Il quadro normativo
Il 21 dicembre 2007 la Commissione europea ha emanato il regolamento 1580 in materia di Organizzazioni Comune di Mercato (OCM) nel settore dell’ortofrutta, recante le modalità attuative dei regolamenti precedenti n. 2200/96, n. 2201/96 e n. 1182/2007. La nuova OCM si allinea in questo modo alla riforma della Politica Agricola Comune (PAC) varata nel 2003, in attesa dell’importante revisione prevista nel 2013.
Le OCM rappresentano lo strumento attuativo della PAC, regolano la produzione e gli scambi dei prodotti agricoli con l’obiettivo di stabilizzare i prezzi sul mercato, di garantire un reddito equo ai produttori e di ottimizzare le procedure di produzione. Ad esse spetta il compito di definire le modalità e le procedure per accedere ai contributi comunitari. Questa funzione viene assolta attraverso le Organizzazioni di Produttori (OP), individuate quale figura giuridica che ha il compito di gestire le procedure e coordinare le esigenze dei propri aderenti. In sintesi le OP rappresentano e difendono gli interessi dei propri aderenti nel sistema delle politiche agricole.
Attraverso i programmi operativi, le OP definiscono il piano strategico per l’anno successivo ed identificano le azioni che intendono mettere in pratica per accedere agli aiuti comunitari. Le azioni previste riguardano: la prevenzione e gestione delle crisi, la pianificazione della produzione, il miglioramento della qualità dei prodotti, l’incremento del valore commerciale dei prodotti, la promozione dei prodotti (freschi o trasformati), le misure ambientali ed i metodi di produzione rispettosi dell’ambiente, inclusa l’agricoltura biologica.
All’interno degli interventi finalizzati alla prevenzione e alla gestione delle crisi di mercato vi sono diverse misure che le OP possono adottare: il ritiro dal mercato, la raccolta prima della maturazione o mancata raccolta, la promozione e la comunicazione, le iniziative di formazione, l’assicurazione del raccolto e il sostegno a fronte delle spese amministrative per la costituzione di fondi comuni di investimento.
La prevenzione e la gestione delle crisi
La prevenzione e la gestione delle crisi di mercato è un aspetto di grande interesse e nella comunicazione della Commissione al Parlamento Europeo ed al Consiglio sullo stato di salute della PAC riformata, il così detto “Health Check”, si legge che il «disaccoppiamento (…) consente agli agricoltori di adeguarsi meglio ai rischi». Con un sostegno economico indipendente dal tipo di coltura, i produttori sarebbero meno vincolati ed avrebbero la possibilità di orientarsi in funzione delle richieste del mercato. Questo tipo di sostegno è innovativo e pertanto pone il settore di fronte ad uno scenario incerto e non ancora definito, con l’effetto di aumentare i rischi lungo l’intera filiera ortofrutticola.
Nella nuova OCM ortofrutta sono presenti utili misure di contrasto al problema della gestione delle crisi di mercato. La nuova normativa di settore, oltre ad identificare la crisi di mercato con un’offerta eccedente rispetto alla domanda, impone un aumento delle funzioni e delle responsabilità delle Organizzazioni di Produttori.
Il contesto finanziario
L’aiuto comunitario che ogni OP, a sostegno delle attività inserite nei Programmi Operativi, riceve dalla Comunità europea, è pari all’importo dei contributi degli aderenti alla OP nel limite del 50% (aumentabile al 60 % se il Programma Operativo soddisfa certe condizioni) della spesa effettivamente sostenuta e limitato al 4,1% del valore della produzione commercializzata. In sintesi la Comunità europea cofinanzia al 50 % le spese sostenute dalle OP per le attività inserite nei Programmi Operativi, però nel limite del 4,1% del valore della produzione commercializzata.
