Introduzione
Con la firma della Convenzione europea del paesaggio, avvenuta a Firenze il 20 ottobre 2000, si è avviato un nuovo processo di gestione del paesaggio, quale componente fondamentale del patrimonio culturale e naturale dell’Europa ed elemento fondamentale del benessere individuale e sociale. La convenzione contiene principi innovativi sulla concezione del paesaggio, sulla sua funzione sociale, tutela e valorizzazione: questo, infatti, non è più inteso solo come oggetto di contemplazione estetica, ma come una parte di territorio, così come è percepito dalle popolazioni. Il paesaggio non ha più valore puramente “estetico”, ma è elemento essenziale per lo sviluppo economico, del territorio in generale, e dell’agricoltura in particolare, e parte vitale dello stesso. La conservazione e la valorizzazione del paesaggio rappresentano una delle sfide di maggior rilievo per le politiche nazionali e comunitarie. Non è un caso, infatti, che per la prima volta, nel fissare le direttive del Piano Strategico Nazionale (PSN) per lo Sviluppo Rurale, si è deciso di includere anche il paesaggio. Questa soluzione, non priva di contrasti, rappresenta una piccola rivoluzione nel modo di concepire il ruolo del paesaggio, congiuntamente a quello dell’agricoltura e del territorio rurale, nel suo complesso.
Il documento sul paesaggio, utilizzato nella costruzione del PSN, è stato redatto da un gruppo di lavoro, coordinato dal Prof. Mauro Agnoletti dell’Università di Firenze, di cui hanno fatto parte Andrea Sisti, Giuseppe Barbera, Tommaso La Mantia, Paolo Nanni e Rossella Almaza, oltre all’autrice di questo articolo. Insieme, si è cercato di tracciare un quadro storico del paesaggio italiano a partire dal 1870, definendone le trasformazioni, ed indicando i gesti concreti da compiere, di competenza delle Regioni. Si è cercato, inoltre, di mettere in evidenza l’importanza di trattare il paesaggio nel modo adeguato, affrontandolo a livello di pianificazione sovraordinata. E’, infatti, evidente che solo un oculato governo delle varie componenti ambientali e antropiche può conseguire l’obiettivo di conservare e valorizzare il paesaggio, mentre azioni disgiunte sui singoli elementi, o il trattamento a livello analitico (che invece si addice a biodiversità, acqua, suolo e foreste) di un concetto sistemico, quale quello del paesaggio, non può risultare soddisfacente (Agnoletti, 2006).
Il quadro conoscitivo
Nell’analisi condotta, finalizzata a delineare il quadro conoscitivo del paesaggio agrario e forestale italiano e a sottolineare le tendenze in atto, emerge chiaramente come questo abbia subìto, negli ultimi anni, un processo di banalizzazione e di omogeneizzazione. Ovunque si registra un forte declino della diversità del paesaggio, con conseguente semplificazione del mosaico paesistico e riduzione delle caratteristiche identitarie. Così, anche il paesaggio sembra essere stato colpito da un processo di globalizzazione, segnato dall’impoverimento delle componenti arboree, arbustive ed erbacee, la scomparsa di elementi strutturali caratterizzanti (come terrazzamenti, muretti a secco, sistemazioni idraulico agrarie) nonché da una progressiva rinaturalizzazione.
Il progressivo degrado del paesaggio agrario italiano, coinvolge sia le aree maggiormente vocate all’attività agricola, sia le aree più marginali, come quelle montane e alto collinari. Le prime hanno subìto un rapido processo di industrializzazione caratterizzato da un forte sviluppo delle monoculture meccanizzabili su grandi estensioni, l’aumento delle densità d’impianto e la conseguente intensificazione delle attività agricole, la rimozione delle colture promiscue e delle componenti arboree, l’abbandono degli avvicendamenti, la diffusione di veri e propri capannoni di tipo industriale. Le seconde, invece, non idonee alla semplificazione colturale e all’intensificazione produttiva, sono state interessate da un costante processo di abbandono delle attività e degli insediamenti rurali, cui ha fatto seguito l’estensione della copertura forestale su ex aree agricole e pastorali.
Fortunatamente, il degrado del paesaggio agrario italiano non è un processo irreversibile e risulta ancora consistente il patrimonio paesistico esistente. Diversi sono i punti di forza riscontrabili sia nelle aree periurbane, in cui persistono paesaggi rurali residui di alto valore e dove è grande l’attenzione e la sensibilità da parte della popolazione urbana verso il territorio e la società rurale, nonché verso i suoi prodotti e servizi; sia nelle aree rurali intermedie e in quelle con problemi complessi di sviluppo, dove si registra la presenza di risorse paesaggistiche, storico, culturali, naturali e una diffusa presenza di prodotti agricoli di qualità, dove resta alta l’importanza del paesaggio per lo sviluppo turistico e per la valorizzazione delle produzioni tipiche. Il paesaggio costituisce, quindi, una risorsa fondamentale, configurandosi come elemento chiave per la valorizzazione delle produzioni con denominazione d’origine, lo sviluppo turistico ed il mantenimento della biodiversità, legata alla qualità degli spazi coltivati e alle specie introdotte dall’uomo. La risorsa paesaggio, quindi, può assumere un ruolo fondamentale, per migliorare la qualità delle vita nelle aree rurali.
