Introduzione
In base a quanto predisposto dalla normativa quadro in materia agrituristica (Legge 96/2006), ogni Regione ha dovuto emanare un proprio provvedimento necessario per regolamentare e sistematizzare il turismo rurale e l’agriturismo. La Regione Lazio ha emanato nel 2006 una propria legge regionale (L.R. n.14 del 2 novembre 2006) nella quale si fa esplicito riferimento all’urgenza di predisporre, nel breve periodo e in maniera ripetuta, uno strumento di attenta pianificazione e programmazione, rappresentato dal Piano agrituristico regionale (PAR), nel quale definire delle specifiche azioni di sostegno, previo coinvolgimento di tutti i soggetti interessati. Alle province, tuttavia, è stata attribuita la funzione di predisporre annualmente un Piano provinciale per l’agriturismo, il quale dovrà integrarsi con le linee di indirizzo stabilite a livello gerarchico regionale con il PAR.
Con la deliberazione della Giunta Regionale n. 974 del 19 novembre 2007, pubblicata sul Bollettino ufficiale delle Regione Lazio n. 1 del 7 gennaio 2008, e disponibile sul sito www.regionelazio.it, è stato pubblicato il Piano agrituristico regionale per il triennio 2007-2009.
La disamina dei dati statistici di medio periodo, inerenti l’agriturismo nella regione Lazio, riportate nella premessa e a supporto delle linee di indirizzo strategiche da attuare nei confronti aziende agrituristiche, predisposte dalla Regione Lazio, ha evidenziato una certa effervescenza nella crescita e nello sviluppo delle aziende attive, anche se l’incremento e lo sviluppo delle imprese agrituristiche è avvenuto in maniera non equilibrata sul territorio delle diverse province della regione.
L’obiettivo della presente nota è stato quello di definire in un ambito spazialmente limitato, rappresentato dalla provincia di Rieti, delle sub-aree specifiche di intervento, sulle quali predisporre da parte delle istituzioni delle azioni mirate a vantaggio delle aziende agrituristiche attive e non solo, tese a salvaguardare le aree rurali a rischio marginalizzazione, al fine di calibrare interventi di finanziamento specifici, adatti alle peculiarità socio-economiche e orografiche dell’area di studio. La definizione di sottozone di intervento da parte delle amministrazioni provinciali, infatti, potrebbe rendere più rispondente il Piano agrituristico regionale alle reali esigenze socio-economiche del territorio, prendendo atto delle esigenza degli attori socio-economici coinvolti, definendo degli interventi di programmazione coesi e intersettoriali che sappiano coinvolgere i diversi settori produttivi attivi sul territorio.
La zonizzazione dell’area di studio: linee di azione possibili L’Unione Europea ha predisposto l’individuazione, per ciascun Piano di Sviluppo Rurale regionale (PSR), di alcune zone, caratterizzate da elementi specifici (di criticità e di opportunità) e potenzialità per lo sviluppo delle aree rurali, sulle quali intervenire per garantire uno sviluppo armonico delle aree rurali in relazione ai principi cardine definiti nel II pilastro della Politica agricola comunitaria (Pac), quali la garanzia della multifunzionalità, il presidio del territorio e il presidio dello spazio rurale e delle comunità che in esso vivono. Il PSR regionale, nell’allegato I, ha previsto l’individuazione di quattro aree di interesse agricolo e rurale sul quale attuare delle strategie precise di interevento e che possono essere così riassunte:
- poli urbani, con elevata domanda di turismo e con elevati tassi di densità abitativa e con un limitato impatto dell’attività a agricola;
- aree rurali ad agricoltura intensiva specializzata;
- aree rurali intermedie con un territorio capace di avere una potenzialità turistica intermedia sul proprio territorio;
- aree rurali con problemi complessivi di sviluppo.
Per integrare gli obiettivi da raggiungere nel II pilastro della PAC, mediante le misure di finanziamento previste nel Asse III (Qualità della vita nelle zone rurali e diversificazione dell’economia rurale) del PSR 2007-2013, ossia incrementare la pluriattività aziendale sia mediante le imprese agrituristiche che mediante il turismo rurale, nelle aree sopraindicate, il legislatore regionale ha inteso, nel PAR, individuare, in funzione delle criticità socio-economiche presenti, delle aree operative, necessarie per garantire una pianificazione degli interventi specifici e assicurare un efficace presidio delle aree rurali a rischio marginalizzazione.