Le misure di gestione delle crisi di mercato sono solo una parte delle azioni previste per i Programmi Operativi e la spesa ad esse relativa può ammontare al massimo ad un terzo dell’intero budget (13 del 4,1 %). La nuova OCM prevede, inoltre, la possibilità di alzare il limite massimo di contributo dello 0,5% (arrivando così al 4,6% totale) per attività riguardanti esclusivamente la prevenzione e la gestione delle crisi, a conferma dell’importanza che si vuole dare a questa categoria di misure. Nel momento in cui l’OP dichiara lo stato di crisi e sceglie di attivare il sistema dei ritiri dal mercato, i prodotti ritirati possono trovare diverse destinazioni: la distillazione, l’alimentazione animale, la biodegradazione o il compostaggio e la beneficenza, sia allo stato fresco che trasformato.
Il caso studio
La normativa prevede che la beneficenza possa essere fatta sia “allo stato fresco” che “allo stato trasformato”. La prima opzione riguarda una cessione gratuita di prodotti freschi direttamente alle organizzazioni beneficiarie (“fresco per fresco”) mentre la seconda opzione prevede che le organizzazioni beneficiarie possano fare richiesta di prodotti freschi per essere trasformati a loro spese presso industrie di trasformazione. Questa seconda possibilità implica l’attivazione di un meccanismo molto complesso, in particolare dal punto di vista finanziario, che finora ne ha fortemente limitato l’utilizzo. In questo articolo ci soffermiamo sulla beneficenza alla stato fresco, in quanto, per la complessità dell’argomento, la “trasformazione” necessiterebbe di un approfondimento specifico.
I ritiri con destinazione beneficenza prevedono due categorie di beneficiari (art.10 Reg.(CE) 1182/2007):
- “distribuzione gratuita ad opere di beneficenza o enti caritativi, a ciò autorizzati dagli Stati membri, per attività a favore di persone riconosciute dalla legislazione nazionale come aventi diritto alla pubblica assistenza, in particolare a causa della mancanza dei necessari mezzi di sussistenza”;
- “distribuzione gratuita ad istituti di pena, scuole, istituti di istruzione pubblica e colonie di vacanze, nonché ad ospedali e ospizi per persone anziane designati dagli Stati membri, i quali prendono tutti i provvedimenti necessari affinché i quantitativi così distribuiti si aggiungano a quelli normalmente acquistati dalle collettività di cui trattasi”.
Se per la prima opzione non sussistono problemi di “concorrenza” in quanto i beneficiari, per loro natura, non esercitano una domanda apprezzabile sul mercato, per quanto riguarda la distribuzione ad istituti non caritativi l’articolo in questione prevede che i prodotti distribuiti gratuitamente non si sostituiscano a quelli normalmente acquistati dagli stessi enti.
Nella pratica vengono distribuiti prodotti a quegli istituti che dimostrano di aver già acquistato prodotti ortofrutticoli sul “mercato tradizionale” ed utilizzano i prodotti donati come integrazione della dieta dei propri utenti.
Più in generale la beneficenza è da ritenersi prioritaria rispetto alle altre destinazioni previste dall’OCM, in primo luogo perché viene espressamente richiesto nei diversi regolamenti comunitari inerenti all’argomento ed in secondo luogo perchè la società sempre di più richiede alle imprese pratiche sostenibili e di responsabilità sociale. Dal punto di vista operativo, nelle procedure di ritiro intervengono diverse figure con diversi ruoli e responsabilità: le Imprese (le OP), le Pubbliche Amministrazioni (Regioni), l’Agea, le Intendenze di Finanza, le Province, oltre alle Organizzazioni Beneficiarie. La complessità e l’eterogeneità degli enti coinvolti fin da una prima analisi fa emergere quanto sia complesso il meccanismo di ritiro e quanto sia difficoltoso il coordinamento di soggetti così diversi. Nel processo di distribuzione gratuita, oltre agli organismi sopraccitati interviene un nuovo soggetto: la Prefettura. Le Prefetture intervengono nel procedimento di beneficenza con un duplice ruolo, in primis di accreditamento delle strutture beneficiarie e successivamente di controllo della destinazione dei prodotti.
