Introduzione
L’obiettivo primario della Convenzione ONU sui cambiamenti climatici (United Nations Framework Convention on Climate Change, UNFCCC) è quello di “pervenire a una stabilizzazione della concentrazione dei gas-serra in atmosfera, per non causare pericolose interferenze antropogeniche con il sistema climatico“. Per raggiungere tale obiettivo, come pure quelli contemplati dal Protocollo di Kyoto (o da ogni altro accordo che dovesse seguire per il post-2012) è essenziale disporre d’informazioni e dati affidabili relativi a emissioni di gas serra e, nel caso delle attività LULUCF (al proposito si veda il capitolo introduttivo di Pettenella e Ciccarese di questo numero), anche degli assorbimenti dei gas-serra.
Solo in presenza di stime di qualità delle emissioni e degli assorbimenti è possibile: (i) effettuare valutazioni sui trend delle emissioni, sull’efficacia delle politiche e delle misure adottate, ma anche delle iniziative volontarie; (ii) eseguire valutazioni su come le nazioni, ma anche le imprese e i diversi settori produttivi, rispettano gli impegni assunti di contenimento o di riduzione delle emissioni di gas-serra; (iii) consentire il funzionamento di quegli schemi di commercio dei crediti di emissione, regolati o volontari, dal momento che, in assenza di unità di permessi di emissione credibili e accurate, gli stessi schemi non sarebbero attendibili; (iv) fornire agli studiosi dati solidi e affidabili per procedere nello studio delle relazioni tra gas-serra e cambiamenti climatici.
I metodi usati per l’inventario e il monitoraggio delle emissioni di gas-serra variano in funzione dell’attività considerata, della quantità delle emissioni rispetto al totale nazionale, delle finalità per cui essi sono realizzati (per l’UNFCCC o per progetti carbon offset o per motivi scientifici). In ogni caso, secondo Rypdal e Paciornik (2006), gli inventari dovrebbero rispondere a una serie di principi di base, di seguito elencati:
- Trasparenza. Le assunzioni e le metodologie adottate dai compilatori d’un inventario dovrebbero essere chiaramente spiegate in maniera chiara e comprensibile, per consentire a chiunque non abbia preso parte alla compilazione dell’inventario (revisori, esperti o privati cittadini) di verificarne la correttezza. I compilatori dell’inventario dovrebbero mettere a disposizione una documentazione esauriente e chiara (dati statistici, letteratura, ecc.), per consentire a chiunque di capire come è stato condotto l’inventario e di valutare se lo stesso inventario risponde alle norme e alle prescrizioni internazionali.
- Completezza. Le stime dei gas-serra dovrebbero riguardare tutto il territorio di una nazione e coprire tutti i gas interessati e tutte le principali categorie (key category, nel gergo dell’UNFCCC 1 di emissione e di assorbimento. In caso contrario, le agenzie responsabili degli inventari dovrebbero documentare in maniera trasparente i motivi alla base dell’incompletezza degli inventari.
- Coerenza. In base a questo principio si richiede alle agenzie responsabili degli inventari di usare le stesse metodologie e gli stessi set di dati nel corso degli anni. Il ricorso a metodologie e set di dati dissimili da un anno all’altro (e il conseguente “ricalcolo” delle stime degli anni precedenti) può essere considerato coerente a condizione che esso serva a migliorare il livello di accuratezza e/o completezza e che sia motivato in maniera trasparente e fondata.
- Comparabilità. L’inventario nazionale dei gas-serra deve essere confrontabile con quelli di altre nazioni. Il principio di comparabilità dovrebbe trovare riscontro nella corretta scelta delle principali categorie emissive; nell’uso delle linee guida per il reporting, delle tabelle di riferimento contenute nelle linee stesse guida (per esempio della densità basale del legno o dei coefficienti di espansione per la stima della biomassa ipogea); e nell’uso della classificazione e della definizione delle categorie di emissione e di fissazione.
