Istituto Nazionale di Economia Agraria |
Introduzione
La presentazione delle proposte legislative di riforma della Politica agricola comune (Pac) per il settennio 2014-2020, pubblicate lo scorso ottobre dalla Commissione europea, ha stimolato un ampio dibattito in merito alla coerenza tra obiettivi e strumenti della Pac e agli effetti sul territorio del nuovo regime di sostegno ipotizzato per il primo pilastro.
In Italia, particolare attenzione è data alla questione del passaggio da un aiuto pagato ai beneficiari in funzione di quanto storicamente maturato (il sistema su cui attualmente poggia, nel nostro Paese, il regime di pagamento unico), ad un aiuto forfetario ad ettaro concesso a tutti gli agricoltori (indipendentemente dal fatto che in un passato più o meno lontano abbiano ricevuto o meno aiuti diretti e in che misura) in base alla superficie agricola posseduta, la cosiddetta regionalizzazione1.
In questo articolo, dunque, ci si concentra sugli effetti regionali di ipotesi alternative di regionalizzazione, ai quali l’Inea ha attivamente lavorato attraverso un gruppo di lavoro nato in seno all’Osservatorio sulle politiche agricole dell’UE con il compito di condividere metodologie e strumenti di analisi delle proposte di riforma della Pac 2014-2020. Il lavoro mira ad analizzare il possibile effetto sui redditi netti aziendali dell’applicazione delle proposte di riforma della Pac a livello regionale, a partire da elaborazioni basate sulla banca dati Rica.
La scelta di utilizzare i dati della Rica per simulare gli impatti della riforma della Pac nasce dalla opportunità offerta dalla Rica stessa di stimare le ripercussioni della riforma sui risultati economici delle aziende del campione contabile. È stato infatti possibile verificare le variazioni del reddito netto aziendale in relazione all’importo del premio ipotizzato e questo dato può offrire un’ulteriore chiave di lettura sull’impatto della riforma nell’ambito di un territorio o di un determinato ordinamento produttivo.
Il lavoro prodotto è stato raccolto in una apposita pagina web del sito dell’Inea ([link]), in modo da permettere la rapida diffusione dei risultati. La pagina verrà costantemente aggiornata per adattare gli scenari di simulazione e le relative analisi all’evoluzione della discussione in corso.
È utile sottolineare che il lavoro si basa su scenari di regionalizzazione che rappresentano solo alcune delle possibili applicazione della riforma in Italia. Infatti, non solo le scelte nazionali potrebbero discostarsi, anche di molto, dalle ipotesi alla base del presente lavoro, ma anche la riforma della Pac che verrà approvata entro il 2013 potrebbe essere differente dalle attuali proposte, soprattutto se la crisi economica che sta investendo l’intera Europa imporrà un taglio del contributo di ciascuno Stato membro al bilancio comunitario per il prossimo quadro finanziario o se per finanziar altre politiche a bilancio invariato si dovranno apportare ulteriori tagli al budget complessivo riservato alla Pac.
Le proposte legislative e le implicazioni della regionalizzazione
Le proposte legislative sulla Pac relative ai pagamenti diretti (Commissione europea, 2011a) prevedono la sostituzione del pagamento unico con un set di nuovi aiuti (il cosiddetto spacchettamento) e l’abbandono, a livello aziendale, del legame tra aiuti ai quali si ha diritto e riferimenti storici. Ciò avviene in concomitanza al processo di riavvicinamento degli aiuti tra Stati membri (teso a rendere più uniformi i pagamenti ad ettaro tra Stati membri), che per l’Italia potrebbe comportare, a regime, una riduzione delle risorse disponibili per i pagamenti diretti del primo pilastro della Pac di circa il 7 per cento2. Tutte queste novità avranno importanti conseguenze sull’entità dell’aiuto che ciascun agricoltore riceverà a partire dal 2014 (Henke, Coronas, 2011; De Filippis, 2012).
I nuovi aiuti concorrono, in quote percentuali, a costruire un massimale nazionale fissato per ciascuno Stato membro. Alcuni di questi aiuti sono obbligatori – pagamento base, pagamento verde, aiuto per i giovani agricoltori – altri sono facoltativi – pagamento per le aree soggette a vincoli naturali e sostegno accoppiato – in quanto la loro attivazione è a discrezione dello Stato membro. In alternativa a tali aiuti si propone un regime in favore dei piccoli agricoltori che dovrà essere obbligatoriamente previsto dallo Stato membro, ma la cui partecipazione da parte degli agricoltori è del tutto facoltativa.
