Introduzione
Il contributo intende offrire una descrizione dei due principali fenomeni che negli ultimi decenni hanno caratterizzato il settore agricolo di montagna: la riduzione del numero delle aziende e la perdita di Superficie Agricola Utilizzata (SAU). Senza voler darne una lettura critica approfondita, vengono evidenziate le principali differenze fra le regioni montane italiane nei due intervalli temporali 1990-2000 e 2000-2007. Successivamente vengono riportati tre esempi interessanti di politiche locali riguardanti tre leve significative per lo sviluppo delle aree montane: la gestione delle risorse idriche, la valorizzazione delle produzioni tipiche e la silvicoltura. Se si può considerare cosa nota che una delle caratteristiche dell´Italia è quella di avere un territorio montano che copre il 54,4% dell’intero Paese (ISTAT, EIM, 2007), forse è meno noto ma altrettanto interessante sapere che il nostro Paese figura, insieme a Grecia, Austria e Slovenia fra gli Stati europei con più aree ritenute svantaggiate in ambiente montano (Less Favoured Areas / LFA) (CE, 2011). I dati provvisori relativi al 6° Censimento Generale dell’Agricoltura (ISTAT, 2011) fanno emergere un quadro articolato dell’agricoltura italiana, frutto delle trasformazioni avvenute nel decennio intercorso dal Censimento del 2000 ad oggi. In 10 anni la riduzione del numero di aziende agricole su tutto il territorio nazionale è del 32,2% con un aumento del 44,4% della loro dimensione media e una diminuzione della SAU del 2,3%. Nell’attesa dei dati definitivi del Censimento (Luglio 2012) che permettano di conoscere il dettaglio dell’entità di tali cambiamenti per i territori montani, ai fini di una descrizione dei fenomeni in corso per queste specifiche aree, risulta particolarmente interessante proporre una interpretazione dei dati forniti dall‘Ufficio Statistico dell'Unione Europea (EUROSTAT) riguardanti le zone montane svantaggiate del nostro Paese. Secondo questo set di dati, aggiornati al 2007, in queste aree sono presenti oggi oltre 500 mila aziende agricole con una superficie utilizzata totale pari a poco più di 4 mila milioni di ettari (EUROSTAT, 2010). Lo stesso significativo cambiamento strutturale evidenziato dai dati provvisori del Censimento 2010 ha interessato anche il settore agricolo di montagna che già da alcuni decenni ha riguardato principalmente un forte decremento del numero delle aziende e una significativa perdita di SAU. La modifica sostanziale di questi due importanti fattori per le aree montane ha comportato, e comporta tutt’oggi, una continua diminuzione della loro rilevanza economica, occupazionale e territoriale.
Variazione nel numero delle aziende agricole montane e sviluppo della SAU
Dalla fine del secolo scorso lo sviluppo agricolo montano presenta un’immagine abbastanza eterogenea (Figura 1). Aree con un alto tasso di abbandono delle aziende agricole confinano con regioni aventi perdite modeste e con una situazione stabile oppure, come nel caso dell’Umbria e del Trentino addirittura valori positivi. Le aree montane del Nord e del Centro Italia sembrano più colpite rispetto a quelle del Sud. Inoltre le differenze presenti nelle aree del Nord e del Centro risultano essere più articolate. Le mappe interpretative proposte permettono di leggere chiaramente nel decennio 1990-2000 per le regioni settentrionali un significativo divario tra le province autonome di Trento e Bolzano, che si confermano le più stabili dell’intero arco alpino (Bätzing, 1996) (Streifeneder, 2010), e le altre regioni come il Friuli-Venezia Giulia, la Lombardia e il Piemonte, ove si registra un forte decremento del numero delle aziende e una significativa perdita di superficie agricola. Tra il 2000 e il 2007 (Figura 2) si coglie un’inversione di tendenza: Trento e Bolzano registrano un decremento significativo delle aziende, più marcato per la provincia di Trento (-30,8%), mentre nelle altre regioni il forte decremento registrato nel decennio precedente rallenta vistosamente aumentando solo in Valle d’Aosta e in Veneto. Scenario simile si può osservare circa la superficie agricola utilizzata (Figura 3): il Piemonte è l´unica regione a registrare un valore positivo in controtendenza (+13,1%) rispetto a tutte le altre regioni che registrano, anche sei n alcuni casi in maniera decisamente più moderata che in precedenza, un segno negativo. Per quanto riguarda le regioni appenniniche ed insulari del Paese, con l’eccezione dell’Umbria (+44%), nel decennio 1990-2000 in quasi tutte è possibile riscontrare un marcato calo del numero delle aziende, soprattutto nella regione Abruzzo dove si registra una perdita significativa pari al 50%. Similmente si registra un marcato decremento anche per quanto riguarda la superficie agricola con un valore positivo solo per l´Umbria. Nel decennio seguente (2000-2007) è interessante sottolineare come in alcune regioni come l´Abruzzo ed il Molise il decremento del numero di aziende subisca una significativa flessione mentre in altre, come Toscana, Umbria, Puglia e Sardegna, tale decremento sia rilevante. Si nota, e questo è un risultato per gli autori da sottolineare, che le regioni meridionali in generale sono coinvolte da un decremento moderato del numero di aziende e da valori di superficie agricola più o meno stabili o con valori positivi (caso esemplare la Sardegna) (Figura 4) Senza pretendere di effettuare una ricognizione esaustiva, le motivazioni sono probabilmente da ricercare nella storia e nella diversa gestione dell’assetto del territorio rurale rispetto alle Alpi e nel fatto che il sistema agricolo montano si è oggi attestato ad un numero più limitato di aziende con una dimensione media più grande, in linea con i primi dati del Censimento 2011. Ulteriori ragionevoli motivazioni potrebbero essere la situazione specifica dell’economia regionale o la scarsa possibilità per i conduttori delle aziende di trovare un’occupazione extra agricola (anche part-time) tale da “costringerli”, nonostante redditi agricoli bassi, a mantenere in vita l’attività.