- Accuratezza. L’inventario nazionale dei gas-serra non dovrebbe portare, almeno nei limiti degli strumenti e dei dati disponibili, a stime sistematicamente in eccesso o in difetto. Ciò implica che le agenzie responsabili degli inventari devono fare il possibile per rimuovere ogni genere di errore e imprecisione dalle stime inventariali.
Sia l’UNFCCC sia il Protocollo di Kyoto impegnano i paesi firmatari a sviluppare, aggiornare, pubblicare e riportare al Segretariato dell’UNFCCC gli inventari nazionali delle emissioni di natura antropica e degli assorbimenti dei gas-serra non controllati dal Protocollo di Montreal (relativo alle sostanze che riducono lo strato dell’ozono stratosferico), usando metodologie comparabili e approvate dalla Conferenza delle Parti dell’UNFCCC. I gas in questione sono l’anidride carbonica (CO2), il metano (CH4), il biossido d’azoto (N2O) e altri tre gruppi di gas di origine industriale: idroflorocarburi (HFC), perflorocarburi (PFC) e esafloruro di zolfo (SF6).
Secondo Penman et al. (2000) gli inventari dei gas-serra, per essere conformi alle buone pratiche, non devono includere valutazioni che siano sistematicamente sovra- o sotto-stimate e devono tendere a ridurre le incertezze delle stime al minimo possibile. In particolare, per il settore LULUCF questa definizione dovrebbe condurre a un inventario in cui le stime delle variazioni degli stock di carbonio (C), delle emissioni e degli assorbimenti, per quanto imprecise, sono comunque stimate bona fide. L’inventario non dovrebbe contenere alcun tipo di errore sistematico (bias) che è realmente possibile individuare e rimuovere, e dovrebbe essere in grado di accertare e rimuovere imprecisioni man mano che si rendono disponibili data set e informazioni di migliore qualità.
Gli inventari dei gas-serra, che riguardano i settori dell’energia, dei processi industriali e dell’uso dei prodotti, dei rifiuti, dell’agricoltura e dell’uso del suolo, sono regolarmente sottoposti a revisione da parte di esperti coordinati dal Segretariato dell’UNFCCC, allo scopo di valutare il rispetto dei principi di base e delle metodologie approvate in ambito UNFCCC.
Le metodologie dell’IPCC
Nel 1991 l’IPCC ha istituito il National Greenhouse Gas Inventories Programme (IPCC-NGGIP), in collaborazione con l’Organisation for Economic Co-operation and Development (OECD) e l’International Energy Agency (IEA), con il fine di elaborare e sviluppare una metodologia accettata internazionalmente e un relativo software per il calcolo e il reporting periodico delle emissioni e degli assorbimenti dei gas-serra. Da allora l’IPCC-NGGIP mantiene un data base dei fattori di emissione e altri parametri, con corrispondenti documentazioni e referenze tecnico-scientifiche [link].
Le linee guida IPCC forniscono una struttura generale, valida per tutti i settori emissivi citati al paragrafo precedente. All’interno di ogni settore, gli Stati possono usare tre differenti livelli di stima, nel gergo tier, a cui corrispondono diversi livelli di qualità e di precisione. Gli Stati, ovviamente, sono incoraggiati a usare quel livello (tier 3) che secondo l’IPCC porta a stime più accurate.
Le linee guida IPCC richiedono di attuare procedure di Quality Assurance e Quality Control (QA/QC) per facilitare l’uso dei controlli incrociati durante la compilazione degli inventari e delle stime; di documentare, archiviare e citare i dati e le informazioni al fine di agevolare la valutazione e la revisione delle stime e degli inventari da parte degli esperti; di quantificare le incertezze delle stime a livello di categorie di assorbimenti o di emissioni o a livello di inventario nel suo complesso.
In questo senso, la valutazione quantitativa dell’incertezza dei parametri e dei risultati è un passaggio importante nello sviluppo di un inventario (Frey et al., 2006). La consapevolezza del livello di incertezza aiuta gli autori degli inventari a identificare le categorie che più di altre contribuiscono a generare il livello generale di incertezza e ad avere cognizione su dove intervenire per aumentare l’accuratezza d’un inventario. Per maggiori informazioni su questa materia, si consiglia di consultare Rypdal e Paciornik (2006).
