È stato definito “storico” l’accordo raggiunto tra i 159 membri del Wto nella nona conferenza ministeriale, che si è tenuta a Bali (Indonesia), dal 3 al 7 dicembre 2013. Si tratta infatti del primo accordo siglato a quasi vent’anni dalla nascita stessa dell’organizzazione, il 1 gennaio del 1995. Al di là del suo contenuto (un ristretto pacchetto di misure nell’ambito del Doha Round su cui è stato possibile trovare un compromesso), esso acquisisce anche un forte significato simbolico quale segnale di fiducia dei negoziati multilaterali; ciò è vero in particolare se si considerano gli anni di stallo delle trattative del Doha Round, lanciato nel lontano 2001 e reso sempre più complesso al passare del tempo e all’evolversi del contesto commerciale mondiale.
La Conferenza di Bali, presieduta dal ministro del commercio indonesiano Gita Irawan Wirjawan, è stata caratterizzata da negoziati intensi, ed è durata un giorno in più del previsto. L’ultimo colpo di scena è stato il tentativo da parte di Cuba di includere nell’accordo sulla trade facilitation di un testo in riferimento all’embargo statunitense (risoltosi poi con il semplice richiamo al principio di non discriminazione del Gatt).
Il risultato si compone di un accordo su trade facilitation, decisioni inerenti all’agricoltura nonché misure per i paesi in via di sviluppo.
Vediamo prima nel dettaglio i punti inerenti ai negoziati per l’agricoltura. La prima è una dichiarazione riguardante i sussidi alle esportazioni: nella Conferenza Ministeriale di Hong Kong, nel 2005, i paesi membri del Wto si erano impegnati ad abolire entro la fine del 2013 tutte le forme di sostegno alle esportazioni e a regolamentare le misure con effetto analogo (ad esempio, crediti all'esportazione, imprese commerciali esportatrici di stato, aiuti alimentari). Tale impegno era stato però subordinato al completamento del Doha Round. Questo principio resta valido; è stato d’altra parte chiaro sin dall’inizio che qualunque richiesta di estrapolare questo tema dal single undertaking (l’accordo unico) del Doha Round sarebbe stata assolutamente irrealistica, in quanto limpegno era stato originariamente accettato da Stati Uniti e Unione Europea solo a questa condizione. A Bali i Paesi membri hanno quindi ribadito il proseguimento degli sforzi secondo quanto contenuto della Dichiarazione di Hong Kong. Oltre a questo, si sono però impegnati a che nel frattempo le sovvenzioni effettivamente concesse restino nettamente al di sotto del limite massimo consentito dal Wto. Un’ulteriore novità riguarda l’aumento della trasparenza riguardo alle misure di sostegno alle esportazioni, per le quali i membri del Wto dovranno fornire informazioni dettagliate e periodiche (per gli strumenti di finanziamento delle esportazioni, ad esempio, finora non vigeva alcun obbligo in questo senso).
La seconda decisione riguarda l’amministrazione delle quote a tariffa ridotta. Secondo la proposta presentata dal G20 nell'ottobre 2012, l’obiettivo è soprattutto rimuovere gli ostacoli che impediscono l’utilizzo in modo efficace. L’accordo prevede perciò alcune misure riguardanti ad esempio la durata massima di trattamento della richiesta per l’utilizzo della quota, o prescrizioni relative alla pubblicazione tempestiva delle informazioni rilevanti. I Paesi industrializzati per i quali il tasso di utilizzo delle quote all’importazione si mantenga al di sotto del 65 per cento per tre anni consecutivi potranno essere vincolati a modificare il loro meccanismo di attribuzione o nella procedura in base all'ordine di entrata (first-come, first-served) o nella concessione automatica delle licenze. I Paesi in via di sviluppo sono temporaneamente esclusi da questo obbligo. Gli Stati Uniti hanno ottenuto, qualora non si trovassero soluzioni adeguate per i paesi in via di sviluppo (in cui rientra anche la Cina), di esservi anch’essi esclusi.