Al pagamento base è dedicata una quota del massimale nazionale residuale, vale a dire ciò che resta dopo aver finanziato gli altri aiuti, sia quelli obbligatori che quelli facoltativi, nonché l’eventuale fabbisogno per il regime per i piccoli agricoltori. Al pagamento verde è destinato il 30 per cento del massimale nazionale, mentre la quota destinata ai giovani agricoltori può raggiungere il 2 per cento. Tra gli aiuti facoltativi, il pagamento per le zone soggette a vincoli naturali non può superare il 5 per cento del massimale nazionale, mentre il sostegno accoppiato, in Italia, può raggiungere il 10 per cento. Infine, il regime per i piccoli agricoltori è finanziato con l’importo degli aiuti che va a sostituire (sia quelli obbligatori che facoltativi) e, nel caso in cui tali risorse siano insufficienti, può attingere al massimale nazionale3.
Nelle proposte di riforma viene esplicitamente affermato che sia il pagamento base che quello verde possono essere distribuiti individuando, all’interno del territorio nazionale, delle regioni omogenee, riconosciute tali in funzione della struttura istituzionale o amministrativa, delle caratteristiche agronomiche ed economiche, del potenziale agricolo regionale. In alternativa, tutto il territorio nazionale può essere considerato come una regione unica. Per gli altri aiuti, invece, non si fa esplicito riferimento alla possibilità della regionalizzazione, anzi, sembra che per alcuni di essi (giovani e piccoli agricoltori) tale possibilità non venga proprio presa in considerazione. Per le aree con vincoli naturali, invece, le regioni possono essere individuate in base alle caratteristiche dei vincoli naturali e alle condizioni agronomiche.
Gli effetti redistributivi della regionalizzazione dipendono da come essa viene declinata: da quale criterio viene applicato per individuare le regioni, da quale chiave di ripartizione viene utilizzata per ripartire il massimale nazionale tra le regioni stesse, nonché dall’autonomia riservata alle Regioni nel gestire sul proprio territorio questa mole di risorse finanziarie.
In merito alla scelta delle regioni in Italia, il decentramento amministrativo in materia di agricoltura, e la stessa gestione delle risorse finanziarie per lo sviluppo rurale delle passate programmazioni, farebbero pensare che la scelta possa ricadere sulle regioni amministrative. È chiaro che questo è solo uno dei possibili criteri di regionalizzazione. Altri possibili criteri rimandano ad una suddivisione del territorio nazionale del tutto nuova: zone altimetriche, potenziale agricolo, aree intensive/estensive. Le simulazioni del presente lavoro sono state realizzate supponendo che il criterio seguito nella scelta della regione sarà di legarlo ai confini amministrativi.
In merito alla chiave di distribuzione del massimale nazionale tra le regioni si è scelto di utilizzare due indicatori: il peso detenuto da ciascuna regione nella distribuzione attuale dei pagamenti diretti (chiave PD) e il peso di ciascuna regione nella distribuzione della Sau (chiave Sau). Il primo criterio si potrebbe definire “conservativo”, in quanto permette a ciascuna Regione di ricevere un ammontare di risorse finanziarie proporzionale all’ammontare complessivo di aiuti diretti attualmente ricevuto dalle aziende del proprio territorio. Il secondo criterio segue (parzialmente) l’approccio UE e distribuisce il massimale proporzionalmente al peso di ciascuna regione nella distribuzione della Sau derivante dal 6° censimento generale dell’agricoltura4. Il criterio Sau può essere definito come un criterio altamente redistributivo, visto che alcune regioni amministrative hanno un peso sulla distribuzione della Sau molto differente dal peso nella distribuzione storica dei pagamenti diretti, per via della specializzazione in colture storicamente avvantaggiate o escluse dal sostegno diretto della Pac.
Gli scenari di simulazione e la metodologia
Nel presente lavoro sono stati individuati due scenari di simulazione, entrambi basati sulle regioni amministrative.