Al momento, le 2006 IPCC Guidelines (IPCC, 2006a) sono le linee guida più aggiornate per la redazione degli inventari nazionali dei gas-serra (anche se non ancora ufficialmente approvate).
Le specificità delle attività territoriali nell’inventario dei gas-serra
Il settore dell’agricoltura, della selvicoltura e della gestione delle terre a diverso uso del suolo (Agriculture, Forestry and Other Land Use, o AFOLU) possiede una serie di caratteristiche che lo rendono differente dagli altri settori emissivi. Innanzi tutto perché i gas-serra nel settore AFOLU sono di duplice segno: le stime devono essere condotte sia per le emissioni di CO2 e di altri gas non-CO2 verso l’atmosfera, sia per gli assorbimenti di CO2 dall’atmosfera (fissata poi nella biomassa viva, nella biomassa morta e nel suolo). Esso, inoltre, si caratterizza per una serie variegata e complessa di processi biologici, fisici e chimici, diffusi nello spazio e assai variabili nel tempo. In terzo luogo, i fattori che governano le emissioni e gli assorbimenti possono essere sia naturali sia antropici (e questi a loro volta diretti o indiretti), spesso difficilmente distinguibili tra loro.
L’inventariazione e il monitoraggio dei gas-serra del settore AFOLU si presentano dunque estremamente complessi, soprattutto in confronto agli altri settori emissivi.
Il Volume 4 AFOLU delle 2006 IPCC Guidelines (IPCC, 2006b) integra il capitolo 4 (Agriculture) e il capitolo 5 (Land Use, Land-Use Change and Forestry) delle precedenti Revised 1996 IPCC Guidelines for National Greenhouse Gas Inventories. Esso, inoltre, assimila il rapporto Good Practice Guidances for Land Use, Land-Use Change and Forestry, o Gpg-LULUCF (Penman et al., 2003), redatto dall’IPCC nel 2003.
Rispetto alle Revised 1996 IPCC Guidelinfor National Greenhouse Gas Inventories, il Gpg-LULUCF riconosce che i processi relativi alle emissioni e agli assorbimenti dei gas-serra, così come alle diverse forme degli stock terrestri, possono avere luogo in tutte le categorie d’uso del territorio, che lo stesso Gpg-LULUCF identifica in: foreste, suoli agricoli, prati e pascoli, zone umide, insediamenti antropici, altro (Milne e Pateh Jallow, 2003). In secondo luogo, il Gpg-LULUCF precisa le metodologie che i paesi, e le agenzie deputate dai governi, devono seguire per la stima degli stock di C e delle loro variazioni nelle suddette categorie d’uso del suolo presenti su tutto il territorio nazionale (Nabuurs et al., 2003); successivamente il Gpg-LULUCF espone le metodologie da seguire per stimare e riportare i bilanci di C nelle sole aree che ricadono nelle attività previste dal Protocollo di Kyoto agli articoli 3.3 e 3.4 (Schlamadinger et al., 2003) e agli articoli 6 e 12 (Brown e Masera, 2003).
Anche per la compilazione dei bilanci di assorbimenti ed emissioni di gas-serra da riportare per il settore AFOLU, il Volume 4 delle 2006 IPCC Guidelines indica tre livelli gerarchici di metodologie. Ciò significa che è concesso a ciascun paese di usare i dati e le informazioni disponibili (sia relativi alla superficie sia ai parametri dendrometrici ed ecologici), anche stratificando il territorio a scala sub-nazionale. In altre parole, si potranno usare diverse alternative: (1) semplici equazioni basate sull’uso di dati già posseduti; (2) dati specifici nazionali; (3) modelli e altri strumenti di valutazione delle variazioni degli stock; (4) dati derivanti da indagini stazionali specifiche o ricerche ed esperimenti, in grado di integrare due o più dei metodi sopra citati.
