Il riemergere dell’attenzione verso il tema del prezzo dei prodotti alimentari
Il tema del livello e dei criteri di formazione dei prezzi dei prodotti agricoli e alimentari è tornato di grande attualità, in conseguenza anche delle forti fluttuazioni dei prezzi dei prodotti agricoli su scala mondiale verificatesi nel 2007-2008, destando forti preoccupazioni per la sicurezza alimentare.
Negli ultimi anni anche la Commissione europea e il Parlamento europeo si sono pronunciati in modo deciso sul tema dei prezzi dei prodotti agricoli e alimentari e sulle implicazioni riguardo a consumatori, produttori agricoli e altri soggetti coinvolti (Commissione europea, 2008; Parlamento europeo, 2009). Al riguardo, è particolarmente emblematica la recente adozione, da parte del Parlamento europeo, della relazione di José Bové (Parlamento europeo, 2010), con la quale si chiede una maggior trasparenza nella costruzione del prezzo dei prodotti agricoli e alimentari, migliori condizioni di concorrenza e accesso al mercato di tutti i partecipanti, la rimozione degli abusi derivanti da posizioni dominanti sul mercato da parte dell’industria e della distribuzione. Inoltre, si sottolinea l’importanza di raggiungere prezzi che coprano i costi di produzione, di prestare maggiore attenzione a sistemi alternativi di scambio, di ridurre la distanza percorsa dal cibo nel giungere al consumatore finale (food miles), di sostenere le pratiche di sostenibilità ambientale. In particolare, si sollecita la necessità di incentivare iniziative che possano portare il produttore più vicino al consumatore, attraverso la promozione di "aree destinate alla vendita diretta delle derrate da parte dei produttori", o l'attuazione di "misure di promozione del concetto di "cibi locali", e in particolare di azioni volte a promuovere ed informare il consumatore sulle speciali caratteristiche di tali prodotti, i loro benefici sulla salute e i vantaggi economici che presentano, come pure misure di supporto per i mercati tradizionali e le tradizionali tipologie di commercio, dove i produttori e i consumatori si incontrano direttamente" (Parlamento europeo, 2010).
In Italia, sul fronte del controllo dei prezzi e dell’informazione dei consumatori, sono stati messi a punto strumenti quali l’Osservatorio prezzi, il Servizio SMS consumatori, oltre alla ordinaria attività di controllo dei prezzi da parte della Guardia di finanza e dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Antitrust)1. Tutto questo mentre i mezzi di comunicazione di massa evidenziano l’elevata volatilità dei prezzi degli alimenti e la differenziazione presente sul mercato nei vari canali e richiamano l’attenzione sulle proteste del settore agricolo contro la contrazione dei prezzi alla produzione.
Il prezzo nelle iniziative di filiera corta
In tale contesto, le iniziative di filiera corta, caratterizzate da un rapporto diretto tra produzione agricola e consumo, sono state spesso descritte come una possibile, sia pur parziale, soluzione al problema dei prezzi e della ripartizione del valore aggiunto lungo la filiera. Anche se il loro sviluppo si inquadra in più complesse dinamiche di evoluzione del sistema agro-alimentare, in cui i processi di rilocalizzazione e di riavvicinamento tra produzione e consumo hanno cause, significati e implicazioni che vanno oltre gli aspetti puramente economici (Goodman, 2003; Renting et al., 2003; Watts et al., 2005; Rossi et al., 2008; Brunori et al., 2007 e 2009), la problematica della distribuzione del valore lungo la filiera e, in particolare, dei prezzi dei prodotti al consumo, è di fatto diventata in esse centrale.
