Il settore istituzionale delle famiglie agricole
L’agricoltura continua ad essere un settore per la maggior parte basato su imprese di natura famigliare, anche nei paesi sviluppati. Questa peculiarità di natura istituzionale caratterizza tipicamente ed è strettamente correlata anche con le modalità con cui il processo produttivo agricolo viene organizzato in unità di produzione.
Uno studio organico della formazione e distribuzione del reddito in agricoltura non può, come ovvio, prescindere da questo aspetto. Una prima distinzione che può essere utile introdurre è quella tra agricoltura intesa come settore di produzione e agricoltura intesa come settore istituzionale. Si tratta di una distinzione che si richiama a due modalità alternative di disaggregazione dell’economia ai fini della sua rappresentazione contabile: per settori produttivi e per settori istituzionali (Rocchi e Stefani, 1997). La disaggregazione dei conti per settori produttivi implica una classificazione delle unità di attività economica locale sulla base della natura del processo produttivo attuato o, alternativamente, della merce prodotta1. In questo caso, quando parliamo di agricoltura intendiamo l’insieme delle unità di produzione agricole o, più semplicemente, delle aziende agrarie. L’articolo di Antonio Cristofaro in questo stesso numero di Agriregionieuropa descrive dettagliatamente la rappresentazione di questo “concetto” di agricoltura nella contabilità nazionale.
La disaggregazione dei conti nazionali per settori istituzionali, viceversa, si basa su un criterio di classificazione dei soggetti che operano come attori nel sistema economico, allocando risorse economiche in attività di produzione e di investimento, consumando beni e servizi, distribuendo e ridistribuendo i flussi di reddito e allocando i redditi stessi tra consumo e risparmio2. La classificazione fondamentale delle istituzioni, presente in contabilità nazionale, distingue tra famiglie, imprese e governo, ma ovviamente ciascuna di queste grandi categorie può essere ulteriormente disaggregata in sottogruppi con caratteristiche omogenee. Parlare di agricoltura come settore istituzionale significa dunque riferirsi ad un insieme di soggetti connessi in qualche modo con la realizzazione delle attività di produzione agricole nel sistema economico.
Proprio la natura tipicamente famigliare delle imprese agricole suggerisce lo studio dell’agricoltura come settore istituzionale delle famiglie agricole. Ai fini dell’analisi economica, ad esempio, la forte sovrapposizione tra famiglia e impresa tipica dell’agricoltura richiede di considerare come non separabili le decisioni di produzione e di consumo (Perali, 2000). Dal punto di vista strettamente statistico il concetto di settore istituzionale delle famiglie agricole incrocia una classificazione istituzionale (famiglie) con una di carattere tecnico (agricole). L’agricoltura viene in questo caso intesa come quella parte del settore delle famiglie caratterizzata da una qualche prevalenza dell’attività di produzione agricola come fonte di reddito famigliare. Gli standard statistici di riferimento individuano come agricole le famiglie i cui redditi provengono da lavoro autonomo agricolo3. La famiglia agricola può essere individuata secondo criteri di classificazione più o meno rigidi (United Nations, 2012): la famiglia agricola in senso stretto è quella per la quale l’esercizio dell’attività aziendale agricola rappresenta la fonte di reddito prevalente4, mentre la famiglia agricola in senso lato è quella per la quale l’attività di produzione agricola figura tra le fonti di reddito, qualunque sia la sua importanza. Nelle statistiche pubblicate fino a qualche anno fa da Eurostat sul reddito totale delle famiglie agricole (Eurostat, 2002) il primo gruppo coincideva con le famiglie agricole di tipo A, mentre il settore inteso in senso lato includeva anche il gruppo B per le quali l’agricoltura rappresentava solo una fonte secondaria di reddito (Ciaccia, 2008).
E’ opportuno sottolineare che l’agricoltura intesa come settore istituzionale non coincide esattamente con l’agricoltura intesa come branca di attività economica. Le attività di produzione agricola gestite da società e altri soggetti giuridici sono escluse; non solo: a seconda della più o meno ampia definizione del settore, potrebbero esserlo anche porzioni più o meno rilevanti di agricoltura a gestione famigliare.