Da un punto di vista operativo il documento di riferimento è il Manuale delle procedure per l’applicazione del Reg. CE n. 103/2004, AGEA (2006). Attualmente siamo in attesa del nuovo manuale che comunque dovrebbe essere dal punto di vista pratico identico al precedente.
Per attivare il meccanismo di beneficenza è necessario che le OP, una volta valutata l’esistenza dello stato di crisi, diano comunicazione agli organismi interessati (Prefettura, Agea, Regione, ed anche Ministero dell’Interno), della volontà di distribuire gratuitamente il prodotto oggetto di ritiro. Successivamente le Prefetture invitano gli enti beneficiari precedentemente accreditati a ritirare il prodotto loro assegnato presso i centri di ritiro. La cernita e l'imballaggio vengono riconosciuti quali costi aggiuntivi sostenuti dalla OP, riconosciuti nell’ambito dei programmi operativi (art.83 Reg.(CE) 1580/2007) e rimborsati al 100%. Allo stesso modo vengono riconosciuti i costi sostenuti dall'ente benefico per il trasporto del prodotto dal centro di ritiro al luogo di distribuzione (art.82 Reg.(CE) 1580/2007). Come abbiamo visto, i controlli relativi alla destinazione del prodotto sono a cura delle Prefetture competenti sul territorio di destinazione, mentre la responsabilità della OP e delle Regioni permane fino all'uscita dal centro di ritiro.
Due aspetti assumono particolare rilievo: il ruolo fondamentale delle Prefetture e la potenzialità che questa destinazione potrebbe avere nell’ambito di istituti pubblici, quali potrebbero essere le scuole e gli ospedali, anche da un punto di vista di promozione del consumo di prodotti ortofrutticoli freschi.
In Emilia Romagna nel 2007 sono state ritirate dal mercato oltre 12.000 tonnellate di prodotti ortofrutticoli, dei quali circa 2.800 tonnellate sono state destinate alla beneficenza come prodotto fresco.
Negli ultimi nove anni il totale dei prodotti ritirati si attesta mediamente intorno a 50.000 tonnellate annue, delle quali 1.853 destinate alla beneficenza “fresco per fresco”.
Se da un lato la quantità totale dei ritiri è molto variabile, si passa dalle 12.000 tonnellate del 2007 alle 111.000 del 2000, la quantità destinata alla beneficenza è relativamente stabile, o quanto meno non segue proporzionalmente l’andamento del totale dei ritiri.
Prospettive
Assunto che la domanda di prodotti alimentari (in particolare freschi quali l’ortofrutta) da parte di enti di beneficenza o di istituzioni pubbliche che, come da normativa, possono beneficiare dei prodotti ritirati, non è saturata, anzi è in costante aumento, si può ragionevolmente presumere che vi siano ostacoli che rendono difficoltoso l’incontro fra la domanda e l’offerta. In sintesi la domanda non è saturata, mentre l’offerta non riesce a soddisfarla dignitosamente. Tre appaiono i punti maggiormente critici: la rigidità della domanda, la rigidità dell’offerta e il processo di erogazione particolarmente burocratizzato.
La rigidità della domanda è dimostrata dal fatto che i beneficiari diretti - che spesso fungono da intermediari verso i destinatari finali - sono nella pratica in numero molto limitato, anche in momenti di eccedenza straordinaria. Si osserva perciò un’enorme difficoltà sia da parte di questi enti di ampliare la loro capacità di domanda, sia da parte di altri enti di accedere a questa risorsa.
Una seconda criticità è stata individuata a livello dell’offerta dei prodotti eccedenti. I grossi produttori devono infatti smaltire velocemente grandi quantità di prodotti di facile e rapida deperibilità. In simili situazioni le variabili spazio e tempo divengono fondamentali e lo stoccaggio è un costo non irrilevante. E’ facilmente intuibile come in tali condizioni le destinazioni diverse dalla beneficenza “fresco per fresco”(es. la distillazione) siano un sistema più facile di smaltimento di eccedenze di tale portata.