In effetti, tali iniziative si configurano in molti casi come un tentativo di rimuovere, in vari modi, i diversi fattori che stanno alla base delle “ingiustizie” veicolate dagli attuali andamenti e livelli dei prezzi:
- possono ridurre i costi complessivi di produzione e distribuzione del cibo attraverso la riduzione dei chilometri percorsi dal cibo e del numero di passaggi di intermediazione;
- rappresentano un’alternativa ai canali distributivi dominanti, e quindi possono contribuire ad evitare gli squilibri di potere contrattuale lungo la filiera e le conseguenti distorsioni presenti sui mercati intermedi e finali;
- possono consentire l’accesso al mercato a categorie di produttori (ad esempio piccole imprese contadine) e a tipologie di prodotti (es. della tradizione artigianale), che difficilmente possono accedere ai canali distributivi più moderni;
- agevolano la trasmissione delle informazioni tra produttori e consumatori circa le caratteristiche e gli effetti dei processi produttivi e dei prodotti, consentendo al prezzo che si forma sui mercati di tenere meglio in considerazione le esternalità positive e negative generate dai processi produttivi, soprattutto in termini di effetti sociali e ambientali;
- infine appaiono luoghi ideali per impostare nuove modalità di rapporto produzione-consumo improntate a valori etici e morali e alternative al mercato convenzionale, promuovendo quindi una revisione degli stessi stili di produzione e di consumo.
La ricerca del “prezzo giusto” all’interno dei Mercati dei produttori in Toscana
Anche in Toscana, nonostante che le varie forme di filiera corta siano presenti da tempo, nella complessità delle diverse esperienze diffuse sul territorio, il dibattito sviluppatosi a livello nazionale ha contribuito a rafforzare l’attenzione delle istituzioni e dell’opinione pubblica verso i benefici di tipo economico che da essa possono derivare. In linea con i pronunciamenti a livello nazionale2, il richiamo al tema del prezzo e alla finalità sociale di contenimento del caro vita è stato posto al centro anche della consistente azione di sostegno pubblico dei mercati e di altre iniziative di filiera corta messe in atto all’interno di uno specifico progetto regionale3.
L’enfasi creatasi attorno al prezzo contrasta tuttavia con lo spirito delle iniziative di filiera corta, la cui finalità non è tanto di raggiungere un prezzo “basso”, quanto un prezzo “equo”, in grado di riconoscere un giusto valore ai prodotti, nell’ambito di una più generale finalità rivolta a mettere le basi per nuove tipologie di relazione produzione-consumo ispirate a principi di sostenibilità economica, sociale e ambientale. Si è sviluppata dunque la necessità di un approfondimento sull’impostazione di fondo e sulle modalità operative con cui gestire la problematica dei prezzi in queste realtà.
In tale contesto, nel 2009 è stato promosso dall’Agenzia regionale per lo sviluppo e l’innovazione in agricoltura (ARSIA) uno studio (Marescotti et al., 2010a) sulle modalità di regolazione dei prezzi utilizzate dai Mercati dei produttori, che sono indubbiamente una delle modalità di filiera corta di maggiore diffusione.
I risultati dell’indagine mettono in evidenza la presenza di approcci molto diversi da parte dei Mercati esistenti, sintetizzabili nelle seguenti tipologie di approccio:
- La “non azione": mercati senza iniziative e strumenti di determinazione, controllo o monitoraggio dei prezzi. La maggior parte dei Mercati si colloca al momento in questa categoria, sia per mancanza di interesse al tema, sia per l'impossibilità di dotarsi di strumenti ad hoc, spesso a causa di altre difficoltà di tipo organizzativo da superare;
- Il monitoraggio con informazione e confronto dei prezzi. Questo strumento si basa sulla scelta di monitorare i prezzi rilevabili su altri canali di distribuzione presenti sul territorio, in modo da poterne confrontare i risultati con i prezzi praticati nel mercato/spaccio. Il riferimento è spesso ai prezzi della GDO e ai prezzi al dettaglio a livello locale, integrati da informazioni sui prezzi disponibili su scala nazionale (ad es. il Servizio SMS consumatori);
- La regolazione del livello massimo dei prezzi mediante confronto con altri canali. Lo strumento prevede la fissazione di tetti massimi di prezzo calcolati sulla base dei prezzi rilevati su altri mercati, in alcuni casi a livello nazionale (SMS consumatori), in altri a livello locale (mercato all'ingrosso locale, dettaglio, vendita diretta in azienda);