È importante sottolineare che per ognuna delle sei categorie d’uso del suolo citate in precedenza, il Gpg-LULUCF e le 2006 IPCC Guidelines richiedono di trattare in maniera separata le aree che mantengono inalterata la forma d’uso negli ultimi venti anni da quelle che invece hanno subito delle trasformazioni (transizioni), passando da una categoria d’uso del suolo ad un’altra nell’ambito delle sei categorie citate. Così, per esempio, per tutte le aree forestali dell’anno della stima occorrerà effettuare le stime degli assorbimenti e delle emissioni di C separatamente per: (a) le foreste rimaste tali negli ultimi vent’anni2 (forest remaining forest); (b) le foreste divenute tali da meno di vent’anni 2, a seguito di trasformazione d’uso da altre categorie d’uso del suolo (other land converted to forest).
Ovviamente, stessa sub-categorizzazione deve essere fatta per le colture agrarie (cropland remaining cropland e other and converted to cropland), e così via. Per ognuna di queste sub-categorie di uso del suolo il Gpg-LULUCF ripartisce il processo di stima delle emissioni e degli assorbimenti di C in quattro sub-sezioni:
- variazione dello stock di C nella biomassa viva (biomassa ipogea e biomassa epigea);
- variazione dello stock di C nella sostanza organica morta (necromassa legnosa e lettiera);
- variazione dello stock di C nel suolo;
- emissioni di gas-serra non-CO2 dai suoli e dalla combustione della biomassa, dagli allevamenti zootecnici e dai sistemi di gestione dei residui.
In sintesi, le 2006 IPCC Guidelines esaminano i cinque pool di C (biomassa viva ipogea, biomassa viva epigea, necromassa legnosa, lettiera, suolo) di ogni tipo di uso del suolo e i trasferimenti di C tra i cinque pool della stessa area. Nel caso specifico delle foreste, le 2006 IPCC Guidelines includono le variazione degli stock di C nelle foreste a causa di attività di natura antropica, quali la realizzazione di nuove piantagioni forestali, i tagli colturali, i prelievi di legna da ardere e da opera, le perdite a causa di fattori biotici (parassiti, patogeni, ecc.) e abiotici (incendi, uragani, ecc.).
Per le aree forestali, come per ogni altra categoria di uso del suolo, le variazioni degli stock di C sono stimate per ogni stratum o suddivisone interna della superficie forestale (per zona climatica, ecotipo, forma di governo, ecc.). In pratica, le variazioni degli stock di C all’interno d’uno stratum sono stimate sommando le variazioni degli stock di C che avvengono in tutti e cinque i pool, secondo l’equazione di sintesi 3.3 delle 2006 IPCC Guidelines (pag. 2.7):
ΔCF = ΔCAB + ΔCBB + ΔCNM + ΔCS + ΔCHWP
Con:
ΔCF = variazione annuale dello stock di C, tC a-1
ΔCAB = variazione annuale dello stock di C nella biomassa viva epigea, tC a-1
ΔCBB = variazione annuale dello stock di C nella biomassa viva ipogea, tC a-1
ΔCNM = variazione annuale dello stock di C nella necromassa (legno morto e lettiera), tC a-1
ΔCS = variazione annuale dello stock di C nel suolo, tC a-1
ΔCHWP = variazione annuale dello stock di C nei prodotti legnosi prelevati, tC a-1
I due metodi di stima delle 2006 IPCC Guidelines
Per la stima delle variazioni di C in un qualsivoglia dei cinque pool sopra menzionati, è possibile applicare due metodi alternativi: il Metodo 1 (anche chiamato Gain-Loss Method) ed il Metodo 2 (Stock-Difference Method).
Per il Gain-Loss Method è da precisare che un gain (incremento) per un determinato pool è rappresentato dalla crescita della biomassa o dal trasferimento di C da un altro pool. Per esempio, il rilascio in bosco di residui delle utilizzazioni o di disturbi naturali rappresenta un gain di C per il pool necromassa. Per loss (perdita), invece, si deve intendere il trasferimento di C a un altro pool. Per esempio, il C contenuto nei residui delle utilizzazioni rilasciato in bosco a seguito di utilizzazioni boschive è un loss per il pool biomassa epigea.