A tal fine, una maggiore priorità nelle misure di finanziamento è stata assegnata alle aree rurali con complessivi problemi di sviluppo e alle aree rurali intermedie.La zonizzazione proposta nel PSR regionale, approvato dalla Commissione europea nel dicembre 2007, ha confermato come, nell’area di studio, rappresentata dalla provincia di Rieti, siano presenti una molteplicità di comuni rurali con problemi complessivi di sviluppo. Una prima conseguenza che ne deriva è stato un limitato sviluppo socio-economico del territorio rurale, il che ha finito per autoalimentare un processo di marginalizzazione delle aree rurali, accentuando lo spopolamento del territorio, l’invecchiamento della popolazione e la polverizzazione aziendale. Tali premesse sembrano confermare le criticità socio-economiche della provincia reatina e la corretta collocazione dei comuni di alta collina e montani nella categoria delle aree rurali con problemi complessivi di sviluppo, all’interno dei quali mettere in atto interventi tesi al miglioramento della qualità della vita e alla diversificazione dell’economia rurale . L’orografia abbastanza accidentata, che caratterizza tutti i comuni delle aree interne a ridosso della cimosa appenninica, come quelli dell’area di studio, ha agito sulla specializzazione produttiva agricola delle aziende, con l’affermazione di coltivazioni estensive (prati e prati-pascoli), delle foreste e di alcune filiere che hanno saputo sfruttare e valorizzare i prodotti zootecnici di qualità e i sottoprodotti delle aree rurali.
Per calibrare più efficacemente gli interventi di finanziamento nel settore agrituristico, raccordandoli con quanto previsto dal PSR, a ciascuna provincia, il legislatore regionale ha consentito e demandato la possibilità di poter identificare delle sub-aree all’interno nelle quali valorizzare alcune caratteristiche e peculiarità utili per una coerente e integrata crescita dell’agriturismo e del territorio rurale.
La definizione e delimitazione delle sub-aree nell’area di studio, rappresentato dall’intero territorio della provincia di Rieti, ha dovuto tenere in considerazione tre aspetti complementari e connessi alla ruralità, ossia il presidio del territorio, la crescita socio-economica delle comunità rurali e la diversificazione dell’attività produttiva dell’azienda agricola (pluriattività), in senso ampio, e che debbono essere valutati contestualmente e contemporaneamente al fine di garantire uno sviluppo coeso e omogeneo del/sul territorio, anche alla luce della realizzazione in itinere e prossimo alla conclusione del distretto della montagna, in grado di interessare quaranta comuni su settantatre della provincia di Rieti, la maggior parte dei quali collocati nelle zone rurali con problemi complessivi di sviluppo e nei quali l’agriturismo rappresenta un’opportunità molto interessante di presidio socio-economico dello spazio rurale e delle comunità che in esso vivono.
Per evitare un depotenziamento delle iniziative di identificazione e di delimitazione delle sub-aree previste, sia nel Piano di Sviluppo Rurale che nel Piano agrituristico regionale, anche al fine di calibrare e integrare tra loro gli interventi di finanziamento alle imprese agrituristiche attive sul territorio, con misure che tengano conto delle criticità socio-economiche, e che sappiano garantire la realizzazione di interventi integrati sul territorio rurale nella provincia di Rieti, sarebbe auspicabile attuare una procedura concertata con tutti e tra tutti i portatori di interesse del territorio. Da ciò ne dovrebbe scaturire una proposta in grado di definire un limitato numero di sub-aree, tenendo conto dei punti di forza e delle criticità socio-economiche rilevate in tutti i comuni dell’area di studio e delle opportunità offerte da una programmazione concertata sia per le imprese agrituristiche che per il settore primario in senso ampio. La definizione di un numero eccessivo di sub-aree superiore alla soglia limite di quattro, definita aprioristicamente al fine di non suddividere eccessivamente il territorio, utilizzando esclusivamente criteri guida omogenei di classificazione produttiva aziendale e geografica, ottenuti considerando l’orografia del territorio e la tipologia di azienda agricola predominante, se da un lato porterebbe a evidenziare tutte le specificità agrituristiche del territorio, dall’altro finirebbe per vanificare l’iniziativa, rendendo incerto sia l’agriturista sulle potenzialità e peculiarità che il territorio può offrire sia l’ente locale nel cercare di trovare e individuare un comune intervento condiviso, in grado di raccordarsi con il territorio rurale e le sue specificità, rendendo economicamente vana qualsiasi azione strategica.