Il paesaggio e la politica per lo sviluppo rurale
Il quadro conoscitivo ha messo in evidenza come il paesaggio rappresenti una delle migliori sintesi interpretative di un nuovo concetto di sviluppo rurale che, valorizzando l’identità culturale del territorio italiano, possa anche interpretarla come elemento di sviluppo (Agnoletti, 2005). Il Reg. Ce 1698/2005 del Consiglio, sul sostegno allo sviluppo rurale da parte del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR), costituisce un’importante occasione per rimediare agli errori compiuti in passato, pianificando azioni volte a migliorare la qualità della vita delle popolazioni rurali, attraverso la conservare e la valorizzare del paesaggio agrario italiano.
Nell’ambito dei tre Assi, previsti da detto regolamento (Asse I - miglioramento della competitività del settore agricolo e forestale; Asse II - Miglioramento dell’ambiente e dello spazio rurale; Asse III - Qualità della vita nelle zone rurali e diversificazione dell’economia rurale) sono stati individuati i seguenti principali fabbisogni di intervento: riduzione della semplificazione del paesaggio; tutela del paesaggio rurale e dei suoi elementi distintivi; diffusione di pratiche agro-forestali eco-compatibili; valorizzazione e tutela del paesaggio, del patrimonio immobiliare, del patrimonio storico-culturale e di quello naturale; diffusione di azioni di marketing territoriale che associno la tradizione, la qualità dei prodotti, ai luoghi di produzione e alle diverse attrattive naturali e storico-culturali del territorio rurale; sviluppo di attività legate al turismo nelle aree rurali.
Alle 21 Regioni italiane che hanno redatto, o stanno completando, i rispettivi Piani di sviluppo rurale è stato raccomandato di individuare le soluzioni superando la logica del singolo Asse, integrando, nelle forme ritenute più opportune a livello regionale, le misure inerenti investimenti aziendali, servizi di consulenza, investimenti per attivare adeguate strategie di marketing (previste dall’asse I) con quelle a premio per l’agricoltura biologica, per l’ agricoltura integrata e così via, previste nell’ambito dell’Asse II.
Si è sottolineato, inoltre, come la tutela del territorio non può essere automaticamente sovrapponibile ad altre politiche, quali la conservazione della natura, dell’acqua o del suolo, in quanto questa azione può, a seconda dei casi, coincidere o contrastare con le finalità. In questo senso, qualunque azione ipotizzabile deve prima confrontarsi con l’accertamento dell’identità locale, al fine di selezionare gli interventi funzionali alla sua conservazione, possibilmente integrandoli con la pianificazione paesistica (Agnoletti, 2006).
I gesti concreti da compiere (1)
La competitività del settore agro-forestale, il cui miglioramento caratterizza le finalità dell’Asse I, può e deve trarre vantaggio dal valore aggiunto, costituito dalla risorsa “paesaggio”, la quale rappresenta un elemento competitivo, non riproducibile da parte della concorrenza, del nostro sistema paese. Questo anche in vista della necessità di reagire all’aumentata competitività dei Paesi stranieri, non solo per alcune produzioni tipiche tradizionali (es. vino, olio, formaggi), ma anche per una più ampia gamma di prodotti e servizi legati al territorio rurale.
La valorizzazione di un più stretto rapporto fra paesaggio, beni e servizi, passa necessariamente attraverso la creazione di una maggiore sensibilità fra amministratori, pubblico e produttori in grado di influenzare il mercato e di sviluppare forti sinergie fra i soggetti interessati. Questo può avvenire con misure che promuovano non solo la conservazione delle risorse paesaggistiche, ma anche una relazione forte fra la qualità dei prodotti e quella del paesaggio, sviluppando approcci integrati. In tal modo si dovrebbero innescare processi che tendano a garantire un reddito agli operatori, che si occupano dei servizi al paesaggio, ed un vantaggio economico agli imprenditori che rinunciano a produzioni, ordinamenti colturali e comportamenti, non compatibili con la conservazione di questa risorsa.
Gli orientamenti strategici di questo primo Asse, quindi, dovrebbero tendere a valorizzare il rapporto “paesaggio–prodotto” finalizzato alla creazione, ed allo sfruttamento, del valore aggiunto legato alle risorse paesaggistiche, ed a sviluppare beni e servizi in grado di aumentare la competitività delle filiere tipiche dei settori agroalimentari e forestali, collegandoli strettamente al paesaggio locale.