- Il calcolo dei costi di produzione. Lo strumento prevede la ricostruzione di costi di riferimento relativi a singoli prodotti e aree territoriali, con l’obiettivo di disporre di un valore “standard” che possa essere utile sia come strumento di moral suasion nei confronti dei produttori, in modo da evitare che possano essere arbitrariamente fissati prezzi troppo elevati, sia come strumento di giustificazione di prezzi superiori rispetto a quelli riscontrabili su altri canali;
- Il riferimento a convenzioni “non di prezzo”. In queste situazioni l’attenzione non è rivolta in primis al prezzo, quanto piuttosto all’interazione attorno ai significati attribuiti alla produzione e al consumo. Il non ricorrere ad interventi specifici sul prezzo fa parte di una strategia prioritariamente rivolta a far sì che i partecipanti allo scambio si concentrino su altri valori e possano sviluppare una visione comune, che vada al di là della soddisfazione di obiettivi di tipo meramente privato (qualità organolettica e nutrizionale dei prodotti, convenienza economica, equità redistributiva, ecc.), consentendo di trovare coerenza anche rispetto ad obiettivi di tipo pubblico (giustizia sociale e ambientale).
Una lettura critica delle esperienze in atto
I diversi approcci emersi sono espressione della diversità di interessi e sensibilità dei diversi attori coinvolti nella promozione e gestione dei Mercati, portatori di specifiche visioni e priorità di obiettivi. In sintesi, possono essere evidenziati due grandi “poli di gravitazione” per quanto riguarda le scelte effettuate relativamente al tema del prezzo giusto (Marescotti et al., 2010a e 2010b):
- da un lato vi sono quei meccanismi che affrontano il tema del prezzo giusto da un punto di vista strettamente economico e, per così dire, “individualista”: si tratta dei casi in cui il focus è diretto sui benefici economici che produttori e consumatori possono trarre dall’accorciamento della filiera, e dunque si richiama ad un concetto di “efficienza di mercato”. Ai canali lunghi si contrappone un sistema di approvvigionamento localizzato che a certe condizioni consente risparmi e recuperi di efficienza: i mercati dei produttori con prodotti locali consentono di saltare passaggi (che vengono tuttavia pur sempre svolti dall’uomo-filiera agricoltore) e ridurre i problemi della conservazione/trasporto; dunque permettono di contenere il ricarico e i prezzi al consumatore, e nel contempo consentono al produttore di appropriarsi di quote maggiori di valore aggiunto.
Questo approccio induce a optare per la scelta di meccanismi di determinazione del prezzo improntati più al lato del mercato, con l’esposizione e il confronto dei prezzi rilevati sugli altri canali, o la previsione di tetti massimi dei prezzi; è spesso questa la logica corrente delle pubbliche amministrazioni, preoccupate di sostenere le iniziative dando loro una funzione sociale di lotta al caro-vita, così come quella delle organizzazioni sindacali dei produttori agricoli e dei mass-media. L’azione calmieratrice di queste iniziative può risultare rilevante e, se le iniziative sono sufficientemente diffuse, si ricreano condizioni più concorrenziali sul mercato locale; - dall’altro lato sono all’opera quei meccanismi che considerano il prezzo giusto, tenendo maggiormente in considerazione, accanto agli aspetti economici, gli effetti e i valori sociali e ambientali, e dunque in una visione più “collettiva”. Rispetto all’inadeguatezza del mercato tradizionale nel riconoscere lo spettro completo delle esternalità negative generate (effetti sociali, ambientali, di squilibrio territoriale, etc.), il prezzo giusto è dunque quello che consente di tener conto dei benefici sociali e ambientali generati da un sistema “alternativo” di produzione e consumo. Questo approccio porta solitamente a non concentrare l’attenzione sul prezzo in quanto tale (e dunque non prevede l’adozione di meccanismi di confronto di prezzo o di calmierazione), ma induce invece a dare maggiore risalto agli aspetti relativi alla comunicazione dei “valori” del prodotto (e dei relativi processi produttivi impiegati per realizzarlo) e al tema del costo (sociale) di produzione. Questo approccio, pur incorporando spesso anche la precedente dimensione “puramente economica”, è rinvenibile soprattutto nelle posizioni dei movimenti legati al cibo e alla difesa della cultura contadina e della campagna, delle associazioni ambientaliste e culturali, dei GAS.