Vi sono infine due decisioni riguardanti il sostegno interno al settore agricolo, entrambe basate una proposta del G33. La prima, meno controversa, è relativa all’inserimento esplicito all’interno della scatola verde di misure di sostegno alla riforma agraria per favorire lo sviluppo rurale. Sebbene finora non esplicitamente inserite nella lista di esempi ("list of examples for general services"), tali misure in pratica erano già ricomprese all’interno della scatola verde. La seconda decisione ha invece richiesto lunghe trattative, che si sono sbloccate soltanto in seguito al raggiungimento di un compromesso tra India e Stati Uniti. La prima voleva essere sicura di ottenere una sorta di “clausola di pace” che mettesse al sicuro i sussidi nell’attesa di giungere ad una soluzione definitiva; i secondi hanno invece espresso timore che questi potessero avere effetti distorsivi sui mercati internazionali. L’accordo prevede, in generale, che non si possa fare ricorso in sede Wto contro le misure per lo stoccaggio destinate ad assicurare la sicurezza alimentare nei paesi in via di sviluppo anche se queste sono in eccesso rispetto a quanto previsto dagli obblighi per la scatola gialla. Questo meccanismo però è temporaneo e valido soltanto fino al momento in cui si troverà una soluzione permanente; l’obiettivo è di giungere una soluzione definitiva entro la Conferenza Ministeriale del 2017. I Paesi membri si impegnano quindi a negoziare un accordo per una soluzione permanente che venga adottata nell’undicesima Conferenza Ministeriale.
Oltre alla decisione sui programmi per lo stoccaggio pubblico, anche l’amministrazione sulle quote a tariffa ridotta è stata negoziata a Bali, mentre negli altri casi ci si è basati su testi sui quali l’accordo era già stato trovato nei lavori preparatori a Ginevra.
Per quanto riguarda il settore del cotone, la decisione ministeriale adottata riafferma il mandato della Conferenza di Hong Kong di trattare il tema in modo ambizioso, veloce e specifico all’interno dei negoziati agricoli; riconosce che fino ad ora non sono stati ottenuti risultati in ambito della regolamentazione del commercio; si impegna quindi ad aumentare il monitoraggio e la trasparenza in quest’area, in modo particolare per le misure applicate in mercati di interesse per i paesi meno avanzati; sottolinea l’importanza dell’assistenza allo sviluppo.
L’accordo su trade facilitation è un accordo multilaterale per semplificare le procedure doganali, con l’obiettivo di ridurne i costi e migliorarne l’efficienza. É il risultato più importante della Conferenza di Bali; i benefici per l’economia mondiale sono stati stimati tra i 400 ed i 1000 miliardi di dollari [link Wto]. Parte dell’accordo include assistenza per i paesi in via di sviluppo ed i paesi meno avanzati. Il testo adottato a Bali sarà ora controllato dal punto di vista legale, con l’obiettivo di arrivare all’adozione da parte del Consiglio generale entro il 31 luglio 2014.
Le decisioni inerenti allo sviluppo riguardano 1) l’accesso al mercato a tariffa zero e senza limitazioni per i prodotti provenienti dai paesi meno avanzati, con l’invito ai paesi sviluppati che non l’hanno ancora concesso su almeno il 97% dei loro prodotti (come contenuto nella Dichiarazione di Hong Kong) ad agire in questo senso; 2) “maggiore sforzo possibile”, ma non vincolante, per l’applicazione di regole d’origine semplificate per i prodotti provenienti dai paesi meno avanzati; 3) chiarificazioni sulla deroga che consente accesso preferenziale ai paesi meno avanzati nel commercio dei servizi; 4) un meccanismo di monitoraggio per il trattamento speciale e differenziato.
La Conferenza di Bali ha visto anche l’entrata nel Wto dello Yemen, che dopo la ratificazione diventerà il 160 esimo membro del Wto [link Wto].
