Quanto scritto è esclusivamente di responsabilità dell’autrice e non riflette in alcun modo la posizione dell’UFAG
Gli elementi di incertezza economici…
È la crescente portata della crisi economica e finanziaria attualmente in atto sui mercati internazionali a fare da cornice alla ripresa delle trattative in sede Wto.
Dopo la mancata convocazione di una riunione a livello ministeriale lo scorso dicembre, è ora il momento di raccogliere le prime valutazioni sulla bozza delle modalities aggiornata proprio allora da Crawford Falconer, il presidente per il gruppo negoziale dell’agricoltura (vedi Finestra sul WTO dicembre 2008).
Secondo quella che ormai si potrebbe definire una consuetudine, in occasione del Forum Economico Mondiale di Davos, a fine gennaio, sono state rinnovate da più parti le intenzioni per cercare di concludere quanto prima il Doha Round. Al termine di un incontro informale avvenuto a margine del Forum, i rappresentanti dei ministri del commercio dei paesi partecipanti hanno infatti rinnovato il loro impegno a non ricorrere ad un aumento delle misure protezionistiche per far fronte alla crisi, e a cercare di giungere ad un accordo entro la fine del 2009.
Nelle parole di Pascal Lamy, direttore generale del Wto “our biggest challenge today, therefore, is to ensure trade is part of the solution as opposed to aggravating an already serious crisis which risks making the recession longer and deeper” (“la nostra più grande sfida, oggi, è assicurare che il commercio sia parte della soluzione, piuttosto che andare ad aggravare una crisi già seria, il che rischia di rendere la recessione più lunga e più profonda”; [link]. Lamy ha recentemente ripetuto che una rapida conclusione del Doha Round rappresenta la migliore assicurazione contro una rovinosa corsa al protezionismo, che è la tentazione più pericolosa a cui i governi potrebbero cedere per contrastare gli effetti della crisi. A tal proposito, il Wto intensificherà l’attività di monitoraggio delle politiche commerciali introdotte dai governi per far fronte alla crisi internazionale [link].
La grave situazione economica mondiale, se da un lato rafforza l’urgenza di giungere presto ad un accordo Wto, che contribuirebbe a rendere più certo e più stabile l’ambiente per gli scambi internazionali, dall’altro rende più difficile ottenere una soluzione condivisa. Ma solo la cooperazione tra i singoli paesi può contribuire a ricostruire la fiducia nel sistema economico e finanziario.
In un recente studio, l' OECD [link] rivela come nel 2008 per i paesi del G7 (Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti), rispetto all’anno precedente, i volumi delle importazioni sono diminuiti dell’1,4%, e le esportazioni sono cresciute dell’1,9%; si tratta, rispettivamente, del calo più importante e della crescita minore dal terzo trimestre del 2006. Anche le analisi del Fondo Monetario Internazionale evidenziano gli effetti della crisi sul volume degli scambi internazionali [link].
…e quelli politici
Tuttavia, non soltanto la crisi economica, ma anche l’avvicinarsi delle elezioni indiane, che avranno luogo il prossimo maggio, ed il recente insediamento dell’amministrazione Obama negli Stati Uniti costituiscono elementi di incertezza per il futuro delle trattative.
In particolare, la nomina del nuovo US Trade Representative, l’ex sindaco di Dallas Ron Kirk, è ancora in attesa di essere confermata dal Congresso; e, al momento, la carica di Segretario al Commercio nell’amministrazione Obama è ancora vacante. Dopo la rinuncia di Bill Richardson, sotto inchiesta per un presunto coinvolgimento in appalti truccati, e del senatore repubblicano Judy Gregg, il Presidente Obama ha ora offerto la nomina a Gary Locke, ex governatore dello Stato di Washington.
La grave situazione dell’economia americana, secondo molti, potrebbero rendere meno urgente un reale impegno nella politica commerciale internazionale; e le polemiche con cui è stato accolto il pacchetto Buy American rappresentano bene quanto sia difficile conciliare i due fronti (vedi Notizie Flash).
Le prossime tappe
Nelle prossime settimane, Crawford Falconer proseguirà le cosiddette carousel consultations, ovvero le consultazioni bilaterali con alcuni tra i membri più importanti dei vari gruppi negoziali (come il G20, il G33, il G10, il Gruppo di Cairns, il gruppo dei prodotti tropicali, i Paesi ACP, Il Gruppo del Cotone), per sondare le reazioni sul testo delle modalities di dicembre [link].
La speranza è che, nel giro di qualche settimana, emerga un’agenda negoziale che consenta di passare alle cosiddette riunioni nella Room E, che coinvolgono una trentina di delegati. Nel frattempo, il G-20, dopo l’incontro di novembre, in cui il gruppo di paesi sviluppati ed in via di sviluppo si era impegnato ad opporsi ad una ripresa del protezionismo come risposta alla crisi ed a promuovere una rapida conclusione del Doha Round (vedi Finestra sul WTO dicembre 2008), si riunirà nuovamente a Londra il prossimo 2 aprile [link].
In questa occasione, il G-20 è stato ulteriormente allargato, con l’invito a partecipare esteso dal governo britannico anche ai presidenti della Association of Southeast Asian Nations (ASEAN) della African Union e della New Partnership for Africa’s Development (NEPAD).
Se davvero, come da sempre ribadito, uno degli obiettivi del summit è quello di combattere la ripresa del protezionismo per assicurare il proseguire dei flussi finanziari e commerciali a livello mondiale, non resta che vedere in che modo questo si tradurrà in un reale impegno in sede Wto.