La dinamica della competitività nell’UE per i prodotti agricoli e alimentari

La dinamica della competitività nell’UE per i prodotti agricoli e alimentari
a Università di Milano, Dipartimento di Economia e Politica Agraria, Agroalimentare e Ambientale

Introduzione

Nell’Unione europea durante gli ultimi quindici anni si è verificata una crescita della competizione nel mercato agroalimentare, a cui hanno contribuito diversi elementi come l’intensificazione della globalizzazione, l’espansione della grande distribuzione, lo sviluppo delle tecnologie di comunicazione, l’armonizzazione della regolamentazione e la riduzione delle barriere tecniche (Banterle e Olper, 2007; De Frahan e Vancauteren, 2006). Nel contempo, si è assistito ad una progressiva integrazione commerciale fra i paesi comunitari e all’allargamento della stessa Comunità.
L’obiettivo di questo lavoro consiste nel valutare quali paesi abbiano beneficiato in maggiore misura dell’integrazione del mercato comunitario con riferimento ai prodotti agroalimentari e siano, quindi, risultati maggiormente capaci di affrontare la crescita della competizione. Più precisamente, si intende effettuare un’analisi delle performances competitive dei paesi comunitari nell’arco temporale che va dal 1991 al 2006, considerando sia i prodotti dell’industria alimentare che quelli del settore agricolo, in modo da mettere in luce parallelismi e divergenze nelle dinamiche di questi due settori.
L’approccio metodologico del lavoro si basa sull’utilizzo di diversi indici, impiegati solitamente nella letteratura economica internazionale per valutare la competitività. Inoltre, dato l’interesse del lavoro, si prende in considerazione esclusivamente il commercio intracomunitario, che nel 2006 rappresenta l’83,5% del commercio estero agroalimentare dei paesi comunitari e non è soggetto a barriere protezionistiche.
Il lavoro è articolato nel seguente modo: innanzitutto, viene proposta una breve descrizione dei riferimenti teorici per la valutazione della competitività; successivamente, vengono esaminate le principali dinamiche dei paesi comunitari riguardanti l’industria alimentare e il settore agricolo, soffermandosi anche sul caso dell’Italia; infine, vengono presentate alcune considerazioni conclusive.

La valutazione della competitività settoriale

Negli studi sulla competitività spesso si notano punti di vista molto diversi e vengono utilizzati modelli di riferimento e metodi di valutazione alquanto difformi, a seconda dell’ambito di analisi (impresa, settore, sistema economico) e del mercato considerato (nazionale o internazionale). Nel nostro caso si fa riferimento all’ambito settoriale e al mercato intracomunitario, a differenza di altri recenti studi relativi al mercato mondiale (Wijnands et al., 2007).
I riferimenti teorici per l’analisi della competitività settoriale sono principalmente rappresentati dal concetto di vantaggio comparato e da quello di vantaggio competitivo. Il primo trae origine dal modello di Heckscher-Ohlin ed è collegato alla specializzazione nel commercio estero di un paese, data la specifica dotazione di risorse, in prodotti con costi comparati inferiori a quelli di altri paesi. Tale modello, però, non contempla la possibilità di differenziare i prodotti. Il concetto di vantaggio competitivo, invece, trae origine dal modello di Porter, dove la competitività di un paese appare collegata a molteplici elementi, fra i quali la differenziazione qualitativa dei prodotti ricopre un ruolo di estrema rilevanza.
I metodi di valutazione della competitività settoriale si basano in genere su diversi indici matematici calcolati utilizzando dati di commercio internazionale, fra cui vi sono: la quota di mercato delle esportazioni (o export market share, EMS), il revealed comparative advantage (RCA), il relative export advantage (RXA) e il saldo normalizzato (o net export index, NEI) (1).

