La filiera foresta-legno francese tra potenziale di mitigazione dei cambiamenti climatici e necessità di adattamento

La filiera foresta-legno francese tra potenziale di mitigazione dei cambiamenti climatici e necessità di adattamento
a Institut National de la Recherche Agronomique (INRA), UMR BETA: Université de Lorraine, Université de Strasbourg, AgroParisTech, CNRS, INRA
b Chaire d'économie du Climat
c Paris institute of technology for life food and environmental sciences (AgroParisTech), UMR BETA: Université de Lorraine, Université de Strasbourg, AgroParisTech, CNRS, INRA
d IGN, Laboratoire de l'Inventaire Forestier
e Paris institute of technology for life food and environmental sciences (AgroParisTech), UMR LERFoB: AgroParisTech, INRA
f Institut National de la Recherche Agronomique (INRA), UMR Economie publique: INRA - AgroPArisTech

Abstract1

Questo contributo esamina la capacità delle risorse forestali francesi, da un lato di porsi come opzione realistica di mitigazione dei cambiamenti climatici, e dall'altro di continuare a sostenere il settore dei prodotti legnosi a valle, nella consapevolezza che le risorse forestali sono esse stesse soggette agli effetti dei cambiamenti climatici.
Viene utilizzato un modello bio-economico integrato della filiera foresta-legno e calibrato sulla realtà forestale d'oltralpe, capace di considerare esplicitamente la cascata di fattori biofisici ed economici dei cambiamenti climatici (cioè gli impatti biofisici dei cambiamenti climatici e le conseguenti azioni di adattamento a livello della gestione) e la loro incertezza.
I risultati del modello hanno delle importanti implicazioni sia di gestione che di politica forestale, innanzitutto perché evidenziano come gli impatti dei cambiamenti climatici presentino già oggi forti conseguenze sulla redditività degli investimenti forestali. Inoltre, mentre il settore forestale ha il potenziale per controbilanciare una parte significativa delle emissioni nazionali di carbonio, questo potenziale è in parte minacciato dallo stesso cambiamento climatico e dalla necessità di adattarsi ad esso.

