L’analisi dell’impatto delle politiche commerciali dei paesi più sviluppati negli scambi commerciali con i paesi in via di sviluppo (PVS), oltre ad avere una lunga tradizione (Balassa, 1965 e 1967), ha assunto sempre maggiore rilevanza negli ultimi anni, soprattutto a seguito della definizione dell’attuale negoziato WTO come “development round”, della crescente pressione sui confini dei paesi più ricchi determinata dal fenomeno dell’immigrazione, così come del sempre maggiore peso sull’economia mondiale di paesi quali il Brasile, l’India, la Cina e la Russia.
Da un punto di vista analitico, le politiche commerciali dei paesi sviluppati presentano due aspetti contrapposti: da un lato, le tariffe applicate dai paesi industrializzati sono spesso più alte proprio sui prodotti di maggiore interesse per le esportazioni dei PVS; dall’altro, però, i paesi maggiormente sviluppati hanno introdotto in maniera crescente delle politiche preferenziali tese a promuovere la crescita delle esportazioni dei paesi più poveri verso i propri mercati. Determinare quale sia l’effetto “netto” delle politiche commerciali dei paesi più sviluppati non è una operazione né facile né immediata. Esistono numerosi studi che hanno tentato di valutare il ruolo, e l’impatto, delle preferenze commerciali accordate dai paesi più ricchi a quelli più poveri (Bouët et al., 2005; Candau e Jean, 2005; Hoekman e Ozden, 2005; Low et al., 2006; OECD, 2003). Questo breve articolo aggiunge un ulteriore contributo a questa letteratura, confrontando l’attuale grado di protezionismo di Unione Europa (UE), Stati Uniti e Giappone nei confronti delle esportazioni dei PVS. Questa analisi, rispetto ai lavori già presenti in letteratura sugli stessi aspetti, si differenzia in virtù dell’utilizzo della banca dati MAcMap sui dazi applicati [link] e dell’impiego di un indice di protezione teoricamente fondato, il Mercantilistic Trade Restrictiveness Index (MTRI), come misura del livello della protezione (Anderson e Neary, 2003).
Gli aspetti metodologici
Per il calcolo degli indici di protezione si è utilizzato un modello di equilibrio generale calcolabile, il modello GTAP (Global Trade Analysis Project, [link]), versione 6.2, con una disaggregazione geografica e merceologica, rispettivamente, di 22 paesi e 39 settori. L’anno di riferimento per la valutazione delle politiche è il 2004, integrato con l’applicazione di alcune riforme che sono state introdotte negli anni successivi (ad esempio la riforma del settore dello zucchero o il completamento dell’eliminazione dei dazi nei confronti dei paesi meno sviluppati da parte dell’UE). Rispetto alla struttura standard del modello, le modifiche principali sono state di due tipi: da una parte si sono adottate forme di mercato non concorrenziali nei settori extra-agricoli (Francois, 1998), dall’altra sono stati introdotti nel modello degli equivalenti tariffari ad valorem per rappresentare la protezione esistente nel settore dei servizi (Park, 2002).
Per quanto riguarda il MTRI, questo indicatore si basa sull’idea che una politica commerciale possa essere valutata usando il volume di commercio come termine di riferimento. In pratica, il modello calcola quale sarebbe la tariffa uniforme che, qualora fosse applicata al posto della struttura tariffaria esistente, manterrebbe costante il valore delle importazioni provenienti da un altro paese (Antimiani e Salvatici, 2005). Gli indici di protezione bilaterale sono stati calcolati sia a livello aggregato sia per i principali comparti produttivi: agricoltura, industria e servizi.
Principali risultati
Le tabelle seguenti riportano – con riferimento ai tre paesi presi in considerazione: USA, Giappone e UE – le tariffe uniformi equivalenti, calcolate a livello bilaterale, corrispondenti al totale delle importazioni o alle sole importazioni agricole.