Questo secondo approccio è rafforzato dalla considerazione che i consumatori che frequentano i Mercati dei produttori non sono così sensibili al “prezzo”. Le indagini condotte nel corso della ricerca (Rocchi et al., 2010) e gli studi effettuati sul comportamento del consumatore mostrano, infatti, che presso i Mercati dei produttori i consumatori cercano soprattutto “valore” trasparenza.
Evidentemente entrambi gli approcci sono legittimi e possono essere funzionali ai diversi obiettivi che gli organizzatori e partecipanti dei mercati dei produttori agricoli possono porsi. Un aspetto centrale emerso dall’indagine è tuttavia la limitatezza degli approcci “vincolistici”, specie se messi in atto con riferimento ai prezzi praticati n altri canali “di massa”.
Concentrare troppo l’attenzione sul prezzo e sul confronto con altri canali non solo può essere tecnicamente problematico e di fatto privo di significato, ma rischia di snaturare la natura stessa dell’esperienza dei Mercati dei produttori. Per altro verso, altrettanto significativo appare il peso assunto alle pratiche di comunicazione, nelle diverse forme adottate e nelle diverse dimensioni, interna (ovvero nelle relazioni tra produttori agricoli e tra essi e gli organizzatori del Mercato dei produttori) ed esterna (ovvero nelle relazioni con i consumatori e più in generale con i cittadini).
Nonostante l’eterogeneità degli approcci al prezzo giusto impiegati dai Mercati dei produttori toscani, e nonostante i limiti che essi presentano, l’aver avviato una discussione sul tema del prezzo del cibo e sui diversi significati che può assumere il “giusto prezzo” appare tuttavia come un primo significativo risultato raggiunto in alcuni Mercati dei produttori. In effetti, la discussione sul criterio più opportuno da seguire per intervenire sul prezzo (e la discussione sull’opportunità stessa di intervenire) sembra aver generato un più generale processo di ripensamento e ri-definizione di aspetti specifici dei modelli dominanti di produzione-consumo, quali il vero valore dei prodotti, la trasparenza della costruzione del prezzo, l’equità distributiva, la sostenibilità sociale e ambientale, il diritto e l’accesso ad alimenti sani, la co-responsabilità dei consumatori, e quindi, per tale via, il ruolo delle politiche agricole e alimentari, anche a livello più locale.
In questo senso, i mercati dei produttori si confermano nell’assumere un ruolo di grande importanza. Come nicchie di innovazione di sistema (Brunori et al., 2009), essi si configurano come luoghi privilegiati dove è possibile sperimentare nuovi approcci al cibo e nuove pratiche per la sua produzione e il suo consumo; al tempo stesso, essi possono sollecitare una più ampia riflessione, fornendo input importanti nella definizione tanto dell’agenda politica che di quella della ricerca.
Riferimenti bibliografici
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Brunori G., Rossi A., Cerruti R., Guidi F. (2007), “Farmers' markets: paths of innovation of food production-consumption”, XXII Congress of the ESRS Mobilities, Vulnerabilities and Sustainabilities: New questions and challenges for rural Europe, Wageningen, 20-24 August 2007.
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Brunori G., Rossi A., Cerruti R., Guidi F. (2009), “Nicchie produttive e innovazione di sistema: un’analisi secondo l’approccio delle transizioni tecnologiche attraverso il caso dei farmers’ markets in Toscana”, Economia Agro-alimentare, n.3.