Introduzione

A parità di superficie relativa coperta dai boschi (circa il 30%), le risorse forestali nella Francia metropolitana (esclusi cioè i territori d'oltremare) hanno una funzione di supporto alla rispettiva filiera dei prodotti legnosi decisamente più importante che in Italia. La raccolta di legname tondo da industria (escluso il settore legno-energia) ammonta infatti a 1,48 m3 ha-1 contro i soli 0,23 m3 ha-1 dell'Italia (Fcba, 2018).
Per contro, la provvigione media (la massa di volumi legnosi inventariati per unità di superficie) è solo di poco superiore al dato italiano (172,6 m3 ha-1 contro i 148,9 m3 ha-1) e molto lontana, per esempio, dai 321,3 m3 ha-1 della Germania. Questo, ancorché le tipologie forestali tra i tre paesi citati non siano evidentemente pienamente comparabili, è dovuto ad uno stato delle foreste ancora relativamente giovane ed in crescita. Le foreste francesi presentano infatti un incremento corrente medio (al netto della mortalità) di 5 m3 ha-1 anno-1, dei quali solo circa la metà vengono prelevati (Ign, 2017).
Data la rilevanza della funzione produttiva delle foreste francesi, questo studio cerca di far luce da un lato sulle possibili implicazioni che su di essa potranno avere i cambiamenti climatici (ed in particolare le variazioni di produttività e di mortalità, ma anche le variazioni nell'offerta e nella domanda globale di prodotti legnosi), e dall'altro sul ruolo che la gestione forestale a fini produttivi assume nei confronti del potenziale di mitigazione degli stessi cambiamenti climatici che la foresta, e tutto il sistema a valle, presenta.
Questo potenziale di mitigazione della foresta può realizzarsi secondo due meccanismi differenti, e per certi versi in competizione tra loro: da un lato i sistemi forestali possono direttamente rimuovere carbonio dall'atmosfera ed in parte trattenerlo nella propria biomassa o facilitarne i depositi al suolo. Si parla allora di sequestro del carbonio, e la sua messa in opera, nonostante i dubbi sulla persistenza di tali depositi non atmosferici, viene considerata essenziale per poter raggiungere i target di stabilizzazione climatica più ambiziosi (non è un caso che la parola "rimozione" compaia ben 8 volte nel testo degli accordi di Parigi).
Dall'altro, la stessa biomassa forestale può essere utilizzata a fini energetici o per la produzione di materiali in sostituzione di altri materiali la cui produzione comporterebbe l'utilizzo di combustibili fossili, in tal modo "risparmiandone" le relative emissioni in atmosfera. Si parla allora rispettivamente di sostituzione energetica e materiale, che va però sempre messa in relazione con la variazione di biomassa legnosa che comporta, cioè con le emissioni derivanti dalla sua ossidazione e dal rilascio di carbonio in atmosfera.
L'approccio utilizzato nel "bilancio carbonio" presentato nei paragrafi seguenti integra le due misure (variazioni di biomassa ed effetti sostituzione) permettendo in tal modo una valutazione complessiva degli effetti di mitigazione del settore forestale.
Chiaramente la gestione forestale, intesa sia come influenza di specie e struttura che come intensità e frequenza di utilizzazioni, ha delle implicazioni sul bilancio carbonio delle foreste. Se gli effetti immediati delle utilizzazioni sono ovvi (cioè un incremento dell'effetto sostituzione verso una diminuzione dell'effetto di sequestro di carbone in foresta), gli effetti di lungo periodo della gestione forestale lo sono meno.
Allo scopo di studiare la relazione tra gestione forestale, impatti climatici e potenziale di mitigazione viene quindi utilizzato il French Forest Sector Model (Ffsm++), un modello bio-economico ricorsivo che integra (a) un modulo della crescita biologica in foresta; (b) un modulo del mercato dei prodotti legnosi;  (c) un modulo di gestione degli investimenti forestali e (d) un modulo di bilancio del carbonio, dove viene considerato il carbonio emesso, sequestrato e sostituito ogni anno dal settore forestale.
Per questo specifico studio, realizzato nell'ambito del progetto Oracle2, Ffsm++ è stato associato a due modelli statistici spazialmente espliciti di (e) risposta della vegetazione forestale ai cambiamenti climatici e (f) variazione di uso del suolo (principalmente tra foresta ed agricoltura).
Anomalie climatiche (ad es. temperature e precipitazioni) e variazioni dei prezzi internazionali dei prodotti legnosi sono i due punti di entrata della cascata di impatti del cambiamento climatico modellati in questo studio, ovvero le componenti che definiscono, in maniera esogena, gli scenari sui quali si basano le simulazioni. Le anomalie climatiche rappresentano un effetto "diretto", o "fisico" dei cambiamenti climatici sulla foresta francese; le variazioni dei prezzi riflettono invece, tramite variazioni nei mercati mondiali dei rapporti domanda/offerta, l'effetto dei cambiamenti climatici sugli altri paesi e sugli altri settori.

Metodologia

Ffsm++

In Ffsm++ i cambiamenti climatici sono presi in considerazione attraverso dei meccanismi a cascata, dove i cambiamenti climatici modificano le caratteristiche della dinamica forestale (per es. mortalità e crescita), ed i proprietari forestali reagiscono agli impatti sulle loro foreste - ed a quelli possibili dei mercati dei prodotti legnosi - ponendo in essere strategie di adattamento, scegliendo cioè di favorire per la rinnovazioni specie o forme di governo più appropriate alle nuove condizioni o variando l'intensità dei tagli di utilizzazione.
È dalla integrazione dei differenti modelli in un unico framework di modellizzazione e della presa in conto di queste interazioni che risiede l'originalità dell'approccio presentato e che permette di considerare caratteristiche quali l'avversione al rischio o il grado di formazione delle aspettative dei proprietari forestali (cfr. seguito).
Il French Forest Sector Model (Ffsm++), è quindi un framework composto da diversi moduli, la cui integrazione è illustrata nella figura 1.

