La tornata dei censimenti agricoli 2009-2010 degli Stati Membri dell’Unione Europea ha permesso di fare maggiore chiarezza rispetto al passato sul fenomeno delle proprietà collettive dei terreni agricoli. La spinta dell’Eurostat in tal senso è stata decisiva per far emergere il dibattito statistico su aree significative dal punto di vista agricolo spesso però trascurate o non evidenziate dalle statistiche ufficiali perché non afferenti direttamente le aziende agricole oggetto di rilevazione. Nel censimento italiano 2000, ad esempio, furono rilevate le comunanze e le affittanze collettive (per una superficie pari a 275,6 mila ettari di superficie totale, campo di osservazione nazionale) ma probabilmente altre aree comuni furono censite in maniera indistinta all’interno dei quasi 2,5 milioni di ettari di proprietà dei Comuni.
Le proprietà collettive sono beni di proprietà pubblica o privata su cui gravano dei diritti di utilizzo da parte di singoli soggetto appartenenti ad una determinata collettività. Riguardano superfici di diversa natura e destinazione (pascolo, boschi, corpi idrici, ecc.) ed assumono differenti forme e denominazioni nelle varie regioni italiane (ad esempio, Vicinie nel Friuli-Venezia Giulia ed in Lombardia, Regole nel Veneto, Comunalie in Emilia-Romagna, Comunanze agrarie nelle Marche, Università agrarie in Umbria e Lazio, ecc.). Le proprietà collettive rilevate dai censimenti agricoli comunitari si riferiscono essenzialmente a terreni destinati a pascoli e prati permanenti (le unità esclusivamente forestali non sono state infatti incluse nei campi di osservazione censuari) ed in minima parte ad ortive ed altri seminativi. Sono aree quindi incluse nella Superficie Agricola Utilizzata (Sau).
Il diverso modo in cui le proprietà collettive sono organizzate e gestite all’interno dell’Unione Europea ha avuto impatto sulle metodologie di rilevazione e sui dati statistici prodotti (Tabella 1). Ben 13 Stati Membri hanno dichiarato di non avere nel proprio territorio proprietà collettive. Gli altri Paesi hanno rilevato le proprietà collettive considerandole come aziende agricole vere e proprie oppure attribuendo le relative superfici alle singole aziende agricole aventi diritto d’uso. In tre casi soli i dati sono stati raccolti al livello aggregato di Nuts3 (Comuni).
Tabella 1 - Sintesi dei metodi di rilevazione delle proprietà collettive in Europa
Fonte: Eurostat. In corsivo, Paesi non UE per i quali Eurostat ha disponibilità di dati.
Dall’analisi della tabella 1 si evidenzia come sia necessario investire ancora sulle statistiche a livello europeo, attraverso un’armonizzazione delle metodologie di rilevazione, sia per migliorare la qualità dell’informazione prodotta e sia per rendere maggiormente confrontabili i dati e gli indicatori disponibili.
Da notare che Germania, Spagna ed Italia hanno rilevato le proprietà collettive con due diverse modalità, alternative tra loro:
- dichiarazione della superficie da parte dell’ente gestore quando la proprietà collettiva è stata messa a disposizione, in maniera indivisa e contemporanea, ai soggetti aventi diritto d’uso;
- dichiarazione della superficie da parte delle aziende beneficiarie quando la proprietà collettiva era assegnata ad essa in maniera specifica ed univoca.
Nel primo caso quindi la proprietà collettiva è stata considerata come un’azienda agricola vera e propria. Nel secondo caso la proprietà collettiva non è stata rilevata, ma le superfici ad essa afferenti sono state dichiarate dalle aziende agricole beneficiarie.
La conseguenza della disomogeneità di rilevazione delle proprietà collettive in Europa si rispecchia sui dati disponibili. Solo per 13 Paesi esistono informazioni relative agli ultimi censimenti 2009-2010 e per 7 di essi vi è una serie storica decennale riferita alle rilevazioni Fss (Struttura delle aziende agricole per l’Italia)1 (Tabella 2).
Tabella 2 - Proprietà collettive in alcuni Paesi europei (in ettari), anni 2000-2010
nd = dato non disponibile in quanto non è stata condotta la rilevazione in quell'anno.
indistinte= le proprietà collettive sono state rilevate ma non è possibile distinguerle all'interno della Sau
In azzurro= stima Eurostat
Fonte: Eurostat
Figura 1 - Incidenza % delle proprietà collettive sul totale Sau e sul totale dei prati permanenti e pascoli in alcuni Paesi europei, anno 2010
Fonte: Eurostat
Pur con le limitazioni metodologiche sopra esposte, alcune indicazioni interessanti emergono dai dati disponibili. Le aree afferenti le proprietà collettive, nei Paesi dove questo tipo di fenomeno esiste, sono in genere rilevanti. Si tratta di circa 10 milioni di ettari (9,3 milioni a cui vanno aggiunti quelli relativi alla Germania che non è possibile quantificare) e rappresentano in media il 7,6% della Sau complessiva di questi Stati ed il 18,9% dei prati permanenti e pascoli (Figura 1). I Paesi dove le proprietà collettive hanno un peso più rilevante sono Grecia (32,8%), Bulgaria (19,2%) e Romania (11,7%). In Italia la quota è pari al 4,7% del totale Sau e al 17,8% dei prati permanenti e pascoli complessivi. C’è da considerare però che nel nostro Paese (così come per la Spagna) il dato è relativo alle sole superfici realmente comuni, indivise, cioè non assegnate formalmente ed in maniera specifica ed univoca con contratti di affitto o uso gratuito ai soggetti aventi diritto di utilizzo. Per l’Italia tale quota si stima pari ad altri 600.000 ettari di Sau.
