Turismo rurale e turismo nelle aree rurali: una definizione in movimento
Il panorama degli studi sul turismo nelle aree rurali è frammentato. Si compone di una moltitudine di riflessioni che si riferiscono a discipline e metodologie diverse.
Il termine stesso “turismo rurale” non ha una definizione condivisa. In alcuni lavori, è usato indiscriminatamente per includere tutte le attività turistico ricreative che si svolgono nello spazio rurale, in altri si concentra unicamente sulle attività che riguardano l'agricoltura, la trasformazione o la produzione locale.
La Commissione Europea propone una delle prime definizioni di “turismo rurale” come “qualsiasi attività turistica che si svolge nelle zone rurali” (Commissione Europea, 1986). Lane (1994) definisce il turismo rurale come il turismo situato in zone rurali che integra le caratteristiche uniche del patrimonio, come l’ambiente, l'economia e la storia. Busby e Rendle (2000) raccolgono cronologicamente tredici definizioni al fine di illustrare un graduale cambiamento di ciò che si intende per turismo rurale. Essi sostengono che il legame tra turismo e agricoltura diventa progressivamente più debole, passando da un turismo presso aziende agricole ad un turismo presso aziende turistiche.
Cawley e Gillmor (2008), sostengono che il turismo può definirsi “rurale”, quando esistono forti vincoli con le attività economiche e produttive del territorio e sono presenti tre caratteristiche principali: l'integrazione, la sostenibilità e l’endogeneità.
Il turismo diventa esperienza
È evidente che il turismo rurale cosi come tutte le forme di turismo contemporaneo, è in rapida evoluzione trainato dalla domanda di un nuovo tipo di consumatore che non ricerca più semplicemente la fruizione di un luogo diverso, ma l’esperienza di una realtà di vita alternativa, che abbia come centro non il “cosa posso acquistare che non posseggo”, ma “cosa posso provare che non ho ancora sperimentato” (Di Vittorio 2010).
Un’evoluzione già in atto nelle località turistiche sta determinando in Italia una differenziazione dei prodotti turistico-territoriali fondata sul passaggio da fattori di attrattiva tradizionali (mare, montagna e arte) a fattori di attrattiva legati ai contenuti “esperienziali” e “a specifiche caratteristiche dei contesti” (Di Vittorio 2010). In tal senso, accanto ai prodotti turistici tradizionali (città d’arte, località balneari, località montane) – che hanno raggiunto una fase di maturità e che possono risentire di una stagionalità nell’andamento dei flussi – vengono creati, in risposta ai bisogni emergenti della domanda, nuovi prodotti turistici (itinerari culturali minori, itinerari enogastronomici, percorsi benessere, musicali, del cineturismo), che consentono di valorizzare le risorse locali e di scoprirne le potenzialità.
Gli imprenditori rurali sembrano rispondere alla nuova domanda esperienziale ponendo nuovamente al centro della loro attività la pratica agricola tradizionale e rendendola fruibile ai turisti.
L’agricoltura diventa turismo
Di seguito presentiamo due casi paradigmatici di aziende agricole ubicate nel contesto territoriale di due differenti aree rurali mediterranee classificate come Aree Svantaggiate europee: L’Alqueria de Morayma, in Andalusia (Spagna), Su Massaiu in Sardegna (Italia)1. Le due aziende agricole, con lo scopo di rispondere ad una nuova domanda, hanno attuato una strategia di integrazione “dell’esperienza” agricola nella loro offerta turistica. L’Alqueria de Morayma nell’Alpujarra granadina, ha introdotto la pratica produttiva e agricola nel proprio “core business”, offrendo al turista la possibilità di partecipare attivamente alla vendemmia e alla raccolta delle olive, così come ai processi di produzione dell’olio, del vino, del pane e del formaggio. Su Massaiu ai piedi dell’altipiano della Giara, nasce invece come azienda agricola e decide successivamente di aprire le sue porte come agriturismo, offrendo non solo un soggiorno in ambiente rurale ma la possibilità di partecipare ad attività e percorsi tematici sulla produzione e la vita nei campi “dalla mietitura al pane” e integrando questa offerta con le attività di altre aziende presenti nel territorio.
L’Alqueria de Morayma nasce nei dintorni di Cádiar (Alpujarra Granadina, Spagna) nel 1994 dal sogno di una giovane coppia proveniente dalla vicina Granada di realizzare una attività commerciale dedicata al turismo rurale. Quando Mariano Cruz e la sua famiglia acquistarono i vecchi fabbricati agricoli nell’Alpujarra, la loro ambizione era quella di mettere in piedi un albergo modesto arredato con mobili antichi della regione, che servisse buona cucina, con vino proveniente dai loro vigneti. I proprietari negli anni hanno trasformato un tradizionale gruppo di fabbricati agricoli a fini recettivi, hanno coltivato terreni, ripristinato gli uliveti, i frutteti e si sono dedicati alla coltivazione di una varietà autoctona di vite, la “Virieja”.