Figura 1 - Diagramma di flusso del funzionamento di Ffsm++

Fonte: Lobianco et al. 2015

Il modulo di simulazione della dinamica delle risorse forestali (modulo Forest Dynamics - FD, Usher, 1969; Wernsdörfer et al., 2012) determina, per ciascuna tipologia forestale (cioè, tipologia di specie forestale e forma di governo), classe di diametro e pixel geografico (di 8km x 8km nell'implementazione corrente), i volumi in foresta rispetto all'anno precedente in funzione della crescita e della mortalità degli alberi in foresta (connessione 1 in figura 1), dei prelievi (4) e della rinnovazione (9). Il modulo FD è anche responsabile della conversione dei prelievi indicati dal modello di mercato, differenziando tra tagli di assestamento e tagli di utilizzazione, in aree disponibili per la rinnovazione.
L'informazione sui volumi in foresta viene aggregata a livello regionale, tradotta in disponibilità per i vari assortimenti legnosi (ad es. solo i volumi di latifoglie ad alto fusto superiori alla classe di diametro "35 cm" vengono considerati come "disponibilità" per la filiera del legno da opera di latifoglie) ed entra in tal forma nella funzione di offerta del modulo di mercato (modulo Market Module - MK, connessione 2). Questo è un modello di equilibrio parziale che stabilisce ogni anno (e per ciascuna regione e prodotto) gli equilibri di mercato (prezzi, quantità, scambi interregionali ed internazionali) dei prodotti legnosi di prima e seconda trasformazione (Caurla et al., 2010). In particolare, il modello, attraverso l'elasticità di Armington (Armington, 1969), differenzia tra mercato nazionale e mercato internazionale (cioè rende il mercato locale più o meno dipendente dai prezzi internazionali - connessione 3). Il modulo MK quindi trasmette le quantità di prelievi annui al modulo FD (4) e "traduce" in prezzi locali i prezzi internazionali e trasmette questa informazione al modulo di gestione degli investimenti forestali (modulo Area Allocation - AA, connessione 5).
Il modulo AA (Lobianco, 2015; Lobianco, 2016a) determina per ciascuna unità di gestione (coincidente con il pixel geografico) l'allocazione dei terreni lasciati liberi in seguito ai tagli di utilizzazione in funzione dei ritorni attesi per ciascuna possibile tipologia forestale. Questi dipendono da caratteristiche oggettive dei vari investimenti (profitto atteso = valore attualizzato di quantità di legname ricavabile sull'unità di superficie * prezzo di macchiatico) ma anche da caratteristiche proprie dell'unità di gestione (come l'avversione al rischio e la tipologia di aspettative relativa alle condizioni di crescita e mortalità future - connessione 7 - o ai prezzi futuri - connessione 3 mediata dal modulo MK)3.
Una parte dell'area soggetta ad utilizzazione (6) viene quindi trasformata in area di rinnovazione (9) per la specifica tipologia forestale scelta nel modulo AA. La parte rimanente (8) viene invece allocata in area di rinnovazione per le altre tipologie forestali in funzione di caratteristiche esclusivamente ecologiche (cioè, senza considerazioni sul possibile valore del legname) del pixel preso in considerazione. Un parametro esogeno, che noi interpretiamo come "coefficiente di gestione attiva", determina il rapporto tra queste due parti (gli scenari "con" e "senza gestione" presentati nella sezione "risultati" fanno riferimento a diverse modulazioni di questo parametro).
Mentre il modello effettua le simulazioni, le informazioni sulle quantità di volume in foresta e dei prodotti legnosi trasformati o consumati vengono trasferite al modulo di bilancio del carbonio (modulo CB, Lobianco, 2016b) che determina per ciascun anno (a) i valori dei vari stock di carbonio (biomassa in foresta viva o morta; biomassa immagazzinata nei prodotti legnosi), (b) le emissioni legate alle operazioni selvicolturali e, attraverso dei coefficienti disponibili in letteratura (vedasi Lobianco, 2016b per le fonti), (c) le emissioni di CO2 evitate utilizzando il prodotto legnoso direttamente come fonte energetica al posto dei combustibili fossili (sostituzione energetica, ad es. l'utilizzo di legna da ardere o pellet di legno per riscaldamento al posto di carbone o cherosene) o come materiale al posto di altri materiali più energivori (sostituzione materiale, ad es. costruzioni in legno in sostituzione di costruzioni in cemento).