Il confronto tra la zonizzazione proposta nel PAR e quella del PSR ha evidenziato come le imprese agrituristiche dell’area di studio si collochino solo in tre delle quattro zone di interesse definite nel PSR 2007-2013 della Regione Lazio; infatti, ad esclusione del comune capoluogo, per il quale la domanda di turismo esiste ed è soddisfatta in maniera significativa da una ricettività tradizionale costituita da alberghi e bed & breakfast, l’agriturismo mantiene una funzione di residualità e specificità in senso ampio, assolvendo una funzione prevalentemente rivolta alla ristorazione di un alto target, il quale va alla ricerca di prodotti di nicchia e alla riscoperta delle tradizioni enogastronomiche locali.
Individuazione delle sub-aree di intervento del Piano agrituristico regionale nell’area di studio
Le sub-aree identificabili nell’area di studio, al fine di essere in linea con la zonizzazione proposta dalla Regione Lazio e dalla fase realizzativa del distretto, rilevate durante la fase di studio, sono state quattro, ossia (Figura 1):
- sub-area olivicolo-biologica;
- sub-area rurale;
- sub-area montana;
- sub-area campagna urbanizzata.
Figura 1 - Individuazione delle sub-aree di intervento
La sub-area olivicolo-biologica è composta dai comuni a ridosso della Sabina romana e del centro turistico attrattore di Roma. Tale sub-area si caratterizza per la presenza di aziende agrituristiche nelle quali prevale la coltivazione dell’olivo con una filiera ben strutturata e indipendente, caratterizzata da un proprio marchio di qualità certificata e riconducibile all’olio extravergine d’oliva Sabina Dop; le imprese agrituristiche non aderenti al consorzio Sabina Dop, tuttavia, hanno provveduto in maniera spontanea a crearsi dei percorsi di valorizzazione qualitativa del prodotto, mediante l’istituzione di consorzi o nuclei di aziende abbastanza attive, a livello nazionale e internazionale, nel valorizzare il binomio prodotto-territorio. Le aziende olivicole nella sub-area olivicolo-biologica hanno una superficie media aziendale superiore al valore medio regionale e, secondo i dati rilevati nei diversi intervalli intercensuari, in crescita rispetto a quanto accaduto in altre province della regione Lazio.
In questa sub-area le aziende agrituristiche si inseriscono in un percorso di valorizzazione delle produzioni agroalimentari di qualità (biologico, prodotti vinicoli DOCG) attraverso percorsi enogastronomici e culturali ben definiti da alcune normative regionali quali la strada dell’olio della Sabina e altre iniziative locali di valorizzazione turistica, messe in atto da alcuni imprenditori agrituristici e non, che hanno portato alla realizzazione di un consorzio dotato di un brand specifico e di rapida presa sul consumatore mediante claim storicamente e internazionalmente ben noti. La sub-area rurale si caratterizza per la presenza di un numero consistente di aziende agrituristiche collocate su un territorio di media acclività; le aziende hanno, al proprio interno, delle filiere agricole non specializzate e colture promiscue abbastanza diffuse nell’ordinamento colturale aziendale. Le aziende agrituristiche attive nelle sub-aree rurali si collocano in una posizione intermedia tra la sub-area olivicolo-biologica e i poli urbani. In questa sub-area prevalgono aziende agricole di ridotte dimensioni, comprese tra i 5 e i 7 ettari, nelle quali sono attuate delle attività ricreative e culturali, svolte in ambiti territoriali di significativo interesse paesaggistico e/o naturalistico. La sub-area montana è senza dubbio l’area di maggiore criticità socio-economica e ambientale; infatti, essa si caratterizza per la presenza di aree rurali a forte spopolamento e a severo rischio di marginalizzazione, con un’abbondante presenza di aziende agricole multiprodotto e multiattività che svolgono una funzione necessaria per il presidio dello spazio rurale. Le aziende agrituristiche sono a carattere zootecnico-foraggiero con una significativa incidenza del bosco sulla superficie agricola aziendale. Le aziende agrituristiche sono caratterizzate dall’allevamento di bovini da carne e da ovini, utilizzati per produzioni agroalimentari della tradizione locale le quali, purtroppo, mantengono la peculiarità di prodotti di nicchia. Alcune aziende agrituristiche si collocano in prossimità di centri turistici attrattori e di interesse naturalistico molto rinomati e interessanti, rappresentati da alcuni bacini sciistici e/o da laghi e parchi naturali. E’abbastanza diffusa, in questa sub-area montana, la presenza di produzioni agricole di nicchia (farro, tartufo, insaccati, lenticchie) ben valorizzate mediante il loro reimpiego nella ristorazione in seno alle aziende agrituristiche e/o durante le feste tipiche della tradizione rurale. Una criticità rilevabile in tale sub-area è rappresentata dalla presenza di aree naturali e di vincoli paesaggistici che comportano delle limitazioni operative per l’impresa, verso cui l’ente locale dovrebbe intervenire con interventi di salvaguardia economica mirati e di incentivazione a destinazione specifica. La sub-area campagna urbanizzata ricomprende, al proprio interno, numerosi comuni a ridosso del polo urbanizzato di Rieti. Tale sub-area è caratterizzata da aziende che si collocano in aree di media collina con una presenza di vie di comunicazione principali e da aziende agrituristiche caratterizzate da un’attività rivolta in prevalenza all’escursionismo e alla valorizzazione delle tradizioni socio-culturali delle aree rurali.