Nelle simulazioni si supporrà che solo il pagamento base e il pagamento verde siano regionalizzati, e che tutti gli altri aiuti restino di competenza nazionale; quindi i massimali regionali saranno composti solo dalla distribuzione del massimale nazionale relativo al pagamento di base (48 per cento del massimale complessivamente attribuito all’Italia5) e di quello relativo al pagamento verde (30 per cento del massimale complessivamente attribuito all’Italia).
Tale scelta poggia sul fatto che, come già ricordato, per i pagamenti per i giovani, così come per quello per i piccoli agricoltori, il regolamento non sembra dare la possibilità di procedere ad un pagamento regionale. Nel caso dei pagamenti accoppiati, già in precedenza l’Italia ha optato per una loro gestione centralizzata (art. 69 del Reg. 1782/2003 e art. 68 del Reg. 73/2009). Per le zone con vincoli naturali sarebbe teoricamente possibile procedere ad una distribuzione dell’aiuto per le aree svantaggiate, ma l’attuale normativa, per ciò che riguarda le zone svantaggiate diverse dalle montane, è in fase di revisione6.
Lo status quo rispetto al quale valutare gli effetti distributivi è calcolato riportando al 2013 la distribuzione degli aiuti tra le regioni del 2008, tenuto conto delle modifiche apportate dall’Health Check7.
Nella valutazione dell’impatto sulle aziende del nuovo sistema di aiuti, occorre tenere conto del fatto che, per via dell’applicazione del criterio di convergenza a livello UE, l’Italia ha a disposizione un ammontare di risorse da “spalmare” sul territorio nazionale inferiore del 6,9 per cento rispetto allo status quo; il secondo fattore di cui tenere conto riguarda il fatto che nelle simulazioni si è proceduto alla regionalizzazione solo del pagamento base e di quello verde, che rappresentano solo alcuni degli aiuti a cui gli agricoltori avranno diritto. A tali aiuti, infatti, avendone diritto, potrebbero aggiungersi quello per zone con vincoli naturali e/o quello per i giovani e/o l’aiuto accoppiato, che contribuirebbero, a seconda dei casi, a ridurre l’impatto negativo della riforma o ad accrescerne l’impatto positivo.
Gli scenari riportano la situazione a regime, cioè al 2019, senza tenere conto delle tappe intermedie di avvicinamento.
Gli scenari individuati sono i seguenti:
- Scenario 1: si suppone che il massimale nazionale per il pagamento di base (1.843 milioni di euro) e di quello per il pagamento verde (1.152 milioni di euro) siano distribuiti tra Regioni e Province autonome sulla base del peso che ciascuna di esse riveste sulla Sau nazionale (peso Sau) (Tabella 1).
- Scenario 2: si suppone che il massimale nazionale per il pagamento base sia distribuito tra le Regioni usando il peso detenuto da ciascuna di esse sugli aiuti storici (peso PD) (Tabella 2) e che, vista la natura del pagamento “verde” legata alla gestione del territorio, il relativo massimale sia distribuito tra regioni sulla base del criterio legato alla Sau.
Nello scenario 1 l’aiuto forfetario regionale è uguale per tutte le regioni e pari a 232,6 euro/ettaro (143,1 come pagamento base e 89,4 come pagamento verde). Questa concordanza si avrebbe, tuttavia, solo nel caso in cui, in tutte le regioni, ci fosse una perfetta aderenza tra la superficie per la quale è assegnato l’aiuto (la Sau conteggiata nel Censimento) e la superficie per la quale gli agricoltori chiedono di fissare gli aiuti. In pratica, però, è molto improbabile che tutta la superficie teorica venga coperta da titoli. La differenza tra le due entità determinerà lo scostamento tra importo reale dell’aiuto e importo teorico in ciascuna regione.
Lo scenario 2, più conservativo, si differenzia dallo Scenario 1 perché si ipotizza che il massimale nazionale relativo al pagamento di base venga distribuito tra le regioni usando il peso detenuto da ciascuna di esse sugli aiuti storici. Tale criterio, sebbene non abbia il potere di ribaltare il segno dei saldi dello scenario 1, ha il potere di ridurre l’effetto redistributivo del pagamento basato sulla distribuzione della Sau. Nello scenario 2, l’aiuto teorico ad ettaro varia tra regioni (Tabella 3).