Impatti dei cambiamenti climatici e uso del suolo

Come evidenziato nella figura 1, i cambiamenti climatici influenzano la dinamica forestale, nel nostro modello, attraverso anomalie nella crescita e nella mortalità degli alberi, e variazioni nella probabilità di successo della rinnovazione naturale.
Questi tre parametri (ottenuti da elaborazioni dei dati dell'inventario forestale) sono stati correlati a caratteristiche sia edafiche che climatiche tramite un modello additivo generalizzato (Gam) ad alta risoluzione spaziale per il periodo 1958-2010 e sono stati quindi proiettati nel futuro utilizzando degli scenari climatici ottenuti dal Cerfacs4, a loro volta implementati per i diversi scenari suggeriti dall'Ipcc5.
Oltre a modificare struttura, dinamica e tipologia dei sistemi forestali, i cambiamenti climatici hanno il potenziale di impattarne anche l'area complessiva, favorendo (o riducendo) altri usi del suolo.
Ai fini di considerare gli impatti dei cambiamenti climatici sull'uso del suolo è stato quindi utilizzato un modello econometrico dove differenti categorie di uso del suolo (agricoltura, foresta, urbano e altri usi) sono state dapprima correlate con i rispettivi ritorni attesi e da alcune altre variabili demografiche e topografiche.
I ritorni attesi in agricoltura sono stati ottenuti attraverso il modello di offerta agricola Aropaj (Jayet et al., 2018), quelli in foresta sono stati forniti dal nostro stesso modello, facendolo una prima volta girare ad area forestale costante.
Attraverso simulazioni del modello Aropaj sotto i medesimi scenari climatici di Ffsm++ è stato quindi possibile ottenere le stime dei ritorni attesi e quindi delle variazioni dei diversi usi del suolo.
Infine i cambiamenti climatici influiscono il settore forestale anche attraverso degli impatti indiretti, modellizzati tramite variazioni dei prezzi internazionali dei principali prodotti legnosi, per i quali sono stati utilizzati i dati di Buongiorno, 2012.

Simulazioni e scenari implementati

Il software di simulazione derivato dai modelli presentati nella sezione precedente è stato eseguito secondo diverse ipotesi (implementate attraverso diversi scenari) di importanza dell'impatto dei cambiamenti climatici, di caratteristiche dei proprietari forestali, del livello di gestione attiva della foresta (il "coefficiente di gestione attiva" introdotto precedentemente) e delle elasticità dei mercati dei prodotti legnosi.
Questo ci ha permesso di ottenere delle informazioni importanti sulla sensibilità del modello ai vari parametri.
Per ragioni di spazio, in questo articolo presentiamo unicamente i risultati ottenuti assumendo o meno la presenza di cambiamenti climatici ("costante" vs "c.c.") e facendo variare il coefficiente di gestione attiva ("con" gestione dove il coefficiente è impostato a 70%, e "senza" gestione, dove il coefficiente di gestione è nullo, tabella 1). Gli scenari di cambiamento climatico utilizzano i risultati del modello climatico Arpege6 sotto un'ipotesi di emissioni di CO2 compatibile allo scenario a1b dell'Ipcc. 
Il periodo di riferimento è generalmente 2005-20157. L'esecuzione ricorsiva del modello utilizzando le variabili di dinamica forestale osservate ha permesso di ottenere i risultati nel periodo 2015-2100 a clima costante, mentre la variazione di queste variabili (e dei prezzi internazionali del legname) ha permesso di ottenere i risultati per gli scenari "cambiamenti climatici".
Mentre questi tipi di modelli integrati presentano un interesse evidente nelle analisi di economia politica del settore forestale, il focus di questo articolo si pone nell'analisi del ruolo della gestione forestale di fronte ai cambiamenti climatici, senza considerare l'introduzione di politiche specifiche, che potranno essere analizzate in contributi successivi.