Il Metodo 1 richiede di sottrarre le perdite di C agli incrementi di C nell’anno considerato, secondo l’equazione 2.4 delle 2006 IPCC Guidelines (pag. 2.9)
ΔC = + ΔCG – ΔCL (1)
Con:
ΔC = variazione annuale dello stock di C, tC a-1
ΔCG = incremento annuale dello stock di C, tC a-1
ΔCL = perdita annuale dello stock di C, tC a-1
Il Metodo 2 richiede l’inventario del C in due anni diversi. La variazione del C in ognuno dei cinque pool (o in quelli più significativi) è uguale alla differenza tra lo stock di C all’anno t2 e quello all’anno t1, diviso per il numero di anni tra i due inventari, secondo l’equazione 2.6 delle 2006 IPCC Guidelines (pag. 2.10):
ΔC = (C t2 – C t1) / (t2 - t1) (2)
Dove:
ΔC = variazione annua dello stock di C in un pool, espressa in tC a-1
Ct2 = C stock in un pool al tempo t2, tC
Ct1 = C stock in un pool al tempo t1, tC
Se le variazioni del C stock sono misurate per ettaro, allora il valore ottenuto è moltiplicato per l’area totale di ciascuno stratum, per ottenere la variazione totale del C stock per quello specifico pool.
Nel caso del pool biomassa,
C ij = Σ ij [A ij ∙V ij ∙ D ij ∙ BEF2 ij] ∙ (1 + R ij) ∙ CF (3)
Con:
C ij = massa di carbonio contenuto in tutti i compartimenti di una foresta, per tipologia forestale (i = da 1 a n) e zona climatica (j = da 1 a m), espressa in t.
A ij = superficie di ciascuna area omogenea individuata, ripartita per tipologia forestale (i = da 1 a n) e zona climatica (j = da 1 a m), espressa in ha.
V ij = volume mercantile (ovvero provvigione), per tipologia forestale (i = da 1 a n) e zona climatica (j = da 1 a m), espressa in m3 ha-1.
D ij = densità basale del legno, per tipologia forestale (i = da 1 a n) e zona climatica (j = da 1 a m). Valori di default alla tabella 3 A.1.9 dell’IPCC GPG on LULUCF.
BEF2 ij = fattore di espansione della biomassa (adimensionale) per la conversione del volume in biomassa arborea del soprassuolo, con corteccia comprensiva della massa fogliare e blastometrica, per tipologia forestale (i = da 1 a n) e zona climatica (j = da 1 a m). Valori di default alla Tabella 3 A.1.10 dell’IPCC GPG on LULUCF.
R ij = rapporto radici/parte epigea appropriato agli incrementi (adimensionale), per tipologia forestale (i = da 1 a n) e zona climatica (j = da 1 a m). Valori di default alla tabella 3 A.1.8 dell’IPCC GPG on LULUCF.
CF = frazione di C presente nella sostanza secca, convenzionalmente pari a 0,5.
In generale, il Metodo 2 è preferibile quando ci sono grandi aumenti o grandi decrementi della biomassa e quando una nazione dispone di due diversi inventari accurati e confrontabili. Nel caso contrario e quando il patrimonio forestale di un paese è costituito da boschi misti, esiste il rischio che l’errore inventariale sia maggiore della stessa variazione.
Nel caso specifico italiano, data l’ampia distanza temporale in cui sono stati effettuati i due inventari forestali nazionali, peraltro non confrontabili perché basati su presupposti e disegni diversi, appare opportuno stimare le variazioni dello stock di C della biomassa vivente a partire dal Metodo 1.