  • L’EMS di un paese rappresenta l’incidenza percentuale delle esportazioni di un determinato prodotto sulle esportazioni di un gruppo di paesi sempre per quel prodotto;
  • l’RCA di Balassa è dato dal rapporto fra la quota relativa di mercato delle esportazioni di un determinato prodotto di un paese e la quota relativa di mercato del totale delle esportazioni nel mercato internazionale, moltiplicato per 100; tale indice, qualora assuma valori superiori a 100, esprime la specializzazione del commercio estero del paese in quel prodotto, permettendo di cogliere non solo il vantaggio comparato, ma anche il vantaggio competitivo (Traill e Pitts, 1998; Havrila e Gunawardana, 2003);
  • l’RXA di Vollrath ha una formulazione molto simile all’RCA, evidenziando un vantaggio commerciale quando assume valori maggiori di 1, ma elimina l’effetto della “doppia contata”, sottraendo il prodotto e il paese in esame rispettivamente dalle esportazioni complessive e dall’insieme dei paesi considerati (Havrila e Gunawardana, 2003);
  • il NEI di un paese per un prodotto è dato dal rapporto fra il saldo assoluto, cioè esportazioni meno importazioni, e il flusso commerciale complessivo, cioè esportazioni più importazioni; tale indice, che varia fra -1 e +1, assume valori positivi quando prevalgono le esportazioni e negativi quando prevalgono le importazioni.

Le performance competitive dei paesi comunitari: l’industria alimentare

Per delineare le performance competitive dei paesi comunitari relativamente ai prodotti dell’industria alimentare e del settore agricolo si fa riferimento ai risultati di un recente studio in cui sono stati stimati gli indici di competitività sopra menzionati relativamente al periodo 1991-2006 (Carraresi e Banterle, 2008).
Riguardo all’industria alimentare, le evoluzioni intervenute nell’ambito dell’UE-15 durante il periodo in esame sono state sintetizzate nella tabella 1, in cui i paesi vengono classificati sulla base di tre criteri:

  • le quote di mercato delle esportazioni per i prodotti del settore (medie 2003-2006),
  • la specializzazione delle esportazioni nel settore, valutata in funzione dei risultati dell’RCA e dell’RXA (medie 2003-2006),
  • le dinamiche medie rilevate nel periodo 1991-2006 relativamente ai quattro indici di competitività considerati (in crescita o in diminuzione).

Una crescita degli indici di competitività si osserva in tre paesi con elevate quote di mercato, cioè Spagna, Germania e Italia, e in altri tre paesi con basse quote di mercato, cioè Svezia, Lussemburgo e Austria. Infatti, in questi sei paesi si rileva un aumento delle quote di mercato, un contestuale incremento della specializzazione delle esportazioni nei prodotti alimentari e un miglioramento del saldo normalizzato. Essi, quindi, mostrano una buona performance competitiva, avvantaggiandosi del processo di integrazione in atto nel mercato comunitario.
Al contrario, una perdita di competitività si rileva in quattro paesi con rilevanti quote di mercato, cioè Francia, Olanda, Belgio e Regno Unito, e in altri cinque che sono caratterizzati da limitate quote di mercato, vale a dire Irlanda, Danimarca, Grecia, Portogallo e Finlandia. Infatti, in questo gruppo, pur con alcune eccezioni, si osserva un peggioramento degli indici considerati.
Inoltre, relativamente ai dieci nuovi Stati membri, anche se non è possibile valutare le loro performance competitive nel periodo considerato per mancanza di dati, si può sottolineare come le loro esportazioni per i prodotti dell’industria alimentare risultino molto contenute, con quote di mercato nell’ambito dell’UE-25 inferiori all’1% (dati medi 2003-2006); solo la Polonia riesce ad arrivare ad una quota abbastanza significativa, intorno al 2,7%.

Tabella 1 - Quote di mercato, specializzazione delle esportazioni e dinamica degli indici nel periodo 1991-2006 nei paesi dell’UE-15 per l’industria alimentare

* RCA e RXA in aumento, mentre EMS e NEI sono in diminuzione
Fonte: elaborazioni su dati Eurostat