Indagini industry oriented e institution oriented nella rilevazione dell’agricoltura
Ai fini della rassegna delle fonti di informazione statistica sui redditi agricoli, la definizione tra settore istituzionale e settore produttivo consente un’utile distinzione tra indagini industry oriented e indagini institution oriented (Rocchi, 2010). Le prime sono finalizzate alla rilevazione (totalitaria o attraverso l’osservazione di un campione rappresentativo di unità statistiche) di un settore produttivo; le seconde di un settore istituzionale. Nel caso dell’agricoltura sono indagini industry oriented il Censimento generale dell’agricoltura, le indagini campionarie svolte dall’Istat sulla struttura e le produzioni delle aziende agricole e sui risultati economici delle aziende agrarie e la rilevazione Rica gestita dall’Inea. Queste indagini, che hanno l’obiettivo di rappresentare correttamente il settore produttivo, rilevano aziende agrarie. Tra le informazioni da esse raccolte ci sono in genere, in misura maggiore o minore, anche informazioni relative ai soggetti (famiglie o altre istituzioni) che gestiscono le aziende rilevate. Nell’articolo di Tantari e Severini (Tantari e Severini, 2014) su questo stesso numero di Agriregionieuropa, ad esempio, viene spiegato in dettaglio quali informazioni sulle famiglie agricole e i loro redditi complessivi, possono essere ricavate dalla banca dati Rica.
Non esistono invece indagini specificamente progettate per rilevare il settore istituzionale delle famiglie agricole (institution oriented). Tuttavia le famiglie agricole sono oggetto di rilevazione in quanto tali all’interno di indagini finalizzate alla rappresentazione statistica del settore istituzionale delle famiglie nel suo complesso. In Italia sono fonti potenzialmente interessanti di informazioni statistiche sui redditi agricoli le indagini Istat sui bilanci famigliari (consumi delle famiglie) e quella sui redditi e le condizioni di vita delle famiglie (EU-Silc), oltre al campione di famiglie rilevato dalla Banca d’Italia. Si tratta di indagini nelle quali le informazioni sull’agricoltura (di qualsiasi natura siano) non costituiscono variabili “target”: anche tenendo in considerazione questo fatto, tuttavia, possono fornire interessanti informazioni sull’agricoltura e i suoi redditi, come è stato mostrato da alcune applicazioni empiriche (Rocchi 2009a; Rocchi 2009b; Rocchi et al. 2011; Rocchi et al. 2012); gli articolo di Tantari Severini e Rocchi (2014) e di Rocchi (2014) più avanti in questo stesso numero di Agriregionieuropa rappresentano ulteriori esempi delle loro potenzialità.
Nei paragrafi che seguono verrà brevemente descritta la natura e la qualità delle informazioni sui redditi delle famiglie agricole in alcune indagini campionarie rivolte al settore istituzionale delle famiglie.
Le famiglie agricole e i loro redditi nelle indagini institution oriented
Le indagini campionarie effettuate con l’obiettivo di rappresentare il settore istituzionale delle famiglie presentano alcuni problemi di copertura statistica del sottosettore delle famiglie agricole che devono essere tenuti in considerazione nel loro uso (Rocchi, 2010; United Nations, 2012).
Innanzitutto nei paesi sviluppati come l’Italia le famiglie agricole risultano di solito sotto rappresentate dal momento che l’agricoltura costituisce una componente minoritaria del sistema produttivo in termini di occupazione (oltre che di valore aggiunto). In particolare risulta probabilmente rappresentato in modo inadeguato il gruppo di famiglie per le quali l’agricoltura rappresenta solo una componente secondaria del reddito. Ad esempio nelle indagini sui consumi e sui livelli di reddito delle famiglie condotte dall’Istat dal 2007 al 2009 le famiglie “agricole” in senso stretto (cioè per le quali l’agricoltura costituisce una fonte prevalente di reddito) costituivano poco più dell’1% del campione; una volta ponderate rappresentavano tra le 250 e le 300 mila unità famigliari, a fronte di circa 1,5 milioni di aziende agricole a gestione famigliare rilevate dall’Istat nel 2007 (Rocchi et al., 2012).
Un secondo problema, connesso con il precedente è la probabile distorsione del campione, dal momento che le caratteristiche usate come variabili obiettivo nella progettazione delle indagini, nel settore delle famiglie agricole presentano una distribuzione verosimilmente diversa rispetto a quella dell’universo di riferimento: un esempio tipico è la residenza5, che nel caso delle famiglie agricole è con ogni probabilità maggiormente concentrata nei comuni rurali rispetto al resto della popolazione.