Figura 1 - Sviluppo delle aziende agricole nelle LFA montane, Italia, 1990-2000, (EUROSTAT, 2011)
Fonte: dati EUROSTAT, 2011 – Elaborazione EURAC, 2011
Figura 2 - Sviluppo delle aziende agricole nelle LFA montane, Italia, 2000-2007
Fonte: dati EUROSTAT, 2011 – Elaborazione EURAC, 2011
Figura 3 - Sviluppo della SAU nelle LFA montane, Italia, 1990-2000 (EUROSTAT, 2011)
Fonte: dati EUROSTAT, 2011 – Elaborazione EURAC, 2011
Figura 4 - Sviluppo della SAU nelle LFA montane, Italia, 2000-2007 (EUROSTAT, 2011)
Fonte: dati EUROSTAT, 2011 – Elaborazione EURAC, 2011
Potenzialità di sviluppo inespresse
Le rappresentazioni cartografiche dei dati Eurostat riguardanti le aree svantaggiate di montagna permettono di notare, in alcune regioni italiane, cenni recenti di una inversione di tendenza e di una lenta ripresa dell´economia rurale montana, dovuti prevalentemente ad attività e specificità territoriali come, ad esempio, la valorizzazione dei prodotti tipici, l’allevamento, l’agricoltura biologica, il turismo rurale e le attività agrituristiche. Alcune esperienze dei territori montani, riportate quali esempi di buone pratiche e d’alta potenzialità ma ancora parzialmente o, in alcune regioni, completamente inespresse permettono di comprendere l´importanza della gestione dei territori montani e la centralità, in questo contesto, del lavoro quotidiano del contadino.
Una prima buona pratica è offerta dalla Provincia Autonoma di Bolzano riguardante una modalità di gestione del patrimonio idrico che permetterà alle comunità locali montane di veder crescere la propria ricchezza economica. Quasi 400 milioni di euro verranno versati nei prossimi anni dalle concessionarie di grandi bacini per la produzione idroelettrica, a seguito di richieste specifiche nelle gare per il rinnovo delle concessioni, quale parziale compensazione a favore dei Comuni interessati dalla presenza delle centrali per i disagi causati sul proprio territorio. Fondi che, per legge provinciale, saranno quasi interamente utilizzati per finanziare le attività agricole a favore della gestione ordinaria del territorio montano.
In altre regioni, in territori con evidenti difficoltà economiche e sociali, aziende e amministrazioni pubbliche hanno fatto della loro condizione di relativo svantaggio una virtù sviluppando idee e forme innovative di sopravvivenza per le attività e le genti di montagna: è questo il caso dei prodotti tipici locali o a produzioni di nicchia dove risulta oggi fondamentale associare le produzioni montane ad un marchio che ne identifichi e certifichi la provenienza, la tipologia e la qualità. Le esperienza abruzzesi del Pecorino di Farindola, del Canestrato di Castel del Monte o delle Lenticchie di Santo Stefano di Sessanio dimostrano come una rete coordinata ed una associazione (o cooperativa, consorzio, ecc.) fra aziende, sia per le piccole realtà montane un ottimo strumento di marketing per pubblicizzare ai consumatori del mercato nazionale ed internazionale l’esistenza di prodotti e servizi di alta qualità.
Altro esempio di potenzialità economica inespressa, dei territori montani è la silvicoltura. Il mercato del legname, ed in particolare i settori legati all’edilizia e alla produzione di energia e calore non conoscono crisi: ampi margini di crescita sono, infatti, ancora possibili. Inoltre, si può e si deve considerare dal punto di vista economico, il contributo potenziale espresso dalle foreste montane presenti in Europa ed in Italia per l´assorbimento delle emissioni di C02 (pari a 870 milioni di tonnellate, circa un decimo del totale) (Forest Europe Liaison Unit, 2011). Premiare una corretta gestione del patrimonio rurale, forestale e pascolivo permette all’agricoltore un ulteriore fonte di reddito mentre al settore turistico permette di innovare e trovare nuovi mercati e nuove opportunità di crescita.