L’innovazione dell’offerta consiste nel non proporre esclusivamente un luogo piacevole dove soggiornare, ma anche l’esperienza della pratica agricola, dalla raccolta dei frutti di stagione, alla vendemmia, alla produzione di olio, vino, pane e formaggio secondo la tradizione locale. L’Alqueria di Morayama si è cosi trasformata da un centro di turismo rurale in una azienda agricola certificata biologica dove il turista ha la possibilità di viverne l’atmosfera e le attività quotidiane. Per descriverla con le parole del suo fondatore: “noi offriamo qui qualcosa di diverso, durante il mese di luglio e agosto i nostri ospiti possono osservare i nostri vigneti che prendono colore, l’uva che matura e poi possono partecipare a fare il vino insieme a noi, a raccogliere i frutti e poi degustarli tutti insieme”.
L'azienda è diventata anche centro di coordinamento per l'Associazione Alpujarra di turismo rurale e ha vinto vari premi per l'innovazione del turismo andaluso. L’Alqueria de Morayma offre impiego a dieci persone. I suoi prodotti hanno vari canali di commercializzazione: oltre ad essere offerti ai clienti, possono essere acquistati presso il punto vendita aziendale e sono serviti nel ristornate aperto a Granada dal padre di Mariano: El Mirador de Morayma.
Su Massaiu, ubicato a Turri ai piedi dell’Altipiano della Giara (Sardegna, Italia), nasce come agriturismo nel 1998 per diversificare l’attività dell’azienda agricola familiare che dal 1995 certifica la sua produzione biologica. Anche il complesso in terra cruda che ospita la struttura ricettiva possiede una certificazione ambientale. Una scelta dettata dai forti principi di Fernando, il suo proprietario, legati alla cura del territorio ed al mantenimento della biodiversitá.
L’azienda, che rappresenta un caso di eccellenza a livello territoriale, produce un'importante gamma di varietà locali, come il melone in asciutto, lo zafferano, la tipologia di grano “Senatore Cappelli” e sono coltivati nei 25 ettari frutteti, uliveti, mandorli, oltre che foraggere, erbe officinali, legumi, mandorle, ortive in genere. La coltivazione è caratterizzata da rotazioni e diversificazione. I prodotti vengono serviti ai clienti all’interno della struttura e venduti direttamente dall’azienda.
Durante questi anni Su Massaiu ha integrato un diverso tipo di offerta, passando dal pernottamento e pasti, alle escursioni sull’altipiano anche appoggiandosi ad esperte guide che operano nei centri limitrofi.
La creazione di percorsi legati alla riscoperta di esperienze vincolate alla campagna (come la mietitura, la raccolta dello zafferano, i processi di panificazione), evidenziano una necessità di riscoprire aspetti della storia, della cultura e della vita del mondo rurale. La partecipazione alla rete delle fattorie didattiche del Medio Campidano (la prima rete costituitasi in Sardegna) offre anche alle scuole l’opportunità di visitare le coltivazioni, di imparare i processi di trasformazione artigianale dei prodotti. Su Massaiu è una piccola azienda a conduzione familiare che impiega cinque membri della famiglia. I prodotti acquistati da altre piccole aziende presenti nel territorio, come la carne, formaggio e il vino, sono scelti da Ignazio con particolare cura, sottolineando come sia importante la qualità del prodotto e la relazione di conoscenza e di fiducia con chi lo produce.
Questi vincoli fatti di relazioni informali creano un importante sistema di reti con altre attività profondamente inserite nel territorio, che può rappresentare una risorsa rilevante per il tessuto economico locale.
Riflessioni conclusive
I casi studio hanno evidenziato la creazione di dinamiche nelle economie turistiche locali, legate ai processi di produzione, in cui l’attività agricola è capace di differenziare l'offerta turistica. L’integrazione di elementi quali il territorio, la produzione alimentare locale e tradizionale e le reti tra attori, può caratterizzare spazi locali di cooperazione e rafforzare lo sviluppo neoendogeno sul territorio stesso.
