Cinque cortometraggi sull’agricoltura sociale di Francesca Comencini e Fabio Pellarin
Finanziato dal Mipaaf, prodotto da Madcast con la consulenza scientifica di Saverio Senni (Idea 2020)
Premio FriulAdria - ’Euganea Film Festival 2016
Durata 70 min.
Sito web: nuoveterre.com
Link: [video]
Scheda di presentazione di Saverio Senni
Nel 1933 il grande documentarista olandese Joris Ivens filmava la sottrazione di terre al mare nei Paesi Bassi realizzando uno dei suoi più celebri documentari, Nieuwe Gronden. Il titolo di questo filmato fu tradotto in italiano come Nuove Terre proprio come il documentario realizzato nel 2015 dai registi Francesca Comencini e Fabio Pellarin, grazie ad un finanziamento del Mipaaf per progetti legati ai temi di Expo.
In questo caso però le “nuove terre” non sono nuove superfici sottratte al mare o ad altri usi, ma terre agricole che attraverso nuovi sguardi dilatano le loro funzioni promuovendo accoglienza, formazione e inclusione di individui a rischio di esclusione sociale.
Nuove Terre, prodotto dalla Madcast con la consulenza scientifica di Idea 2020, spin off dell’Università della Tuscia, si sviluppa lungo cinque cortometraggi ciascuno dedicato ad un’esperienza di quella che ormai viene comunemente definita come “agricoltura sociale”, tematica che proprio nel 2015 ha ricevuto un importante riconoscimento normativo con l’approvazione della legge 141.
Le cinque storie pur molto diverse fra loro sono legate da due aspetti: la comune presenza della terra coltivata per produrre cibo di qualità e scambiato su circuiti economici virtuosi e civili e l’opportunità che il lavoro agricolo offre a persone per vari motivi vulnerabili.
I primi tre cortometraggi sono per la regia di Francesca Comencini.
Il documentario si apre con l’Orto dei Ragazzi, sulle colline di Torino, dove tre rifugiati politici – due africani, uno dall’Afghanistan – inseriti da una cooperativa sociale in un’azienda agricola della cintura torinese, trovano una dimensione di piena integrazione testimoniata dalle ultime immagini in cui i loro prodotti arrivano nell’elegante centro storico del capoluogo piemontese.
A Cascina Carlo Alberto, nella Valle Pellice, si sono casualmente ritrovati tre uomini di età diversa, ma tutti segnati da una vita turbolenta e complicata. In un racconto in cui non c’è un qualcuno che si adopera per un qualcun altro in difficolta, i tre protagonisti del secondo cortometraggio sono consapevoli di essere un supporto, anche sociale, l’uno per l’altro e che solo il “fare insieme” può dare una speranza, occupazionale ed economica, al loro futuro.
Il terzo racconto è situato a Roma, all’interno della cintura del raccordo anulare, su terreni di proprietà del Comune, dove la cooperativa Agricoltura Capodarco conduce il progetto Tenuta della Mistica. È forse questo il capitolo del documentario più vicino a quanto in genere si ritiene sia l’agricoltura sociale: un progetto agricolo al quale partecipano sia un ex-detenuto, pienamente riabilitatosi grazie alla terra, e nel quale sono attivamente coinvolti giovani con diverse disabilità. Anche qui, come peraltro negli altri cortometraggi, Francesca Comencini entra in punta di piedi per raccogliere le loro storie, i loro pensieri e il loro prezioso punto di vista sulle attività in cui sono impegnati.
Gli ultimi due cortometraggi di Nuove Terre sono firmati alla regia da Fabio Pellarin.
Con Le Agricole, ci si sposta a Lamezia Terme dove una cooperativa sociale di donne, la cui sede legale si trova in un edificio confiscato ad un boss della ‘ndrangheta, cerca un riscatto coltivando ortaggi e frutta. Le Agricole, guidate sul campo dalla sapienza puramente contadina di Angela, coinvolgono giovani con disabilità, immigrati e donne Rom, con una determinazione pari alla fatica di operare in una terra per molti versi di frontiera.
Il documentario si conclude in provincia di Arezzo dove dal 1978 è attiva la piccola cooperativa Paterna, che poco dopo la sua costituzione si è vista proporre dal Servizio Sanitario, l’accoglienza di Moreno, un ex-degente dell’Ospedale Psichiatrico di Arezzo che era stato uno dei primi in Italia ad implementare la legge 180, nota come Legge Basaglia. Nel 2015 Moreno è provato dall’età, ma dopo quasi quarant’anni di lavoro nella stessa realtà agricola ancora a suo modo cerca di dare il suo contributo. La sua storia, raccontata con profonda passione e anche commozione da Marco Noferi, fondatore di Paterna, è di quelle su cui mai i riflettori si sono soffermati, e testimonia di come le campagne siano state, e lo siano ancora, capaci di contribuire efficacemente, attraverso azioni di prossimità e di sussidiarietà, a risolvere positivamente situazioni che spesso i sistemi di welfare non sanno come affrontare.
I cinque cortometraggi nel loro insieme danno conto del carattere plurale dell’agricoltura sociale, un ambito che coinvolge in Italia oltre mille esperienze, ciascuna a suo modo unica e diversa dalle altre.
Proprio per la difficoltà di dare conto del profilo complessivo dell’agricoltura sociale in Italia Nuove Terre non si è proposto di spiegarla. Più semplicemente i registi hanno cercato di entrare con delicatezza, attenzione e con le opportune sensibilità, in questo mondo per consentire ad una platea più ampia di coglierne, per dirla con espressione cinematografica, ma di significato anche agricolo, le “profondità di campo” presenti e di farlo attraverso le testimonianze dei protagonisti. Come sottolinea Francesca Comencini con riferimento a questi “sono nuovi agricoltori che, attraverso esperienze diverse, sono approdati, per scelta o necessità, in modo tardivo o inatteso, al lavoro antico e faticoso della terra. In questo lavoro la parola è data anche a loro e le loro storie dicono tutto. Basta ascoltare”.