Una prima lista non esaustiva di interventi da attuare nelle aziende agrituristiche, che si collocano nelle varie sub-aree proposte, appare abbastanza difficile da proporre; tuttavia, un primo canovaccio in grado di definire degli interventi da finanziare e sui quali lavorare, a carattere non estemporaneo ma strutturale, potrebbe essere il seguente:
- favorire una maggiore interazione tra le aziende agrituristiche e agricole per avere un maggiore scambio di informazioni, applicabile ed estendibile a tutte e quattro le sub-aree identificate nell’area di studio;
- finanziare azioni di marketing per attività di promozione e promuovere la realizzazione di musei della ruralità a carattere locale, con messa in rete successiva, dovrebbe interessare le sub-aree montana e rurale;
- nella sub-area montana sarebbe auspicabile favorire interventi per valorizzare la filiera carne e la certificazione del prodotto, riattare dei rifugi per creare dei centri di trasformazione e vendita in loco del latte e dei formaggi;
- nella sub-area montana e nella sub-area rurale sarebbe opportuno realizzare un marchio ad ombrello, capace di certificare sia la qualità dei prodotti ottenuti sia il territorio, in una prospettiva di marketing territoriale integrato;
- promuovere percorsi enogastronomici integrati con i bacini turistici limitrofi, rappresentati da Roma, l’Umbria e la Tuscia, nella sub-area olivicolo-biologica;
- incentivare la realizzazione di fattorie didattiche, dei farmer market e di attività convegnistica nella sub-area campagna urbanizzata.
Conclusioni
Il Piano agrituristico, sia nel suo ambito regionale che in quello provinciale, rappresenta uno strumento di fondamentale importanza per la valorizzazione delle aree rurali e per una programmazione di medio periodo. Tuttavia, al fine di eliminare le criticità, sarebbe auspicabile prendere atto delle potenzialità socio-economiche dello spazio rurale considerato e integrarle con altri strumenti programmatori quali il PSR regionale e i Piani di distretto rurale, se previsti su scala locale, al fine di eliminare alcune ridondanze.
La definizione e delimitazione delle sub-aree può rappresentare uno strumento di corretta ed efficiente gestione socio-economica delle aree rurali purché si tenga conto delle richieste che provengono dal territorio, ricorrendo ad una gestione che si può schematizzare nel modello delle tre “C”: coordinamento, coesione e compartecipazione, tra tutti i soggetti attivi e portatori di interessi sul/del territorio. L’obiettivo conclusivo di uno strumento programmatorio applicato all’agriturismo non dovrà essere finalizzato alla gestione finanziaria dei fondi, ma dovrà essere quello di mettere in relazione le diverse imprese agrituristiche del territorio e garantire un aggiornamento continuo e costante per le nuove tecnologie informatiche, al fine di garantire una crescita della conoscenza collettiva e dei saperi locali, presenti nello spazio rurale.
Un aspetto molto positivo, emerso dalla pubblicazione del PAR, è stata la presa di posizione, da parte dell’organo legislativo regionale, di obbligare le amministrazioni locali a farsi parte attiva nella definizione e attuazione di uno strumento di programmazione agrituristica annuale e che sia coerente con gli obiettivi di massima stabiliti nel PAR, al fine di evitare un disimpegno automatico delle risorse da stornare alle altre province laziali non inadempienti.