Venti anni fa, dal 7 al 9 novembre 1996 si tenne a Cork, in Irlanda, la prima Conferenza europea sullo sviluppo rurale. La Dichiarazione di Cork che ne scaturì: “A living countryside”, indicava un nuovo percorso per la Pac. Quello di una strategia fondata sui due pilastri, il primo settoriale a tutela della competitività e dei redditi del settore agricolo, il secondo territoriale volto a perseguire, in parallelo alle altre politiche di coesione europee, lo sviluppo integrato e sostenibile delle aree rurali, nella consapevolezza che la vitalità dell’agricoltura non sia concepibile se non in un contesto locale e regionale esso stesso dinamico e in sviluppo.
In quella occasione furono messe le basi per la sostituzione nel 2005 del vecchio Fondo europeo di orientamento e garanzia per l’agricoltura (Feoga) con due Fondi, uno per pilastro: il Fondo europeo agricolo di garanzia (Feaga) e il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (Feasr). Nell’intenzione di Franz Fischler, Commissario all’agricoltura dell’epoca, i due pilastri avrebbero dovuto gradualmente avere lo stesso peso finanziario, man mano che, con il passare del tempo, si fosse passati dall’approccio compensatorio della riforma MacSharry e dai pagamenti diretti su base storica del 2003 ad una forma di politica di mercato più efficiente e meno impegnativa per il bilancio europeo, che puntasse sulla competitività e la stabilizzazione dei redditi agricoli, assieme alla sicurezza alimentare per i consumatori.
Come si sa, non è andata così. Anzi la modulazione, che trasferiva progressivamente fondi dal primo pilastro al secondo è cessata con l’ultima riforma della Pac. I pagamenti diretti, sia pure “spacchettati” sono stati conservati e, di fronte ai tagli di bilancio, è la politica di sviluppo rurale che, nell’Unione, ne ha fatto maggiormente le spese. In più, competenze tipicamente del secondo pilastro sono state inopinatamente duplicate nel primo pilastro (greening, giovani e aree meno favorite) e politiche che dovevano stare nel primo sono state collocate nel secondo (gestione del rischio). Per non dire della estrema complessità della riforma della Pac 2014-2020.
A vent’anni dalla prima Conferenza di Cork, il 5-6 settembre scorso, si è tenuta la Conferenza Cork 2.0. La Dichiarazione finale: “A better life in rural areas”, rilancia e aggiorna i temi del vecchio testo.
Già 20 anni fa comparivano espressioni come: "Lo sviluppo rurale deve essere multidisciplinare, multisettoriale e integrato”, “il peso specifico dell’agricoltura continua a declinare e conseguentemente lo sviluppo rurale deve rivolgersi a tutti i settori socio-economici”, lo sviluppo rurale deve mirare alla “diversificazione“, alla “sostenibilità” alla “sussidiarietà”, quest’ultima “basata sulla partnership e la cooperazione fra tutti i livelli interessati (locale, regionale, nazionale ed europeo), ponendo attenzione alla partecipazione e all’approccio bottom-up”. Come metodo di governo si proponeva la “programmazione” con l’impegno per la “semplificazione”, l’“efficienza amministrativa”, “il monitoraggio e la valutazione”. Per onorare questi impegni si reclamava “una quota crescente di risorse disponibili per promuovere lo sviluppo rurale e garantire gli obiettivi ambientali”.
Cork 2.0, vent’anni dopo, sostanzialmente conferma quegli orientamenti, ma ne aggiunge altri, connessi all’evoluzione che c’è stata nelle aree rurali e alle nuove opportunità e minacce di oggi. “Promuovere la prosperità rurale” implica anche affrontare i temi del “cambiamento climatico, dell’inclusione sociale, dell’integrazione dei migranti” mirando alla “resilienza in agricoltura e nelle comunità rurali”. Un approccio integrato allo sviluppo rurale si ottiene “rafforzando le catene del valore rurali e le reti produttive locali”, mirando ad “un’economia circolare, verde e fossil-free”. Lo sviluppo rurale si ottiene “rafforzando i legami rurale-urbano”. La gestione delle risorse naturali si fonda sullo “sviluppo e l’adozione diffusa di soluzioni innovative e science-based che consentano di produrre di più con meno”. Fondamentale è per lo sviluppo rurale “stimolare la conoscenza e l’innovazione” (la parola innovazione ricorre sei volte nel breve testo) “assicurando l’accesso alle tecnologie appropriate ed alle più avanzate soluzioni per la connettività digitale”, puntando sulla “formazione, l’innovazione sociale, l’assistenza tecnica, il networking e la cooperazione”. Valorizzando “l’esperienza positiva del programma Leader e del Partenariato europeo per l’innovazione si conferma l’importanza dell’approccio bottom-up per mobilitare il potenziale rurale”. Il miglioramento delle capacità amministrative e di valutazione e monitoraggio va sostenuto con “l’introduzione prioritaria dell’e-governance a supporto della gestione dei programmi, nella valutazione e nel controllo.
L’evento Cork 2.0 è passato in sordina sui media, anche per la coincidenza con altri accadimenti (Brexit, terremoto, terrorismo, ecc.), ma ha la potenzialità di produrre effetti importanti. Siamo a ridosso di decisioni strategiche per l’Unione europea e soprattutto è tempo che si cominci a pensare alla Pac del dopo 2020. In questa prospettiva va letto questo messaggio, contenuto anch’esso nella Dichiarazione finale di Cork 2.0: “L’architettura della Pac deve basarsi su un disegno strategico e di programmazione comune che si assicuri che ogni intervento sia strettamente finalizzato a ben definiti obiettivi economici, sociali, ambientali”. È un monito che vale per il secondo pilastro, ma si rivolge anche al primo. A tutta la Pac.
Questo numero di Agriregionieuropa ha come Tema l’Organizzazione comune dei mercati dei prodotti agricoli (la cosiddetta Ocm Unica). Si tratta di tutte quelle misure di cui al Regolamento 1308/2013, che fanno parte del primo pilastro, assieme ai pagamenti diretti. È un pacchetto di misure di rilevante importanza, alle quali però spesso si guarda con insufficiente attenzione per l’effetto catalizzatore che hanno nel primo pilastro i pagamenti diretti. Il Tema è stato coordinato da Angelo Frascarelli.
Da questo numero, il sito di Agriregionieuropa contiene alcuni piccoli aggiornamenti. Rispondendo alle sollecitazioni che ci sono spesso giunte dai lettori, ora è possibile stamparsi la propria selezione di articoli della rivista, corredata da una copertina con il rispettivo indice. D’altra parte, con la diffusione dei tablet e degli smartphone, si è ulteriormente allargata la platea di coloro che leggono la rivista direttamente on-line. Questa constatazione ci ha suggerito di risparmiare la doppia editazione in html e in pdf seguita fin qui. Sarà ancora possibile stampare su carta l’intero numero come in passato, ma la nuova versione pdf semplificata, rinunciando alle due colonne, consentirà una migliore visualizzazione di figure e tabelle.