Tabella 1 - Scenario 1. Massimali regionali per pagamento base e per pagamento verde (2019)
Note: Massimale nazionale da utilizzare per altri aiuti = 845.153.980 euro
Fonte: ns. elaborazioni su dati Commissione europea, Eurostat, Agea, Istat
Tabella 2 - Scenario 2. Massimali regionali per pagamento base e per pagamento verde (2019)
Note: Massimale nazionale da utilizzare per altri aiuti = 845.153.980 euro
Fonte: ns. elaborazioni su dati Commissione europea, Eurostat, Agea, Istat
Tabella 3 - Scenario 2. Aiuto forfetario regionale (€/ha) (2019)
Fonte: ns. elaborazioni su dati Commissione europea, Eurostat, Agea, Istat
Alcune caratteristiche del campione Rica
Nel triennio di riferimento 2007/2009, il 75 per cento delle aziende Rica ha beneficiato di pagamenti diretti, con una concentrazione nel polo seminativi (30 per cento), arboreo (23 per cento) e erbivoro (25 per cento).
Il 46 per cento delle aziende del campione è localizzato nell’Italia settentrionale, con una leggera prevalenza dell’area del Nord-Est. In termini di localizzazione altimetrica, la maggior parte delle aziende del campione ricade in collina (46 per cento), seguita dalla pianura (33 per cento).
Differenze di rilievo tra le circoscrizioni geografiche si rilevano in merito al reddito netto medio per azienda. In Italia, mediamente, il reddito netto delle aziende con aiuti è pari a poco meno di 47 mila euro, mentre quello delle aziende senza aiuti è di poco più di 60 mila euro. Al contrario, nel Nord-Ovest il reddito netto delle aziende con aiuti supera i 70 mila euro e sovrasta di poco meno di 20 mila euro il reddito netto medio delle aziende senza aiuti. Questo risultato si deve soprattutto ai risultati produttivi delle aziende con specializzazione zootecnica (aziende con erbivori, granivori e allevamento misto). Altra differenza di rilievo, ma di segno opposto, si rileva nel Centro Italia. Infatti, in questo caso, le aziende senza aiuti registrano un reddito netto di oltre 100 mila euro, grazie al polo arboreo, mentre le aziende con aiuti producono mediamente 42,5 mila euro di reddito netto.
In termini di zona altimetrica, il reddito netto più elevato si registra in pianura (mediamente oltre 60 mila euro). Solo tra le aziende senza aiuto quelle di montagna fanno registrare un reddito netto più alto e pari a circa 72 mila euro, grazie all’influenza delle aziende del Centro.
Principali risultati nei due scenari
Nel primo scenario è stato ipotizzato un aiuto unitario identico in tutte le Regioni italiane, calcolato, come già esplicitato nella metodologia, sulla base di una ipotetica ripartizione del pagamento base e del pagamento verde in relazione al peso della Sau. In tale ipotesi (Tabella 4) l’analisi per polo e per circoscrizione geografica evidenzia una variazione media negativa degli aiuti del -11,4 per cento con andamenti abbastanza difformi tra i vari territori: si va dal - 27,3 per cento dell’Italia Nord-Occidentale al + 38,3 per cento dell’Italia insulare. Anche il reddito netto diminuisce mediamente del 2,1 per cento nel Paese.
Tabella 4 - Scenario 1. Variazione percentuale del reddito netto e dell'aiuto per polo e circoscrizione geografica
Fonte: ns. elaborazioni su banca dati Rica Inea
Tali risultati sono direttamente ascrivibili agli ordinamenti produttivi caratterizzanti le aree del Paese: i seminativi, infatti, risentono in misura maggiore della modifica dell’importo degli aiuti (-38,6 per cento), raggiungendo nell’Italia Nord-Occidentale, territorio caratterizzato dalla presenza di aziende risicole, una riduzione pari quasi al 60 per cento (Figura 1). Anche nella altre circoscrizioni geografiche la diminuzione dell’aiuto ai seminativi è elevata, ma assomma al più al -38 per cento nell’Italia centrale, territorio in cui è presente la coltivazione del tabacco, anch’essa contrassegnata da elevati premi unitari8. Nell’Italia insulare si registra un positivo impatto della riforma grazie al fatto che in queste regioni solo l’ordinamento seminativi, peraltro non numericamente prevalente, ha, nel triennio di riferimento 2007/09, un aiuto minore di quello ipotizzato in questa simulazione,. L’impatto delle variazioni dell’aiuto sul reddito netto delle aziende a seminativi è differenziato per circoscrizioni e pesa in maniera più significativa nel Centro Italia, caratterizzato da regioni nelle quali è alta la dipendenza dagli aiuti, essendo l’incidenza degli stessi sul reddito netto pari al 66 per cento nel triennio considerato.