Tabella 1 - Scenari implementati

Risultati

Gli investimenti forestali hanno un orizzonte temporale molto lungo. Non stupisce quindi che gli impatti che i modelli prevedono per i prossimi decenni comportino delle conseguenze già ora sulla profittabilità delle diverse opzioni di investimento forestale.
Può stupire invece il fatto che questi impatti siano generalmente complessivamente positivi, a causa del fatto che gli aumenti previsti nei prezzi dei mercati internazionali dei prodotti legnosi probabilmente saranno più importanti, almeno inizialmente, degli impatti negativi sulla dinamica forestale.
Nel contesto francese metropolitano, sia i rimboschimenti di conifere che di latifoglie vedono aumentare la loro profittabilità attuale quando i cambiamenti climatici sono presi in considerazione per i prossimi decenni. Le conifere mantengono il primato in termini assoluti (134 €/ha/anno verso 103 €/ha/anno per le latifoglie, scenari "con gestione"), ma sono le latifoglie a mostrare gli aumenti maggiori rispetto alla profittabilità attesa calcolata senza considerare i cambiamenti climatici (+132% per le latifoglie verso +87% per le conifere), a causa di una aumento molto più importante del rischio di mortalità nei boschi di conifere a seguito delle perturbazioni indotte dai cambiamenti climatici rispetto ai boschi di latifoglie.
Questo risultato ha delle conseguenze importanti anche in termini di bilancio di carbonio. Le conifere sono preferite perché presentano una crescita volumetrica più rapida, ma questo si riflette anche in un maggior potenziale di assorbimento di carbonio8. Una gestione forestale a finalità produttive (guidata dai ritorni attesi della vendita del legname) favorendo le conifere aumenta quindi l'effetto di mitigazione delle foreste. Troviamo riscontro di questo effetto nelle nostre simulazioni dove gli scenari "con gestione" mostrano un bilancio carbonio più favorevole degli scenari senza gestione (Tabella 2).
Per contro, dalla tabella 2 vediamo come l’impatto dei cambiamenti climatici, rispetto ad una situazione a clima costante, riduca fortemente il potenziale di mitigazione del sistema foresta-legno (circa il 30%), portandolo da 123.2 a 86,4 Mt CO2 eq. anno-1 (cifra che pur rappresenta il 28% delle emissioni totali Francesi).
Una parte di questa riduzione è conseguenza della riduzione di area forestale (-12% nel 2100 rispetto al 2006) nello scenario con cambiamenti climatici, a seguito di una migliore redditività del settore agricolo9. Questa riduzione è però dovuta anche alle strategie di adattamento dei proprietari forestali: in quanto più rischiose rispetto alle latifoglie, le conifere vengono scelte relativamente meno frequentemente dai proprietari forestali negli scenari in cui vengono introdotti i cambiamenti climatici (ed i proprietari forestali sono in grado di anticiparli al momento della scelta della rinnovazione). Senza cambiamenti climatici, la gestione forestale (rispetto allo scenario senza gestione) aumenta il bilancio del carbonio dell'8%, ma questo aumento è solo del 5% quando i cambiamenti climatici vengono considerati.