Un ultimo problema riguarda infine i possibili errori nei dati relativi alle attività agricole gestite dalle famiglie rilevate. Trattandosi di indagini non rivolte specificatamente all’agricoltura, infatti, è probabile che i problemi specifici posti dalla rilevazione dei redditi provenienti dall’esercizio dell’attività agricola non siano affrontati nel modo più adeguato. Ciò è particolarmente vero per l’ampio strato delle famiglie che gestiscono piccole attività di produzione nelle quali la quota di autoconsumo sul totale della produzione può essere anche rilevante, una rilevazione sistematica di costi e ricavi non viene effettuata e viene impiegata solo una piccola frazione del lavoro famigliare (come ad esempio quello prestato dai membri anziani).
Potenzialmente interessante per lo studio dei redditi agricoli è l’indagine europea sui redditi e le condizioni di vita delle famiglie (European Union Statistics on Income and Living Conditions – EU-Silc) condotta annualmente dall’Istat con riferimento all’Italia (Istat, 2010). Si tratta di un campione rappresentativo delle famiglie italiane, con una struttura panel che consente non solo di effettuare analisi cross section per singoli anni, ma anche studi longitudinali su campioni costanti di famiglie. Le famiglie incluse nel campione sono circa 20 mila. L’indagine rileva con elevato livello di dettaglio la condizione occupazionale e i redditi (sia netti che lordi di imposte) dei singoli membri della famiglia, consentendo, almeno in linea teorica, di individuare con esattezza le famiglie agricole incluse nel campione, sia secondo la definizione ristretta che in senso lato, anche se è probabile che una parte dei redditi agricoli di natura secondaria possa sfuggire alla rilevazione (Rocchi et al. 2012).
Le caratteristiche di interesse dell’indagine EU-Silc per lo studio dei redditi agricoli sono di due tipi. Innanzitutto l’indagine consente di studiare la composizione del reddito totale delle famiglie agricole, evidenziando non solo il ruolo prevalente o secondario del reddito aziendale, ma anche la natura delle altre fonti di reddito della famiglia. E’ chiaro, ad esempio, che la prevalenza di redditi da trasferimenti (come le pensioni) o viceversa di redditi da altre attività lavorative suggeriscono diverse configurazioni della gestione agraria della famiglia e delle decisioni economiche ad essa connesse. Inoltre la rilevazione completa dei redditi famigliari all’interno di una indagine rivolta all’universo delle famiglie consente anche l’analisi della posizione relativa delle famiglie agricole all’interno della distribuzione del reddito: quintile di reddito di appartenenza, posizione rispetto alla soglia di povertà relativa e così via. Infine, di estremo interesse ai fini dell’ampiamento dell’analisi ad un concetto più generale di benessere, sono le variabili non monetarie sulle condizioni di vita.
I principali problemi posti dall’indagine EU-Silc, oltre a quelli di rappresentatività statistica del settore delle famiglie agricole elencati prima, riguardano la natura stessa dell’indagine, che implica una rilevazione diretta del reddito attraverso intervista. L’esperienza relativa a questo tipo di indagini, maturata sia nei paesi sviluppati che in quelli in via di sviluppo, dimostra un sistematico rischio di sottostima del reddito, soprattutto nel caso di attività di lavoro autonomo in unità produttive istituzionalmente non strutturate, come lo sono nella maggior parte dei casi quelle agricole (United Nations, 2010). Questo è il motivo per cui spesso per le analisi relative ai livelli di benessere economico si preferisce considerare la spesa delle famiglie, che invece non viene rilevata dall’indagine EU-Silc. Non vengono neanche rilevati con completezza, inoltre, indicatori e dati relativi al patrimonio della famiglia. Essi consentirebbero confronti in termini di ricchezza, un concetto economico interessante nelle valutazioni di benessere perché correlato con le prospettive di reddito a lungo termine.
Tra le indagini rivolte all’universo delle famiglie, effettuate annualmente dall’Istat, di interesse per lo studio del reddito agricolo è anche quella relativa ai Bilanci delle Famiglie (BF) che rileva l’entità e la composizione della spesa delle famiglie. Anche in questo caso l’indagine è rivolta alla totalità delle famiglie italiane e un confronto con il campione EU-Silc mostra la sostanziale sovrapposizione dei due universi statistici di riferimento. La numerosità del campione BF si aggira intorno alle 25 mila unità. L’indagine rileva la spesa e la produzione domestica mensile relativa ad un paniere di poco meno di 300 prodotti, oltre a dati sul possesso di beni durevoli, la tipologia di abitazione e altre informazioni di natura socioeconomica sulla famiglia.