Le performance competitive dei paesi comunitari: il settore agricolo

Con riferimento al settore agricolo, per sintetizzare le dinamiche che hanno caratterizzato i paesi comunitari all’interno dell’UE-15 durante il periodo 1991-2006 si è costruita la tabella 2, utilizzando gli stessi criteri descritti in precedenza.
Fra i paesi con elevate quote di mercato delle esportazioni, una crescita degli indici di competitività si rileva per la Spagna, che mostra la più elevata quota di mercato e una forte specializzazione delle esportazioni nel settore agricolo, e per altri tre paesi non specializzati in questo settore, cioè Belgio, Germania e Italia. Una buona performance competitiva si osserva anche in cinque paesi con limitate quote di mercato e non specializzati nel settore, vale a dire Danimarca, Portogallo, Svezia, Finlandia e Austria.
Una perdita di competitività, invece, si rileva in due paesi che detengono rilevanti quote di mercato e appaiono specializzati nelle esportazioni di prodotti agricoli, cioè Francia e Olanda, e in altri cinque paesi con modeste quote di mercato, vale a dire Grecia, Lussemburgo, Regno Unito e Irlanda.
Per quanto riguarda i nuovi Stati membri, limitandoci anche in questo caso alla situazione negli anni più recenti (2003-2006), si può sottolineare come le quote di mercato delle esportazioni siano più rilevanti per i prodotti agricoli rispetto a quelle dei prodotti trasformati. Infatti, l’Ungheria detiene una quota del 2%, seguita dalla Lettonia con l’1,9%, dalla Polonia con l’1,8% e dalla Repubblica Ceca con l’1%.

Tabella 2 - Quote di mercato, specializzazione delle esportazioni e dinamica degli indici nel periodo 1991-2006 nei paesi dell’UE-15 per il settore agricolo

* EMS in diminuzione, altri indici in aumento
** NEI in diminuzione, altri indici in aumento
*** EMS in aumento, altri indici in diminuzione
Fonte: elaborazioni su dati Eurostat

Il caso dell’Italia

Come si è visto, l’Italia nel corso degli ultimi quindici anni mostra una positiva performance competitiva sia per l’industria alimentare che per il settore agricolo. Occorre tenere presente, però, che il nostro paese non appare specializzato nelle esportazioni dei prodotti agroalimentari e presenta un saldo normalizzato negativo. La crescita di competitività rilevata migliora, quindi, questa situazione, ma non porta ad un radicale cambiamento degli indici. Inoltre, la quota di mercato dell’Italia in termini di total trade, cioè dell’insieme dei prodotti esportati, si è ridotta negli ultimi quindici anni, portando a una perdita di competitività complessiva (Banterle e Olper, 2007); ciò pone in maggiore risalto la performance nazionale nell’agroalimentare.
La dinamica degli indici di competitività delinea un parallelismo fra industria alimentare e settore agricolo, anche se la performance più significativa sembra riguardare l’industria alimentare. Infatti, soprattutto nel corso del periodo 2000-2007, si rileva una maggiore propensione della nostra industria alimentare verso le esportazioni, come si nota dalla dinamica dell’indice del fatturato, in cui la crescita del fatturato estero appare molto più rilevante di quella del fatturato interno (fig.1). Tuttavia, l’incidenza del fatturato estero su quello totale si attesta al 16% nel 2007, mettendo in luce ancora una limitata internazionalizzazione del settore (Banterle, 2008).

Considerazioni di sintesi

Nel quadro di crescente competizione e di progressiva integrazione commerciale nel mercato comunitario durante gli ultimi quindici anni, l’analisi svolta ha messo in luce per i prodotti agroalimentari performance competitive dei paesi comunitari molto differenti, sintetizzabili in tre gruppi.
Il primo è costituito da quei paesi connotati da una buona performance competitiva sia nell’industria alimentare sia nel settore agricolo, che, quindi, hanno saputo maggiormente beneficiare dell’integrazione commerciale. Essi sono rappresentati da Spagna, Germania, Italia, Svezia e Austria. Fra questi solo la Spagna presenta una specializzazione delle esportazioni nell’agroalimentare, che aumenta nel periodo considerato, denotando un miglioramento competitivo che sembra collegabile soprattutto ad un vantaggio comparato in termini di costi, inferiori, per i prodotti mediterranei, a quelli di altri paesi comunitari (Pantini, 2008). Per la Germania è ipotizzabile un miglioramento del vantaggio comparato in quelle categorie di prodotti in cui è maggiormente specializzata. Nel caso dell’Italia, la competitività nei mercati agroalimentari internazionali risulta collegabile soprattutto ai prodotti tradizionali e tipici e appare spiegabile sia in termini di differenziazione qualitativa dei prodotti e sia in termini di prezzi inferiori a quelli di altri paesi europei come, ad esempio, la Francia (Pantini, 2008).

