle quote latte viene affrontata per mettere in evidenza come la vera riforma del settore sia iniziata con la riduzione della garanzia di prezzo e non con il progressivo innalzamento delle quote.
Gli articoli non mancano poi di affrontare argomenti di più diretto interesse nazionale, quali quello della definizione di agricoltore attivo o degli effetti del greening sulle aziende italiane, oppure quello del processo di delimitazione delle aree nell’ambito dello sviluppo rurale. Né mancano articoli, come quello di Povellato e Longhitano, che mirano ad analizzare gli effetti della politica sui fattori della produzione.
La complessità della Pac è resa evidente dal numero e dalla varietà degli articoli presentati in questo tema. Tuttavia, tale complessità dimostra di essere stata digerita dai lettori che si sono cimentati con il sondaggio online lanciato dalla rivista. I risultati, pur se statisticamente non significativi, mostrano una domanda di cambiamento e formulano proposte innovative e di radicale rottura con il passato che contrastano con il pragmatismo con cui si stanno invece affrontando le novità della riforma in Italia.