Come mostrato dalla tabella 3, le proprietà collettive in Italia sono localizzate essenzialmente in montagna, grazie al fatto che le aree di interesse sono dedicate essenzialmente a prati permanenti e pascoli, a differenza delle aziende agricole nel loro complesso che sono più presenti, invece, nei comuni collinari.
Tabella 3 - Composizione percentuale delle proprietà collettive e delle aziende agricole totali per zona altimetrica in Italia, anno 2010
Fonte: Istat (6° censimento generale dell’agricoltura)
In tabella 4 è riportata la distribuzione regionale delle proprietà collettive agricole in Italia gestite direttamente da Enti e Comuni e non assegnati ad aziende agricole in Italia.
Tabella 4 - Proprietà collettive e relativa superficie per Regione, anno 2010
Fonte: Istat (6° censimento generale dell’agricoltura)
Quasi la metà delle proprietà collettive è localizzata nel Nord (46%) in particolare nelle due Province autonome di Bolzano e Trento. La Sau maggiore è però localizzata in Abruzzo (262 mila ha) e la media dimensionale più grande si realizza in Sardegna (671 ha). E’ interessante notare come alle 2.233 proprietà collettive con aree agricole rilevate nel censimento 2010 afferiscano oltre che 610 mila ettari di Sau anche più di un milione di ettari non agricoli, calcolati nella Superficie Totale, e prevalentemente rappresentati da boschi.
Figura 2 - Distribuzione regionale della Sau delle proprietà collettive, anno 2010
Anche se le proprietà collettive sono poche numericamente (0,1% delle aziende agricole italiane), gestiscono però ingenti superfici: 4,7% della Sau nazionale ed il 9,8% della Superficie Totale. A Trento le aree comuni rappresentano oltre la metà della Sau (55%) ed i due terzi della superficie totale (76%). Come si evince dalla tabella 5 i territori di questa Provincia come anche quelli di Bolzano e della regione Abruzzo risultano fortemente caratterizzati dalla presenza di terre comuni.
Tabella 5 - Incidenza percentuale delle proprietà collettive sul totale delle aziende agricole, anno 2010
Fonte: Istat (6° censimento generale dell’agricoltura)
Conclusioni
Le proprietà collettive rappresentano una realtà significativa in Italia ed in molti Paesi europei, poiché gestiscono rilevanti superfici ad uso agricolo. Tali aree, nel nostro Paese, essendo localizzate maggiormente in montagna ed avendo per questo un basso livello di redditività, sono però di notevole importanza dal punto di vista ambientale e paesaggistico. Il mantenimento di una proprietà pubblica di queste superfici può quindi rappresentare una garanzia a protezione del territorio, della biodiversità e di una zootecnia sostenibile. Ciò nonostante, la disponibilità di dati statistici che ne misurino l’entità è importante a supporto del dibattito aperto in Italia sull’utilizzo dei beni fondiari di proprietà pubblica.
I dati censuari italiani qui presentati forniscono per la prima volta una misura statistica del fenomeno seppur limitato alle aree di interesse agricolo.
Riferimenti bibliografici
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Regolamento CE n. 1166/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio sulle indagini di struttura delle aziende agricole e sull’indagine sui metodi di produzione in agricoltura, che abroga il regolamento del Consiglio n.571/88. G.U (UE) L321, 1 dicembre 2008
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Istat (2010), 6° Censimento Generale dell’Agricoltura, Istruzioni per la rilevazione, Roma, pagg.163-166
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Eurostat (2013), Common land statistics – backgrounds, modificato il 19 Settembre 2013 (consultato il 3 ottobre 2013), [link]
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Eurostat (2013), Data coherence and quality Fss 2010, documento Cpsa/SB/718 presentato al Working Group “Structure of Agricultural Holdings”, 17 and 18 June 2013
- 1. Anche se nella tabella 2 non risulta, per l’Italia esistono delle stime, oltre che per il 2000 come si è già scritto, anche per il 2005 ed il 2007 pari rispettivamente a 227.123,15 e 147.203,54 ha di Sau relative alle indagini Spa di quegli anni (campo di osservazione UE) legate all’universo di riferimento del Censimento 2000. La lista pre-censuaria approntata per il Censimento 2010 con una nuova metodologia basata sull’integrazione di fonti amministrative e statistiche ha permesso di distinguere con maggiore precisione rispetto al passato gli Enti ed i Comuni gestori di proprietà collettive e le relative superfici. Per questo motivo, essendo i dati italiani non perfettamente comparabili, in tabella è riportato il solo valore riferito al 2010.