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Commissione CE (2008), I prezzi dei prodotti alimentari in Europa, Comunicazione della Commissione al Parlamento Europeo, al Consiglio, al Comitato Economico e Sociale Europeo e al Comitato delle Regioni, Bruxelles, 9.12.2008, COM(2008) 821 definitivo.
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Goodman, D. (2003), "The quality ‘turn’ and alternative food practices: reflections and agenda. Editorial", Journal of Rural Sociology, 19, pp.1-7.
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Marescotti A., Belletti G., Rossi A. (a cura di) (2010a), "Il prezzo nei mercati dei produttori: criteri di determinazione e di comunicazione”, Ricerca "Formazione dei prezzi dei prodotti agroalimentari nei mercati dei produttori in Toscana”, Dipartimento di Scienze Economiche, Università di Firenze, Rapporto Finale, Novembre. ARSIA, Firenze.
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Marescotti A., Belletti G., Innocenti S., Rossi A. (2010b), “Alternative Agro-Food Networks and fair prices. Farmers’ Markets in Tuscany”, International EAAE-SYAL Seminar Spatial Dynamics in Agri-food Systems: Implications for Sustainability and Consumer Welfare, Faculty of Economics - University of Parma, 27th - 29th October 2010.
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Parlamento Europeo (2009), Relazione sui prezzi dei prodotti alimentari in Europa, Commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale, 24.2.2009, Documento di seduta.
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Parlamento Europeo (2010), Relazione sulle entrate eque per gli agricoltori: migliore funzionamento della filiera alimentare in Europa, Commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale, Relatore: José Bové, (2009/2237(INI)) 24.08.2010.
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Renting, H., Marsden T. e Banks J. (2003), “Understanding alternative food networks: exploring the role of short food supply chains in rural development.”, Environment and Planning A 35 pp. 393-411.
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Rocchi B., Cavicchi A., Baldeschi M. (2010), “Consumers’ attitude towards farmers’ markets in Tuscany”, International EAAE-SYAL Seminar Spatial Dynamics in Agri-food Systems: Implications for Sustainability and Consumer Welfare, Faculty of Economics - University of Parma, 27th - 9th October 2010.
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Rossi A., Brunori G., Guidi F. (2008), “I mercati contadini: un’esperienza di innovazione di fronte ai dilemmi della crescita”, Rivista di Diritto Alimentare, 2(3), Luglio-Settembre, pp.21-26.
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Watts D.C.H., Ilbery B., Maye D. (2005), “Making reconnections in agro-food geography: alternative systems of food provision”, Progress in Human Geography, 29(1), pp.22-40.
- 1. L’Autorità garante per la concorrenza e per il mercato ha recentemente (novembre 2010) comunicato di aver avviato un’indagine conoscitiva sullo stato della concorrenza esistente tra i vari gruppi della GDO, le dinamiche contrattuali con le quali si determinano le condizioni di acquisto e di vendita dei prodotti agroalimentari, i comportamenti tenuti dagli operatori della grande distribuzione nella contrattazione delle condizioni di acquisto con i fornitori e, in ultima analisi, nella formazione dei prezzi dei prodotti.
- 2. Decreto MiPAAF 20 novembre 2007 “Attuazione dell'articolo 1, comma 1065, della L. 27 dicembre 2006, n. 296, sui mercati riservati all'esercizio della vendita diretta da parte degli imprenditori agricoli”.
- 3. DGRT 335/07 “Approvazione del progetto regionale ‘Filiera corta rete regionale per la valorizzazione dei prodotti agricoli toscani”, che ha previsto la concessione di contributi per l’avvio o il consolidamento di iniziative di filiera corta in Toscana. Il perseguimento della finalità pubblica era ben espresso negli atti di avvio del progetto: “riconoscere agli agricoltori un valore equo alle loro produzioni ed allo stesso tempo creare i presupposti per un prezzo finale dei prodotti il più favorevole possibile per gli utilizzatori” (Allegato A).