L’indagine BF consente, come è ovvio, una comparazione di benessere tra le famiglie in termini di livelli di spesa, che appare interessante nel caso di famiglie che vivono di redditi aziendali agricoli, soggetti per loro natura ad una variabilità che può essere accentuata6. Ovviamente il riferimento ai livelli di spesa non consente una collocazione diretta delle famiglie rilevate nei percentili di distribuzione del reddito, come nel caso di EU-Silc: sarà di conseguenza necessario costruire un indicatore di spesa che costituisca una proxy del livello di reddito permanente, escludendo voci di spesa straordinarie (come l’acquisto di beni durevoli) e includendo voci di spesa corrente non collegate ai consumi (come ad esempio rate di restituzione di prestiti o pagamento di vitalizi ad altri soggetti).
Un’ulteriore differenza rispetto all’indagine sui redditi e le condizioni di vita riguarda la possibilità di identificazione delle famiglie agricole all’interno del campione. La natura delle informazioni raccolte, infatti, consente solo di utilizzare il criterio della persona di riferimento: si considerano agricole le famiglie nelle quali la persona di riferimento è occupata come lavoratore autonomo nel settore agricolo (United Nations, 2012). Un confronto con il campione EU-Silc (per gli anni dal 2007 al 2009) ha mostrato che questo criterio permette verosimilmente di individuare le famiglie agricole in senso stretto e una quota variabile di famiglie per le quali l’attività aziendale è solo una componente secondaria del reddito totale (Rocchi et al., 2012).
Un’ultima fonte di informazione institution oriented disponibile in Italia che, almeno in teoria, è possibile utilizzare per studiare i redditi delle famiglie agricole è l’indagine biennale della Banca d’Italia sui consumi delle famiglie. Anche questa indagine, come EU-Silc, raccoglie informazioni dettagliate sulla composizione dei redditi famigliari, consentendo una individuazione precisa delle famiglie agricole sia in senso stretto che in senso lato. L’indagine rileva inoltre un insieme limitato ma interessante di dati sui consumi, i risparmi, i comportamenti finanziari ed il patrimonio delle famiglie. Da questo punto di vista, si configura come più completa rispetto alle due precedenti almeno per quanto riguarda la valutazione del benessere economico. Rispetto a EU-Silc, manca la rilevazione dei redditi al lordo delle imposte. Inoltre, e soprattutto, il campione della Banca d’Italia ha una dimensione decisamente contenuta, aggirandosi intorno alle 8 mila unità. Ciò riduce drasticamente anche il numero di osservazioni disponibili per studiare le famiglie agricole, rendendo poco robusti eventuali esercizi di inferenza statistica.
Riferimenti bibliografici
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Ciaccia D. (2008), I redditi delle famiglie agricole: obiettivi vecchi e nuovi degli utilizzatori istituzionali in ambito europeo. Comunicazione presentata al XLV Convegno di Studi Sidea, Portici, 25-27 ottobre 2008
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Istat (2010), La distribuzione del reddito in Italia. Collana Argomenti, n. 38. Roma. Isbn: 978-88-458-1647-5
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Perali C.F. (2000), Microeconomia applicata. Roma, Carocci Editore
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Tantari A., Severini S. e Rocchi B. (2014), La tassazione delle famiglie agricole in Italia. Evidenze empiriche con i dati EU-Silc. Agriregionieuropa, 10(36)
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- 1. I due criteri di classificazione non necessariamente coincidono: ad esempio uno stabilimento che produce stivali di gomma sarà classificato nell’industria di lavorazione della gomma nel primo caso ed in quella di produzione di calzature nel secondo.
- 2. La serie dei conti che rappresentano l’economia può essere disaggregata completamente solo con riferimento ai settori istituzionali. Nel caso delle attività economiche la disaggregazione si ferma al livello della distribuzione primaria del reddito ai fattori della produzione.
- 3. Non sono considerate come agricole, almeno in senso statistico, le famiglie nelle quali i redditi provengano da lavoro dipendente in agricoltura.
- 4. Anche questa definizione può essere interpretata in senso più o meno ampio distinguendo tra le famiglie per le quali l’agricoltura rappresenta oltre la metà dei redditi famigliari da quelle per le quali l’agricoltura rappresenta la prima fonte di reddito in senso relativo.
- 5. Il comune di residenza è molto spesso una delle variabili impiegate nella stratificazione.
- 6. La spesa è indicatore di benessere economico più stabile dal momento che, allo scopo di stabilizzare i livelli di consumo in conseguenza di variazioni inattese del reddito percepito le famiglie possono, entro certi limiti, utilizzare risparmi o fare ricorso a prestiti.