Figura 1 - Scenario 1. Variazione percentuale dell’aiuto e del reddito netto del polo seminativi per circoscrizione geografica
Fonte: ns. elaborazioni su banca dati Rica Inea
L’ortofloricoltura è l’ordinamento che registra, in questo scenario, i risultati migliori, con un incremento medio dell’aiuto unitario di circa 170 euro/ettaro. Questo aumento incide poco sulla variazione del reddito netto (in Italia pari in media al +2,1 per cento), essendo l’ordinamento molto redditizio e poco dipendente dagli aiuti.
Relativamente poi all’analisi dei dati per zona altimetrica (Figura 2), è la montagna ad avvantaggiarsi della riforma del sistema di sostegno: gli aiuti per ettaro più che raddoppiano, con ricadute positive sia sul reddito netto (+11,3 per cento) che sull’incidenza degli aiuti sul reddito netto (che aumenta di quasi 20 punti percentuali). Tale risultato si rileva in tutte le circoscrizioni geografiche, ma è nell’Italia Nord-Occidentale che si registra l’incremento percentuale dell’aiuto più elevato (+334 per cento), dove il territorio è caratterizzato dalla presenza di pascoli e di erbai, non oggetto di aiuti nell’attuale periodo di programmazione. Di contro, è in pianura che la diminuzione dell’aiuto unitario è più elevata (-44,4 per cento), riduzione che nell’Italia Nord-Occidentale è ancora più accentuata, arrivando a -61,6 per cento; è un dato cui porre attenzione, anche in considerazione del fatto che, nel campione analizzato, le aziende di pianura dell’Italia Nord-Occidentale rappresentano circa 1/4 del totale Italia. In collina, mediamente, gli aiuti diminuiscono poco (-2,2 per cento), con differenziazioni territoriali significative: si va dal -14,4 per cento dell’Italia meridionale al +77,2 per cento dell’Italia insulare.
Figura 2 - Scenario 1. Variazione percentuale dell’aiuto unitario e del reddito netto aziendale per circoscrizione geografica e per altimetria
Fonte: ns. elaborazioni su banca dati Rica Inea
Il secondo scenario ipotizza una distribuzione del pagamento di base tra le regioni in rapporto al peso che ciascuna di esse riveste nella distribuzione storica degli aiuti. Il valore del pagamento verde, invece, è attribuito sulla base del peso che ciascuna regione riveste sulla Sau nazionale. Nell’analisi per circoscrizione geografica, il valore dell’aiuto utilizzato per la simulazione è calcolato come media del valore degli aiuti delle singole regioni appartenenti alla circoscrizione, pesati con la relativa Sau dei poli e/o della zona altimetrica (Tabella 5).
Anche in questo secondo scenario si registra, a livello dell’intera Italia, una diminuzione degli aiuti del 16,6 per cento e del reddito netto (-3,1 per cento), più accentuata rispetto alla precedente simulazione e comune, in misura diversa, a tutte le circoscrizioni geografiche9.
Tabella 5 - Scenario 2. Variazione percentuale del reddito netto e dell'aiuto per polo e circoscrizione geografica
Fonte: ns. elaborazioni su banca dati Rica Inea
Il polo seminativi (Figura 3) si conferma maggiormente penalizzato e fa registrare, mediamente, una diminuzione degli aiuti del 38,3 per cento e del reddito netto del 19,6 per cento. In questo caso tutte le circoscrizioni geografiche risentono negativamente della variazione degli aiuti, anche se, rispetto alla prima simulazione, sono maggiormente sfavorite le circoscrizioni del Centro e del Sud Italia, così come anche le Isole.