Il sistema burocratico non facilita di certo le cose e rende effettivamente gravoso l’accesso alla risorsa “ortofrutta ritirata”da parte degli enti potenzialmente beneficiari. Il meccanismo dei ritiri, d’altra parte, negli anni passati ha generato enormi truffe a danno delle casse comunitarie, ed è sicuramente ragionevole che i controlli siano resi puntuali e le procedure trasparenti.
Il ruolo attivo delle Prefetture, in qualità di garanti sia dell’accreditamento delle organizzazioni beneficiarie, sia dei controlli sulle procedure, è certamente una garanzia in tal senso. Purtuttavia, all’interno di questo contesto così complesso, dove bisogna far coincidere interessi ed esigenze differenti tra loro (il terzo settore e le imprese hanno esigenze differenziate e parlano un linguaggio totalmente diverso), vi sono margini importanti di ottimizzazione per il processo di ritiro con destinazione beneficenza.
Le crisi di mercato e la conseguente offerta di prodotti ortofrutticoli freschi sono legate ad aspetti climatici, a dinamiche di mercato, ma anche ad esigenze di ordine organizzativo e logistico da parte delle imprese. Ciò lascia presupporre che una quota di eccedenza del settore ortofrutticolo sia fisiologica e sia di difficile eliminazione. In tale prospettiva potranno certamente essere migliorate le azioni di programmazione della produzione e di promozione del consumo di prodotti ortofrutticoli, ma una quantità di produzione si trasformerà inevitabilmente in prodotto non commercializzabile e si trasformerà perciò in un problema da risolvere per le imprese.
A fronte della crescente domanda che viene dalla società di pratiche maggiormente sostenibili dal punto di vista ambientale e sociale (ne è una misura la crescente diffusione di azioni di responsabilità sociale d’impresa) e dall’obbligo che hanno le imprese di adottare azioni sostenibili (la stessa OCM ortofrutta invita a preferire la destinazione per beneficenze rispetto alle altre) è necessario che il contesto sociale, istituzionale ed imprenditoriale lavori in più stretto coordinamento per attivare azioni improntate all’eticità e socialmente responsabili.
Riferimenti bibliografici
- AGEA (2006). Manuale delle procedure per l’applicazione del Reg. CE n. 103/2004
- REGOLAMENTO (CE) N. 1182/2007 DEL CONSIGLIO del 26 settembre 2007
- REGOLAMENTO (CE) N. 1580/2007 DELLA COMMISSIONE del 21 dicembre 2007
- FANFANI R., PIERI R. Il sistema agro-alimentare dell’Emilia-Romagna, rapporto 2006. Maggioli Editore
- Sito AGREA. [link]
- Portale dell’Assessorato Agricoltura della Regione Emilia-Romagna, [link]
- Segrè. (2007). Politica agraria, globalizzazione e governance: nuovi attori e nuovi scenari. l'agricoltura tra mercato e nuove funzioni. Il caso dell'ortofrutta. In A cura di S. SANSAVINI. Nuove frontiere dell'arboricoltura italiana. (pp. 57 - 70). BOLOGNA: Oasi Albeto Perdisa editore
- SEGRE' A. (in corso di stampa) Politica agraria, globalizzazione e governance: nuovi attori e nuovi scenari. L'agricoltura tra mercato e nuove funzioni. In A cura di SANSAVINI S. La nuova arboricoltura. (pp. 126 - 141). OZZANO (BO): Airplane
- Segrè. (2007). Esportazione, integrazione, trasparenza: le crisi di mercato si superano così. RIVISTA DI FRUTTICOLTURA E DI ORTOFLORICOLTURA. vol. 5, pp. 11 - 14
- Segrè. (2005). L’insostenibile leggerezza dell’ortofrutta. TERRA E VITA. vol. n. 34, anno XLVI, pp. 3