La Dichiarazione ministeriale di Bali contiene anche indicazioni per il proseguimento delle trattative nel corso del 2014 sui numerosi temi che restano aperti nell’ambito del Doha Round, per i quali i Paesi membri ribadiscono il loro impegno. Il Trade Negotiations Commitee è incaricato di preparare nel corso del 2014 un programma di lavoro, basato sulle decisioni prese nella Conferenza di Bali, in cui saranno prioritari quei temi nel pacchetto di Bali per i quali non è stato possibile ottenere soluzioni giuridicamente vincolanti.
Se l’accordo di Bali è stato definito “storico”, è altrettanto vero che se non si fosse riusciti ad avere un accordo neppure su questo pacchetto di misure ciò sarebbe stato interpretato come un grave segnale per il Wto ed in generale il futuro dei negoziati multilaterali. Nel frattempo, proseguono i negoziati per la creazione di aree di libero scambio dal potenziale enorme, come il Trans-Pacific Partnership (Tpp) Agreement , negoziato da dodici Paesi sulle due sponde dell’Oceano Pacifico (Australia, Brunei, Canada, Cile, Giappone, Malesia, Messico, Nuova Zelanda, Peru, Singapore, USA, Vietnam) e il Trans-Atlantic Trade and Investment Partnership Agreement tra Stati Uniti ed Unione Europea, la quale ha recentemente concluso un accordo di libero scambio con il Canada.
La Dichiarazione e le Decisioni della Conferenza Ministeriale di Bali sono disponibili sul sito del Wto [link Wto], [link Wto], [link Wto].
Finestra sul WTO n.26
News |
Accordo commerciale EU – Canada
Il 18 Ottobre 2013, UE e Canada hanno raggiunto un accordo politico sugli elementi chiave di un accordo di libero scambio (Finestra sul Wto Settembre 2013), che rimuoverà oltre il 99 % delle tariffe tra i due Paesi. Si tratta del primo accordo commerciale tra l’UE ed un paese del G8. Restano ora le discussioni tecniche per finalizzare i testi legali dell’accordo. Le trattative, iniziate nel 2009 e che avrebbero dovuto concludersi in 2 anni, hanno richiesto sforzi in particolare per trovare una soluzione per l’accesso al mercato della carne bovina di provenienza dell’UE e dei prodotti lattiero caseari canadesi.
Per questi ultimi, l’UE ha ricevuto una quota all’importazione a tariffa ridotta nel mercato canadese di 18.500 t per le esportazioni di formaggio, che si sommano alle 13.400 t attuali; il Canada riceve invece una quota all’importazione a tariffa ridotta di 50.000 t di carne bovina hormone- free (Agraeurope, 18/10/2013).
Inoltre, 145 indicazioni geografiche avranno pieno riconoscimento e protezione sul mercato canadese.
Per saperne di più: [Link EU COM]
Entrata in vigore delle modifiche al Sistema Generalizzato delle Preferenze (Gsp)
A partire dal 1 gennaio 2014 sono entrate in vigore le modifiche al Sistema Generalizzato delle Preferenze (Gsp) dell’UE (Finestra sul Wto Giugno 2011). Le modifiche riguardano quali paesi possono beneficiare delle preferenze, e per quali prodotti. In particolare, degli attuali 177 paesi beneficiari soltanto 90 continuano a poter usufruire del Gsp; 67 paesi saranno coperti da altri accordi, mentre 20 paesi, che nel frattempo hanno raggiunto livelli di reddito alto e medio alto, non beneficeranno più di accesso preferenziale. In questo modo si assicura che il Gsp sia diretto effettivamente ai Paesi che più ne hanno bisogno. Al tempo stesso aumenta il supporto per i paesi che rispettano le convenzioni internazionali sui diritti umani, gli standard di lavoro, l’ambiente e buona amministrazione (lo schema conosciuto come Gsp+, che comprende riduzioni tariffarie addizionali).
Per saperne di più: [Link EU COM] [Link EU COM]
*Quanto scritto è esclusivamente di responsabilità dell’autrice e non riflette in alcun modo la posizione dell’Ufag
- Accedi o registrati per inserire commenti.