Il modello CO2 fix
Il modello CO2 fix, sviluppato da Schelhaas et al. (2004), è senza dubbio il modello di simulazione maggiormente usato a scala mondiale per quantificare stock e flussi di C nei progetti agricoli e forestali finalizzati alla fissazione di carbonio (carbon project, nel gergo). CO2 fix tiene conto della biomassa arborea nelle sue componenti di fusti, rami, foglie e radici, dei residui di utilizzazione, della lettiera, dell’humus e dei prodotti legnosi derivanti dalle utilizzazioni forestali (considerati in base alla durata del loro ciclo di vita). Il modello include anche un modulo per la bio-energia, per valutazioni finanziarie e per la contabilizzazione del carbon stock e sink.
Il modello calcola i bilanci di C ad intervalli di un anno. Gli input di base sono: l’incremento in volume del fusto, parametro che viene normalmente misurato nelle indagini dendrometriche o più in generale negli inventari regionali o nazionali; il modello di allocazione del C ad altri compartimenti arborei (foglie, rami, radici). Il C stock nella biomassa viva viene calcolato come bilancio tra incremento da un lato, e turnover, mortalità e utilizzazioni legnose dall’altra. La lettiera derivante dal turnover, i processi di mortalità e il rilascio di residui delle utilizzazioni costituiscono l’input per il modulo relativo alla stima del C stock e delle variazioni di C nel suolo. I prelievi legnosi sono tracciati a seconda della categoria di prodotto a cui sono indirizzati (carta, pannelli, segati, ecc.), con differenti cicli di vita, e del diverso destino finale: decomposizione in discarica, fonte di energia, e così via.
Il modulo per la bioenergia calcola i benefici in termini di emissioni di gas-serra evitate per via dell’effetto sostitutivo nei confronti delle fonti fossili di energia. Anche i residui delle utilizzazioni forestali o gli scarti di lavorazione dell’industria del legno possono rappresentare fonti di bio-energia.
Nel modulo finanziario, costi e ricavi possono essere stimati, per avere una indicazione di massima sulla convenienza economica del progetto carbon-offset. Nel modulo di contabilizzazione del C, l’utente può avere un’indicazione della quantità di crediti che possono essere generate dal progetto in relazione a differenti sistemi di accreditamento (tCERs e lCERs per i progetti CDM e il Metodo 2 per gli altri progetti). Il modello produce output in forma tabellare e grafica e consente di stimare evoluzioni temporali a scala di progetto del C stoccato nei diversi pool del sistema considerato.
Il modello CO2 fix è applicabile a diverse situazioni: progetti di afforestazione e riforestazione, sistemi agroforestali, tagli selettivi.
Conclusioni
Anche se le linee guida IPCC costituiscono uno strumento efficace di assistenza alle nazioni nel loro impegno periodico di redazione di inventari di qualità, permangono ancora molte lacune e distanze da colmare e significativi problemi di comparabilità tra gli inventari dei vari paesi, specialmente nel settore agricolo e LULUCF (ora AFOLU) (Nature, 2009). Ciò risulta anche dall’esame delle revisioni operate dagli esperti dell’UNFCCC, disponibili nel sito [link].
Barthelmes et al. (2009), a seguito di un’analisi sugli inventari relativi alle torbiere di 10 paesi UE, hanno evidenziato una serie nutrita di incongruenze. Per il settore LULUCF, dei tre livelli gerarchici di metodologie di stima IPCC richiamati al paragrafo 2 di questo capitolo, molti paesi industrializzati ancora ricorrono al livello più basso (tier 1), basato su dati di default. Spesso sono usati metodi privi di una solida base scientifica, mancanti di una descrizione dettagliata; di frequente si fa riferimento a letteratura grigia insignificante o inutile.
Il settore dell’uso del suolo avrà un ruolo sempre più cruciale nel dibattito scientifico e negoziale e in un futuro accordo internazionale sui cambiamenti climatici. Per un miglioramento dell’attuale sistema sono necessari: (a) una copertura geografica completa del territorio e una inclusione di tutte le più significative fonti e assorbimenti di gas-serra; (b) evitare fenomeni di leakage (“dispersione”) 3; (c) risolvere il problema della “non-permanenza” 4; (d) evitare il cosiddetto cherry picking, il fenomeno per cui i paesi selezionano solo le attività da cui si attendono di guadagnare crediti e, viceversa, ignorano le attività che potrebbero generare debiti.