Il contenuto dell’Asse II rappresenta un’importante occasione per valorizzare il significato ambientale del paesaggio italiano, tenendo presente il notevole patrimonio di biodiversità, accumulatosi attraverso i millenni con l’opera dell’uomo, sia in termini di specie, sia in termini di spazi. Non si tratta, quindi, di indirizzare il territorio verso una generica “naturalità” ma di tenere conto del significato che il rapporto uomo-natura ha assunto nel nostro paese. Il miglioramento dell’ambiente e dello spazio rurale, è, perciò, legato anche al mantenimento, e/o al recupero, di un corretto rapporto fra gli elementi che compongono la struttura dei paesaggi tipici. La conservazione, e/o il recupero, di tali strutture deve puntare ad aumentare la qualità complessiva, con azioni che riducano non solo gli effetti negativi di alcuni sistemi produttivi e dell’abbandono delle campagne, ma anche le conseguenze di alcune politiche, inappropriate in materia, di agricoltura, foreste e conservazione della natura. La conservazione degli aspetti qualitativi deve costituire oggetto prioritario delle strategie di azione, come peraltro suggerito dalla Convenzione Europea del Paesaggio del 2000 e dal nuovo Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio.
Nell’ambito dell’Asse II, gli interventi attivati, devono cercare di recuperare, conservare e valorizzare l’identità dei paesaggi locali. Si spera che questi interventi siano preceduti da adeguate valutazioni e studi conoscitivi, per valutare la loro efficacia e la compatibilità di ogni intervento proposto.
Nell’ambito dell’Asse III, la qualità del paesaggio rappresenta un criterio privilegiato per lo stile di vita nelle zone rurali. In questo ambito, questa è un criterio di crescente importanza, non solo per le ricadute sulle scelte riguardanti gli investimenti in ambito rurale, ma anche per ciò che concerne le preferenze assegnate alle zone periurbane o rurali, come luogo di residenza stabile, o temporanea, ed in particolare per la domanda agrituristica. Le motivazioni, alla base della preferenza accordata al territorio rurale, vanno al di là della semplice attenzione alla qualità dei singoli aspetti ambientali (es. aria, acqua), ma guardano al complesso dei valori, espressi dal concetto di paesaggio, anche se spesso riferiti con il concetto di “natura”. In alcune aree del Paese tale “sensibilità” arriva spesso ad identificare, con chiarezza, alcuni tratti riconosciuti essenziali per l’identità dei luoghi, per la cui conservazione, alcune categorie sociali, si dichiarano disposte a contribuire economicamente. Il recupero ed il mantenimento dei caratteri identitari del paesaggio, dipendono anche dalla qualità delle iniziative che possono essere poste in atto dai soggetti pubblici e privati, ampliando e diversificando l’economia rurale. Una strategia efficace di diversificazione non può, quindi, prescindere dal riconoscimento di tutti i soggetti coinvolti, che devono essere messi in grado di collaborare per proporre un’offerta locale fortemente integrata di prodotti e servizi legati al paesaggio. Le attività di progettazione, sviluppo e mantenimento delle risorse paesaggistiche sono portatrici di sensibili benefici per la qualità della vita degli agricoltori e dei residenti.
La conclusione è che le problematiche da affrontare, per la pianificazione paesaggistica, sono diverse. Queste riguardano aspetti sia soggettivi, sia oggettivi, che coinvolgono il mancato riconoscimento del paesaggio come valore economico di pertinenza del mondo rurale, la incapacità/non volontà dell’imprenditore di investire nel mantenimento di questa risorsa e di modificare il proprio ruolo, il rapporto fra l’idea di natura e cultura, l’adeguata preparazione degli addetti al settore. Il futuro del mondo rurale dipende molto dalla conservazione e valorizzazione del paesaggio agrario. Questa è una sfida che il paese Italia non può perdere.
Note
(1) Testo completamente tratto dal documento sul Paesaggio redatto da Mauro Agnoletti, Biancamaria Torquati, Andrea Sisti, Giuseppe Barbera, Tommaso La Mantia, Paolo Nanni e Rossella Almaza.
Riferimenti bibliografici
- Agnoletti M. et al. Programmazione sviluppo rurale 2007-2013. Contributo tematico alla stesura del Piano Strategico Nazionale. Gruppo di lavoro “Paesaggio”, settembre 2006.
- Mipaaf, Piano Strategico Nazionale per lo Sviluppo Rurale (art.11 Reg. Ce 1698/2005), 20 dicembre 2006.
- Erbani F. (2006), Chi minaccia il paesaggio, La Repubblica, lunedì 18 dicembre.