Figura 3 - Scenario 2. Variazione dell’aiuto e del reddito netto del polo seminativi per circoscrizione geografica
Fonte: ns. elaborazioni su banca dati Rica Inea
Infatti, l’analisi evidenzia che, sia nell’Italia Nord-Occidentale che in quella Nord-Orientale, sono gli ordinamenti zootecnici e i seminativi ad essere maggiormente penalizzati dal nuovo importo dell’aiuto, mentre nelle altre circoscrizioni sono i seminativi a subire le maggiori decurtazioni (-43,6 per cento nell’Italia centrale, -21,8 per cento nell’Italia meridionale e -17,4 per cento nell’Italia insulare). Gli ordinamenti arboreo e ortofrutticolo registrano un incremento degli aiuti in Italia, pari rispettivamente al 44 per cento e al 70 per cento. Il dato, però, non è uniforme in tutta la Penisola: nel Nord questi ordinamenti presentano un incremento maggiore della media, mentre nel Meridione le coltivazioni arboree vedono ridurre il premio del 30 per cento.
Anche nel secondo scenario (Figura 4) si evidenzia un incremento dei premi in montagna di circa il 70 per cento, mentre la collina (-11,5 per cento) e ancor più la pianura (-40 per cento) subiscono una riduzione. Come nel primo scenario, gli aumenti maggiori sono presenti nella montagna del Nord Italia, territorio nel quale raggiungono incrementi di quasi il 200 per cento nelle regioni occidentali. Il maggior importo degli aiuti non ha però un’analoga ricaduta positiva sul reddito netto, il cui aumento è decisamente più contenuto (+16,1 per cento) Le aziende della pianura nell’Italia Nord-Occidentale presentano il tasso di diminuzione più elevato degli aiuti (-53 per cento).
Figura 4 - Scenario 2. Variazione percentuale dell’aiuto unitario e del reddito netto aziendale per circoscrizione geografica e per altimetria
Fonte: ns. elaborazioni su banca dati Rica Inea
Conclusioni
Il lavoro presenta un primo tentativo di analizzare l’impatto della regionalizzazione in Italia sui redditi netti aziendali per circoscrizione geografica, polo produttivo e zona altimetrica.
Gli scenari sui quali si sono basate le simulazioni rappresentano solo alcune delle possibili applicazioni della regionalizzazione in Italia. Non è affatto scontato, infatti, che la struttura amministrativa sia il criterio in base al quale saranno definite le regioni nel nostro Paese, né vi è alcuna certezza sulle chiavi di ripartizione del massimale tra regioni, o su quali aiuti possano essere attivati in Italia e in che misura. Importante, inoltre, sarà il margine di discrezionalità che verrà riconosciuto alle Regioni nell’applicare la riforma della Pac e quindi la loro capacità di calibrare gli aiuti sul territorio e di creare sinergie con gli interventi previsti nel secondo pilastro o anche nelle altre politiche strutturali.
L’analisi sinteticamente presentata in queste pagine mette in evidenza che, a seconda dei criteri con cui si realizzerà la regionalizzazione, e soprattutto nel caso in cui la regione coincidesse con i confini amministrativi, si potrebbe avere una distorsione della concorrenza tra aziende dello stesso settore che operano in regioni diverse. Vale a dire che aziende del tutto simili per ordinamento produttivo, tecniche colturali, costi di produzione potrebbero ricevere aiuti differenti per il solo fatto di trovarsi localizzate in due diverse regioni amministrative.
Occorre tuttavia sottolineare che non solo l’applicazione della riforma della Pac sul territorio nazionale sia tutta da definire, ma anche che la stessa riforma potrebbe divergere dalle proposte come risultato della trattativa tra Stati membri e Commissione e delle modifiche richieste dal Parlamento europeo. I temi più sensibili da questo punto di vista, capaci di modificare l’impatto della riforma sui singoli Paesi, sono numerosi. Solo per citarne alcuni: (a) l’intervallo di tempo entro il quale pervenire ad un aiuto forfetario ad ettaro regionale e l’obbligatorietà di pervenire entro il 2019 ad un aiuto uniforme entro la regione; (b) la quota di aiuti da assegnare ai pagamenti verdi, se e quanta discrezionalità avranno i Paesi nel definire le misure “verdi” e quale sarà il legame con il pagamento di base; (c) la definizione di agricoltore attivo; (d) le regole del capping.