Riflessioni conclusive
Le descrizioni proposte evidenziano da un lato la grande diversità dei vari territori montani del Paese, dall’altro suggeriscono caratteristiche e problemi comuni. Gli esempi riportati delle diverse esperienze di Regioni, Province e territori spesso confinanti tra loro qui descritte, sottolineano pur nella loro diversità come, idee e possibilità siano davvero alla portata di tutte le realtà montane nazionali . Rifondere, ed è questo il caso esemplare dell´acqua, le comunità montane per gli impatti negativi che alcune infrastrutture ed usi delle risorse montane hanno sull´ambiente e sulla collettività non basta. La via più corretta è quella di premiare tali comunità per la gestione e la manutenzione corretta del territorio che a sua volta permette al gestore dell´infrastruttura di ottenere un guadagno. Allo stesso modo, premiare una corretta gestione del patrimonio forestale e pascolivo permette al settore turistico di innovare e trovare nuovi mercati e nuove opportunità.
Riferimenti bibliografici
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Bätzing W. (1996), Agricoltura nell’arco alpino, quale futuro? Un bilancio dei problemi attuali e delle soluzioni possibili, F. Angeli, Milano
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CAIRE (2010), Atlante Nazionale del Territorio Rurale, Nuove geografie per le politiche di sviluppo rurale, III edizione, CAIRE, Bologna
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European Commission (2011), Rural Development policy 2007-2013, Aid to farmers in Less Favoured Areas (LFA), http://ec.europa.eu/agriculture/rurdev/lfa
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Forest Europe Liaison Unit (2011), State of Europe's Forests 2011, Status & Trends in Sustainable Forest Management in Europe, UNECE & FAO, Oslo
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ISTAT, EIM (2007), Atlante statistico della montagna italiana. Edizione 2007, Bonomia University Press, Bologna
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ISTAT (2011), Report dei dati provvisori del 6° Censimento Generale dell'Agricoltura, URL : http://censimentoagricoltura.istat.it/index.php?id=73
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Streifeneder T. (2010), Die Agrarstrukturen in den Alpen und ihre Entwicklung unter Berücksichtigung ihrer Bestimmungsgründe, Wirtschaft und Raum, Band 22, Herbert Utz Verlag, München
Siti di riferimento
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European Commission (2011) Rural Development policy 2007-2013, Aid to farmers in Less Favoured Areas (LFA) [link]
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Eurostat (2010) Ad hoc tables from the farm structure survey, Agricultural holdings by LFA status and NUTS regions (FSS 1989/90 to 2007)[link]
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Provincia autonoma di Bolzano – Alto Adige | Ripartizione Acque pubbliche ed Energia, [link]
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Provincia autonoma di Bolzano - Alto Adige | Ripartizione Agricoltura, [link]
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SIAN (2010)
Commenti
Utente non regi... (non verificato)
Gio, 01/01/1970 - 01:00
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commento
E' un articolo esaustivo sia per quanto riguarda le ragioni che contraddistinguono
l'incremento o la diminuzione delle aziende agricole sia per quantyo attiene alla diminuzione del territorio montano adibito a coltivazione. E' interessante notare come l'articolo evidenzi che questi dati , in diminuzione o in crescita , non siano uniformi per tutte le comunità montane . E' giusto premiare quelle comunità che , a parità di risorse , si sforzano di invertire la tendenza negativa .
Commento originariamente inviato da 'aldo omiz.' in data 19/12/2011.
Utente non regi... (non verificato)
Gio, 01/01/1970 - 01:00
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Ruralizzazione ?
Concordo con il commento precedente, perché se è vero che si possono
''notare, in alcune regioni italiane, cenni recenti di una inversione di tendenza e di una lenta ripresa dellŽeconomia rurale montana, dovuti prevalentemente ad attività e specificità territoriali come, ad esempio, la valorizzazione dei prodotti tipici, l'allevamento, l'agricoltura biologica, il turismo rurale e le attività agrituristiche'' è altrettanto vero che certe comunità montane, GAL, istituzioni, enti locali, ecc., possono (dovrebbero) fare la differenza e favorire la costituzione di un'offerta territorializzata di beni e servizi.
Vedendo alcuni documentari recenti sulla Grecia, sulla Francia e sulla Spagna, mi sembra che il ritorno alla campagna subisca un'accelerazione con la recessione. Numerosi giovani di questi paesi lasciano grandi città come Atene, Madrid o Parigi, per stabilirsi in aree rurali, dedicandosi a tutte le attività sopraelencate... In Francia e in Italia (non so negli altri paesi) il censimento della popolazione è in fase di restituzione, e potrebbe forse fornire un'idea più precisa della consistenza di queste dinamiche.
Commento originariamente inviato da 'Luca Piccin' in data 20/12/2011.