Tabella 1 -Livelli di protezione degli USA nei confronti delle principali aree di esportazione: Mercantilistic Trade Restrictiveness Index (MTRI)
Fonte: simulazioni degli autori
Tabella 2 - Livelli di protezione del Giappone nei confronti delle principali aree di esportazione: Mercantilistic Trade Restrictiveness Index (MTRI) Fonte: simulazioni degli autori
Tabella 3 - Livelli di protezione dell’UE nei confronti delle principali aree di esportazione: Mercantilistic Trade Restrictiveness Index (MTRI)
Fonte: simulazioni degli autori
I risultati mettono in evidenza come il Giappone sia il paese con i livelli di protezione complessiva più elevati. Il Giappone, inoltre, nel confronto tra i livelli di protezione bilaterali presenta un livello dell’indice tre volte superiore a quello che l’UE applica nei suoi confronti e ben 8 volte superiore a quello degli USA. La distribuzione geografica della protezione da parte degli USA risulta assai diversa rispetto a UE e Giappone, mentre questi due paesi impongono dazi relativamente più elevati nei confronti di paesi/regioni in larga parte coincidenti. Passando alla valutazione dell’efficacia degli schemi di accesso preferenziale, per ciascuno dei tre paesi gli indici di protezione bilaterali sono stati correlati con il PIL pro-capite dei paesi esportatori. Nonostante le numerose politiche preferenziali, non emerge alcuna relazione significativa nel caso di Giappone e UE, mentre dai dati relativi agli USA emerge una relazione inversa: gli esportatori più poveri, quindi, sono quelli che fronteggiano i dazi (relativamente) più elevati. Un simile risultato è in gran parte dovuto agli alti livelli di protezione che caratterizzano il settore primario: se si confrontano i dazi equivalenti relativi all’agricoltura con quelli complessivi, si nota come i primi risultano quasi sempre, e spesso largamente, superiori ai secondi. Poiché i PVS concentrano le proprie esportazioni proprio nei prodotti del settore primario, è evidente che la struttura tariffaria dei paesi più ricchi finisce per danneggiarli, e la concessione di schemi preferenziali, al di là delle questioni relative alla loro effettiva utilizzazione, non è sufficiente a compensare tale discriminazione.
Conclusioni
Dal punto di vista delle implicazioni di politica commerciale, i risultati ottenuti suggeriscono due tipi di conclusioni. In primo luogo, appare ampiamente esagerata la retorica che accompagna la concessione di riduzioni tariffarie nei confronti dei PVS: anche tenendo conto delle preferenze, sono proprio i paesi relativamente più poveri che fronteggiano le barriere più elevate. Nel caso dell’UE, ad esempio, gli esportatori che pagano i dazi più alti sono India, Brasile e Argentina. D’altra parte, il fatto che le preferenze non siano sufficienti a controbilanciare la discriminazione implicita nella struttura tariffaria dei paesi sviluppati, non implica certamente che tali preferenze siano irrilevanti e possano essere “erose” a seguito di un eventuale accordo multilaterale senza conseguenze per i PVS.
Riferimenti bibliografici
- Anderson J. E., Neary. J. P. (2003), "The Mercantilist Index of Trade Policy," International Economic Review, 44 (2), 627-649. Scaricabile anche da [pdf]
- Antimiani A. , Salvatici L. (2005), “EU Trade Policies: Benchmarking Protection in a General Equilibrium Framework”, LUISS Lab on European Economics, LLEE Working Document, n. 31. [pdf]
- Balassa B., (1965), “Tariff Protection in Industrial Countries: An Evaluation”, Journal of Political Economy, n.73, 6.
- Balassa B., (1967), “The Impact of the Industrial Countries Tariff Structure on their Imports of Manufactures from Less Developed Areas”, Economica, n. 34.
- Bouët A., Fontagné L. Jean S. (2005), "Is the Erosion of Preferences a Serious Concern?", Working paper, CEPII, Paris.
- Candau F., Jean S., (2005), “What are EU Trade Preferences Worth for Sub-Saharan Africa and Other Developed Countries?”, TRADEAG Working Paper, n. 05/09.
- Francois J. (1998), “Scale Economies and Imperfect Competition in the GTAP Model”, GTAP Technical Paper n. 14.
- Hoekman B., Ozden C., (2005), “Trade Preferences and Differential Treatment of Developing Countries: A Selective Survey”, Policy Research Paper, n. 3566, World Bank.
- Low P., Piermartini R., Richtering J., (2006), “Non-Reciprocal Preference Erosion Arising from MFN Liberalization in Agricolture: What Are the Risks?”, Staff Working Paper ERSD-2006-02, WTO Economic Research and Statistics Division.
- Park S. H. (2002), “Measuring tariff equivalents in cross border trade in services”, KIEP Working paper, n. 02-15