Tabella 2 - Bilancio del carbonio (Mt CO2 eq. anno−1, media 2015-2100 )

* modello Arpege, scenario a1b.
Fonte: risultati delle nostre elaborazioni

Risulta interessante infine studiare l'evoluzione temporale del rapporto tra sequestro di carbonio e sostituzione di combustibili fossili.
Nella figura 2, viene evidenziato l'andamento degli stock di carbonio (verde: in foresta; marrone: nel prodotti legnosi) e dell'effetto cumulato di sostituzione (celeste) risultante dalle nostre simulazioni nello scenario "c.c. con gestione". Il sequestro del carbonio costituisce sì la componente principale del bilancio del carbonio, ma assume un andamento concavo, a seguito della minor capacità di assorbire carbonio da parte di una foresta sempre più matura. Si ravvisa quindi nelle nostre simulazioni una conferma di quel rallentamento della capacità di sequestrare carbonio che si incomincia ad osservare nelle foreste europee (Nabuurs, 2013). Conseguentemente, l'importanza relativa della sostituzione rispetto al sequestro di carbonio aumenta con l'andare del tempo.
Invece i nostri risultati sembrano smentire un ruolo importante per lo stoccaggio del carbonio nei prodotti legnosi poiché, nonostante un sostanziale aumento dei mercati, la sua quota nel bilancio complessivo di mitigazione del carbonio rimane trascurabile (area marrone nella figura 2).

Figura 2 - Dinamica del bilancio del carbonio per il settore forestale della Francia metropolitana



Fonte: Risultato delle nostre elaborazioni, scenario "c.c. con gestione"