Figura 1 - Indice del fatturato dell'industria alimentare italiana

Fonte: elaborazioni su dati Istat

Il secondo gruppo è costituito da quei paesi in cui si nota una divergenza fra la dinamica dell’industria alimentare e quella del settore agricolo. In particolare, quattro paesi migliorano la competitività nel settore agricolo, ma perdono nell’industria alimentare (Belgio, Danimarca, Portogallo e Finlandia), mentre per il Lussemburgo si riscontra una dinamica opposta.
Infine, nel terzo gruppo si rileva una perdita di competitività sia nell’industria alimentare che nel settore agricolo: è questo il caso di Francia, Olanda, Grecia, Regno Unito e Irlanda. Da notare come Francia e Olanda in ogni caso siano caratterizzate da rilevanti quote di mercato e da una marcata specializzazione nelle esportazioni per i due settori analizzati. Sulla base di questi risultati, una prima considerazione che emerge riguarda il parallelismo che si nota, nella maggioranza dei casi, fra performance competitive dell’industria alimentare e del settore agricolo. Ciò indica una interconnessione fra i due settori, ma occorre approfondire le motivazioni e le implicazioni di questo risultato.
Un seconda considerazione concerne il fatto che a beneficiare in maggiore misura dell’integrazione del mercato comunitario risultino essere alcuni paesi non specializzati nell’agroalimentare, ad eccezione della Spagna. Ciò denota come l’integrazione abbia costituito per tali paesi una opportunità per migliorare il vantaggio comparato, e anche quello competitivo, nell’agroalimentare, pur essendo realtà molto difformi in termini produttivi. Infine, una interessante questione da approfondire riguarda se al miglioramento competitivo abbia contribuito maggiormente la riduzione dei costi o la differenziazione qualitativa dei prodotti.

Note

(1) Per una descrizione dettagliata degli indici di competitività si rimanda a Banterle e Carraresi (2007).

Riferimenti bibliografici

  • Banterle A. (2008), “L’industria alimentare” in INEA, Annuario dell’agricoltura italiana, volume LXI, 2007, Edizioni scientifiche italiane, Napoli, pp. 55-72.
  • Banterle A., Carraresi L. (2007), “Competitive performance analysis and European Union trade: The case of the prepared swine meat sector”, Food Economics, vol. 4, n. 3, pp. 159-172.
  • • Banterle A., Olper A. (2007), “Competitività e globalizzazione nell'industria alimentare” in Cesaretti G. P., Regazzi D. (a cura di), Leve strategiche per lo sviluppo dei sistemi territoriali a vocazione agroalimentare, Franco Angeli, Milano, pp. 159-207.
  • Carraresi L., Banterle A. (2008), “Measuring competitiveness in the EU market: a comparison between food industry and agriculture”, 12th Congress of the European Association of Agricultural Economists, Ghent (Belgium), 26-29 August 2008, pp. 1-5. [link].
  • Havrila I., Gunawardana P. (2003), “Analysing comparative advantage and competitiveness: An application to Australia’s textile and clothing industries”, Australian Economic Paper, vol. 42, n. 1, pp.103-117.
  • Henry de Frahan B., Vancauteren M. (2006), “Harmonisation of food regulations and trade in the Single Market: evidence from disaggregated data”, European Review of Agricultural Economics, vol. 33, n. 3, pp. 337-360.
  • Pantini D. (2008), Cresce la competitività dell’agricoltura italiana, L’Informatore Agrario, n. 9.
  • Traill W.B., Pitts E. (Editors) (1998), Competitiveness in the food industry, Blackie Academic & Professional, London.
  • Wijnands J.H.M., van der Meulen B.M.J., Poppe K.J. (Editors) (2007), “Competitiveness of the European Food Industry – An economic and legal assessment”, European Commission.

     

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