In questi giorni, dopo la pausa estiva, sono riprese a Ginevra le trattative del Wto. Il Doha Round è stato però oggetto di discussione già il 3 e 4 Settembre a New Dehli (India), durante un incontro informale di una trentina di ministri del commercio dei paesi membri del Wto, in attesa del prossimo incontro del G-20, che si terrà il 24 e 25 settembre a Pittsburgh.
In India erano presenti sia Catherine Ashton, commissario dell’Ue al commercio estero, che Mariann Fischer Boel, commissario per l’agricoltura; entrambe hanno ribadito la loro posizione a sostegno di una rapida conclusione del Doha Round per il superamento della crisi economica mondiale.
L’appuntamento di New Dehli ha rappresentato l’occasione di un confronto politico, più che tecnico, il cui esito è stato l’ormai consueto impegno per una rapida conclusione del Round entro il 2010. Del resto, già nel “Green Room meeting”, presieduto da Pascal Lamy nei giorni immediatamente precedenti, alcuni membri avevano sottolineato le divergenze esistenti tra i forti segnali politici per la ripresa del Doha Round e il reale progresso nelle trattative; anche qui sono emerse numerose differenze.
Un primo punto di disaccordo è proprio la base negoziale, al momento costituita dalla bozza delle modalities del dicembre 2008. Mentre Ron Kirk, rappresentante statunitense al commercio estero, sottolinea come sia necessario ulteriormente chiarificarla e migliorarla, per Mariann Fischer Boel riaprire i testi sarebbe “molto rischioso”. Una considerazione generale è che, con il passare del tempo, si faranno certamente più probabili le richieste di rimettere in discussione quanto già deciso. Inoltre, per quanto riguarda la scadenza per giungere ad un accordo completo sulle modalities in agricoltura e per l’accesso al mercato dei beni non agricoli, l'Ue e l’Australia hanno chiesto di fissare per la fine del 2009, mentre ad esempio il Canada preferirebbe spostarla al 2010. Reiterando una richiesta accolta perlopiù negativamente dagli altri paesi membri, gli Stati Uniti continuano a sostenere la necessità di procedere, soprattutto nell’area dell’accesso al mercato, con un approccio bilaterale, il solo che consentirebbe in modo efficace di chiudere i punti che restano ancora aperti. Infine, contrariamente a quanto deciso in un primo momento, si inizia a discutere della possibilità di inserire le trattative del Doha Round nella riunione Ministeriale “regolare” che si terrà a Ginevra a fine novembre. Per l’India, l’incontro di New Dehli è stato probabilmente anche l’occasione di mostrare la propria intenzione di adottare un ruolo attivo nei negoziati, dopo che, nel luglio 2008, lo scontro con gli Stati Uniti aveva causato il blocco delle trattative. E infatti i toni più ottimisti sull’esito di questa riunione informale sono stati proprio quelli di Anand Sharma, ministro indiano per l’industria e il commercio. Al contrario, e nonostante quanto da essi dichiarato, secondo molti è lo scarso impegno da parte degli Stati Uniti ad impedire un vero progresso negoziale. Tra l’altro, dopo una lunga attesa, è stato finalmente nominato un sostituto per Joseph Glauber, il precedente capo negoziatore statunitense per l’agricoltura. Si tratta di Islam A. Siddiqui, attualmente vice presidente e responsabile per le questioni legate al commercio internazionale in CropLife America, associazione del settore dei prodotti per la protezione delle colture. Un team negoziale incompleto aveva a lungo fatto dubitare della reale volontà d’impegno statunitense nelle trattative.
I negoziati sono già ripresi a Ginevra, in queste settimane, su questioni di carattere tecnico, mentre prosegue anche il lavoro per l’elaborazione dei “templates” per le schedules. Da un punto di vista politico, è chiaramente molto difficile per i negoziatori muoversi verso ulteriori concessioni, con la crisi economica che ha colpito nel frattempo: come detto in modo semplice ed efficace da Celso Amorim, ministro degli esteri brasiliano, “abbiamo tutti le tasche vuote”. Inoltre, questioni di politica interna ( come le recentissime elezioni in Giappone e in Norvegia) rendono improbabili grandi passi avanti nell’immediato futuro
La crisi economica, i cui effetti si ripercuotono anche sugli scambi commerciali (sono destinati a ridursi del 19% il prossimo anno), potrebbe risultare una vera e propria cartina al tornasole per quanto riguarda lo stesso ruolo del Wto. Il quale rischia di diventare addirittura secondario, secondo alcuni osservatori, se non si faranno reali progressi nelle trattative o non si adotteranno anche in ambito Wto misure efficaci per far fronte alla difficile situazione economica mondiale.
*Quanto scritto è esclusivamente di responsabilità dell’autrice e non riflette in alcun modo la posizione dell’UFAG