Dai casi analizzati emerge un nuovo interesse anche per l'agricoltura, una delle tendenze poliedriche di intendere il turismo rurale vincolato a nuove pratiche di tipo sostenibile. Emergono nuove reciprocità che mettono al centro della relazione tra turista e territorio, l'esperienza della pratica agricola. Il turista chiede di poter sperimentare in prima persona l'attività produttiva, e il nuovo imprenditore agricolo integra e completa la sua offerta in maniera tale da potergliela fornire. La creazione di questa nuova relazione porta il turista a scoprire il territorio attraverso il ciclo produttivo e fa si che il produttore trasmetta le sue conoscenze ed il suo legame con il territorio.
Il turismo rurale negli ultimi anni è diventato un mezzo efficace per affrontare il problemi socio-economici delle aree rurali in generale e del settore agricolo in particolare. Indipendentemente dalle definizioni statiche, che a volte rischiano di deviare la discussione sulle tendenze emergenti, è importante sottolineare che questa transizione si riferisce ai principi ispiratori dell'attività e dello spirito imprenditoriale degli agricoltori. Le aziende agricole vanno oltre la sola offerta di pernottamento e pasti, riaffermando il ruolo della produzione agricola e delle attività ad essa connesse. In molti casi questa prima fase coincide con la trasformazione in attività commerciale di pratiche, già presenti in azienda, legate soprattutto al lavoro femminile (Brunori e Guarino, 2008) ma anche alla preparazione, professionalità e sensibilità degli operatori agricoli. Per poter adeguarsi infatti alla nuova domanda turistica, gli operatori agricoli aggiornano le loro competenze trasformandosi sempre più frequentemente da agricoltori ed allevatori a veri e propri imprenditori del territorio. Questa nuova figura trae dal territorio e dalla pratica agricola gli elementi necessari e imprescindibili per il successo della propria attività sia turistica sia agricola.
Valori forti legati alla sostenibilità rappresentano un punto di partenza nelle esperienze presentate. I due casi hanno sede in zone svantaggiate e periferiche rispetto ai flussi turistici convenzionali. Per superare gli svantaggi strutturali le aziende agricole hanno deciso di diversificare la propria offerta, integrando anche il trasferimento di conoscenze ed esperienze della loro vita rurale ai propri ospiti. Un ruolo essenziale per migliorare la visibilità e potenziare l’offerta turistica nelle zone rurali è rappresentato da nuove forme di comunicazione come l'accesso a Internet ed ai social network, ma anche la creazione di reti formali e informali, che sono un importante supporto alla diffusione delle opportunità locali e alla dinamizzazione delle economie rurali. Lo scambio di prodotti e di conoscenza condivisa all’interno delle reti informali tra produttori, rappresenta un elemento rilevante soprattutto in un contesto sociale rurale in cui la pratica collaborativa non è diffusa. Entrambe le aziende hanno ricevuto finanziamenti da programmi europei di sviluppo rurale per migliorare la propria impresa e le strutture ricettive.
La difficoltà nella creazione di sinergie e processi di cooperazione a livello locale, insieme alla necessità di un maggiore appoggio istituzionale, continuano ad essere indicati come fattori limitanti in un’ ottica di valorizzazione turistica delle aree prese in esame.
Riferimenti bibliografici
-
Brunori G., Guarino A. (2008), “Il contributo dell’impresa agraria al turismo rurale: un’analisi socioeconomica” in Romano M.F. (a cura), Nuovi turismi Strumenti e metodi di rilevazione, modelli interpretativi, Edizioni Ets, Pisa, pp. 139-155
-
Busby G., Rendle S. (2000), “The transition from tourism on farms to farm tourism”, Tourism Management, n 21(8), pp. 635-642
-
Cawley M., Gillmor D.A. (2008), “Integrated rural tourism: concepts and practice”, Annals of Tourism Research, n 35(2), pp. 316-337
-
Commissione Europea (1986), Action in the field of tourism. Commission Communication to the Council transmitted on 31 January 1986. COM (86) 32 final, 5 February 1986. Bulletin of the European Communities, Supplement 4/86. [link]
-
Di Vittorio A. (2010), “Le prospettive del turismo “esperienziale” nel contesto dell’economia italiana”, Economia Italiana, n.2 pp.523-554
-
Lane B. (1994), “What is rural tourism?” in Bramwell B., Lane B. (a cura), Rural Tourism and Sustainable Rural Development, Channel View Publications, Clevedon, pp. 7-21
-
Yin R.K. (2005), Lo studio di caso nella ricerca scientifica, Armando Editore
- 1. I casi sono stati raccolti nel corso del 2010 e la metodologia utilizzata è di tipo qualitativo e fa riferimento agli studi di caso di Yin (2005). I casi fanno parte di due più ampie ricerche condotte nel contesto delle rispettive tesi di Dottorato delle autrici sulle dinamiche di sviluppo rurale in aree svantaggiate del mediterraneo.