Ma un altro elemento che concorre a rendere molto incerto l’esito di questo processo di riforma è la conclusione dell’altro tavolo negoziale, quello sulle prospettive di bilancio 2014-2020. Qualora si dovesse rendere necessario reperire risorse finanziarie per equilibrare la minore contribuzione a bilancio degli Stati membri è ovvio che tali risorse verrebbero reperite dal capitolo della Pac, quello più ricco e meno difendibile, con un probabile effetto di alleggerimento, o addirittura cancellazione, delle parti della riforma più problematiche per il loro impatto sui redditi degli agricoltori, come il greening o la regionalizzazione, dando così vita ad una revisione soft dell’attuale Pac.
Riferimenti bibliografici
-
Commissione europea (2011a), Proposta di Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante norme sui pagamenti diretti agli agricoltori nell’ambito dei regimi di sostegno previsti dalla politica agricola comune, Com (2011) 625 definitivo, Bruxelles, 12.10.2011
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Commissione europea (2011a), Proposta di Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica del regolamento (CE) n. 73/2009 in ordine all’applicazione dei pagamenti diretti agli agricoltori per il 2013, Com (2011) 630 definitivo, Bruxelles, 12.10.2011
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De Filippis F. (2012) (a cura), La nuova Pac 2014-2020.Un’analisi delle proposte della Commissione, Quaderni Gruppo 2013, Edizioni Tellus, Roma
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Henke R., M.G. Coronas (2011), “The Financial and Distributive Aspects of Direct Payments in the New Cap”, Pagri/Iap Politica Agricola Internazionale, Vol. 1
-
Pupo D’Andrea M.R. (2011), “Finestra sulla Pac: le proposte dei regolamenti 2014 – 2020”, Agriregionieuropa, 27, pp.32-36
- 1. In realtà, il nuovo regime, secondo le proposte, sarà garantito a tutti coloro che al 2011 possedevano almeno un titolo e a chi non possedeva titoli ma produceva esclusivamente ortofrutta o vite.
- 2. Il massimale per l’Italia passerà da 4.128 milioni di euro del 2013 a 3.841 milioni di euro nel 2019, benché già nel 2017 si raggiunga tale importo.
- 3. Per maggiori dettagli sulla natura dei pagamenti e le condizioni da osservare per essere ammessi a riceverli si rimanda a Pupo D’Andrea, 2012.
- 4. La Commissione europea ha sì usato il peso degli Stati membri nella distribuzione della superficie agricola, ma non la Sau derivante dall’ultimo censimento, bensì la superficie abbinata ai titoli nel 2009. Avendo l’Italia applicato il criterio storico di distribuzione degli aiuti e avendo fatto slittare l’inclusione del’ortofrutta al 2010, la superficie ammissibile nel 2009 risulta nettamente inferiore alla Sau 2010.
- 5. Tale percentuale deriva dall’ipotesi che l’Italia scelga di attivare tutti gli aiuti nella seguente misura: 2 per cento per i giovani agricoltori, 10 per cento ai pagamenti accoppiati, 10 per cento complessivamente per i pagamenti alle aziende che ricadono nelle zone soggette a vincoli naturali e regime per i piccoli agricoltori.
- 6. Inoltre, nell’uso della banca dati Rica, un’ulteriore stratificazione delle aziende (quelle ricadenti in comuni svantaggiati e le altre) ridurrebbe ulteriormente il numero di aziende per strato con la reale possibilità, scendendo la numerosità delle aziende per strato sotto le 5 unità, di non poter restituire i dati.
- 7. Il massimale 2013 è quello proposto nel pacchetto legislativo (Commissione europea 2001b), vale a dire il massimale fissato nel reg. 73/2009 al netto di un tasso di modulazione del 10 per cento.
- 8. A partire dal 2010 il 50 per cento del sostegno garantito storicamente al tabacco è stato trasferito allo sviluppo rurale. Di conseguenza, le perdite rilevate per il settore a seguito dell’applicazione dei due scenari di riforma sono sovrastimate.
- 9. È forse il caso di sottolineare che le variazioni complessive dell’aiuto nei due scenari non coincidono perché le simulazioni sono state fatte sul campione di aziende Rica e non sull’universo Italia. Solo in tal caso il saldo sarebbe coincidente e pari a -6,9% (la perdita complessiva di risorse per l’Italia).