Il sistema di contabilizzazione dei gas-serra dovrà necessariamente diventare più trasparente, soprattutto per verificare l’efficacia delle strategie di riduzione. Una maggiore enfasi sul raggiungimento di buone pratiche nella redazione degli inventari dei gas-serra servirà ad assicurare che le riduzioni delle emissioni o gli aumenti degli assorbimenti di gas-serra comunicate all’UNFCCC (o agli organi che regolano i mercati volontari) siano bona fide.
La scelta di tier di stima più elevati richiederà un perfezionamento degli inventari per poter risolvere una vasta gamma di questioni, tra cui: la stima della capacità fissativa dei prodotti legnosi forestali, l’effetto sostitutivo nei confronti dei prodotti carbon intensive, come acciaio e cemento; i benefici della bio-energia in termini di riduzione di gas-serra; la separazione degli effetti sulle emissioni e sugli assorbimenti dei fattori naturali da quelli di natura antropica (o human induced come si dice in gergo).
Un’ultima considerazione riguarda la stima delle emissioni e degli assorbimenti derivanti da investimenti di tipo volontario nel settore agricolo e forestale finalizzati a ridurre o annullare le emissioni da parte di imprese emettitrici o singoli cittadini. Questi investimenti e i mercati che si creano intorno a essi contengono molti aspetti positivi e rappresentano una interessante opportunità per i proprietari agricoli e forestali (Ciccarese e Pettenella, 2008). Nondimeno, non mancano gli aspetti negativi, tra cui emerge la mancanza di regole condivise sugli standard di riferimento per gli aspetti legati alla stima del carbon stock e carbon sink, addizionalità, non-permanenza, leakage (Gillenwater et al. 2007).
Nel breve periodo questi investimenti possono aiutare a stimolare il mercato del carbonio e nuovi tipi di progetto, tra cui quelli nel settore agro-forestale. Perché questo avvenga, è imprescindibile, però, che questi progetti generino crediti veri, credibili e trasparenti e che non siano puro esercizio di green washing. Un sistema di monitoraggio trasparente e credibile è necessario per verificare che le riduzioni o gli assorbimenti di gas-serra siano realmente raggiunti.
In questo senso le istituzioni pubbliche possono svolgere un ruolo cruciale per garantire trasparenza e consistenza a questo tipo di mercato, senza tuttavia incidere sui costi di transazione, soprattutto per quegli aspetti che riguardano la definizione dei sistemi di inventariazione e monitoraggio dei crediti di carbonio e, nel lungo periodo, la definizione di standard.
Riferimenti bibliografici
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- 1. Per key category si intende una categoria di emissione o di assorbimento che ha un’influenza significativa sull’entità delle emissioni nazionali e che determina in maniera decisiva il loro trend in un determinato periodo.
- 2. Le linee guida IPCC specificano un valore di default di 20 anni (ma consentono di allungare questo periodo fino a 100 anni, se necessario) per prendere in considerazione le dinamiche di lungo termine del carbonio nella biomassa, nella lettiera e nel suolo
- 3. Il leakage (“dispersione”) è il rischio di avere effetti indiretti, prevedibili o meno, indesiderati, al fuori dei confini di un progetto forestale o agricolo carbon offset. Così, per esempio, può accadere che un progetto di conservazione o riduzione di prelievi legnosi in una foresta, determini semplicemente uno spostamento dei prelievi in una foresta adiacente, esclusa dal progetto, il che indica semplicemente uno spostamento da un luogo a un altro di una fonte delle emissioni.
- 4. Il fenomeno per cui quando una superficie forestale non è ripiantata dopo la sua utilizzazione o è perduta in modo permanente, a causa di eventi naturali (quali incendi e malattie), lo stock di carbonio che si era accumulato è disperso. Al contrario, i benefici derivanti dalla sostituzione dei combustibili fossili con energia rinnovabile sono irreversibili, anche se l’impianto energetico rinnovabile opera solo per un tempo limitato.