Considerazioni conclusive

Questo studio presenta due risultati particolarmente interessanti. Il primo è che parlare di neutralità o non-neutralità carbone in un contesto statico ha poco senso. I nostri risultati mostrano che è la durata del periodo di interesse ad essere importante. Se, per la presenza di isteresi nel fenomeni di cambiamento climatico o perché siamo confidenti in un futuro dove nuove tecnologie di produzione, distribuzione e stoccaggio di energia renderanno il problema climatico superato, si dà una forte importanza ai processi di mitigazione nei prossimi decenni, i contributi alla mitigazione dati dal sequestro di carbonio negli stock di biomassa prevalgono (e quindi saranno preferite politiche che la incentivino, non considerate in questo studio).
Il contributo alla mitigazione dato dal sequestro di carbonio in foresta è però destinato a ridursi in pochi decenni, risulta problematico in termini di persistenza e rischia al contrario di rendere i sistemi forestali più vulnerabili ai cambiamenti climatici (Schelhaas, 2003) - pensiamo in certi contesti al ruolo dell'accumulo di biomassa sugli incendi -, e rappresenta comunque un costo-opportunità: una volta stoccato il carbonio in foresta, questo ci limita ai possibili utilizzi della stessa.
Se l'orizzonte di interesse si allarga oltre i pochi decenni, ad un ruolo del sequestro di carbonio sempre più marginale si affianca una contribuzione sempre più importante della sostituzione dei combustibili fossili. Tutto dipende dall'orizzonte temporale di interesse.
In sintesi, il sequestro di carbonio in foresta è un metodo facile e poco costoso (rispetto alla riduzione nel consumo dei combustibili fossili) "per togliere la polvere mettendola sotto il tappeto": si riduce il carbonio dall'atmosfera ma rimane sempre lì in quello che il quinto assessment report dell'Ipcc (2013) chiama "fast domain", proprio per i suoi scambi interni continui in relazione alla dimensione degli stock - atmosfera, biomassa terrestre ed acque superficiali. Per contro, il consumo di combustibili fossili implica il trasferimento di carbonio dallo "slow domain" (litosfera) al "fast domain". Il sequestro del carbonio in foresta non dovrebbe quindi essere contabilizzato allo stesso modo della (riduzione) delle emissioni di gas serra da combustibili fossili (Lobianco, 2016b), ed in particolare non dovrebbe contribuire al raggiungimento dei target di riduzione delle emissioni.
In questo contesto risulta criticabile che, nel quadro degli accordi di Parigi del 2015, i Contributi Determinati a livello Nazionale dell'Europa siano stati espressi in un unico parametro (riduzione del 40% delle emissioni al 2030 rispetto ai valori del 1990, obiettivo in cui confluisce il contributo del settore forestale). I Contributi cinesi risultano per contro più precisi in quanto espressamente indicati in una componente legata ai combustibili fossili (raggiungimento di un picco nelle emissioni nel 2030) ed una legata al Lulucf (+4.5 miliardi m3 di biomassa legnosa in foresta).
Il secondo risultato di interesse è che dalle nostre simulazioni emergono dei fenomeni di trade-off tra le opportunità di mitigazione e le esigenze di adattamento. Per esempio, in molti contesti la massimizzazione degli effetti di mitigazione - sia sequestro che sostituzione - si potrebbe ottenere tramite l'impiego di specie forestali appartenenti alle conifere, ma queste, secondo i nostri dati, sono anche quelle che i cambiamenti climatici mettono più a rischio. Il loro potenziale utilizzo è quindi limitato dalla necessità di prendere in conto i rischi dei cambiamenti climatici, pur rimanendo che una gestione forestale basata sull'utilizzazione commerciale del legname favorisce la mitigazione (Tabella 2).
Si evidenzia infine che questo studio è focalizzato sul contesto francese, dove la funzione produttiva delle foreste è relativamente più importante che in Italia. Anche in Francia comunque le foreste assumono un ruolo multifunzionale con la produzione di numerosi servizi ecosistemici e di supporto alla biodiversità. In questo contributo vengono analizzate esclusivamente la produzione legnosa ed il potenziale di mitigazione dei cambiamenti climatici. E' nostra intenzione estendere l'analisi includendo gli altri servizi ecosistemici, per offrire una visione più completa del contributo fornito dal settore foresta-legno al welfare della società e di come questo sia minacciato dai cambiamenti climatici.

Riferimenti bibliografici

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Siti di riferimento

  • 1. Questo lavoro è stato finanziato dall'Agenzia Nazionale Francese per la Ricerca (Anr) attraverso (i) il Laboratorio di Eccellenza Arbre, parte del programma “Investissements d'Avenir” (Anr 11 – Labx-0002-01) e (ii) il progetto Oracle (Anr-10-Cepl-011).
  • 2. Opportunities and Risks of Agrosystems & forests in response to CLimate, socio-economic and policy changEs in France (and Europe).
  • 3. Ad esempio, tra due specie forestali ad uguale ritorno atteso, dove la prima mostra dei forti tassi medi di crescita ma anche forti tassi di mortalità, mentre la seconda mostra tassi di crescita e di mortalità entrambi più bassi, un proprietario avverso al rischio sceglierà la seconda.
  • 4. Centre Européen de Recherche et de Formation Avancée en Calcul Scientifique.
  • 5. Intergovernmental Panel on Climate Change.
  • 6. Così come generato dal Cerfacs (Centre Européen de Recherche et de Formation Avancée en Calcul Scientifique).
  • 7. Le singole variabili possono presentare dei periodi di riferimento leggermente diversi a seconda della disponibilità delle basi dati.
  • 8. Questo nonostante un minore peso specifico del legno di conifera.
  • 9. Si fa notare che ad una riduzione di area sull'intero periodo di simulazione del 12% corrisponde un effetto molto minore in termini di volume, in quanto la nuova area agricola si sostituisce ad un'area di rinnovazione i cui volumi per unità di superficie si sarebbero comunque sviluppati lentamente nel corso del tempo.
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