I temi e la complessità del rapporto tra agricoltura e sviluppo economico

I temi e la complessità del rapporto tra agricoltura e sviluppo economico
a Università di Firenze, Dipartimento di Economia Agraria e delle Risorse Territoriali
b Università di Pavia, Dipartimento di Ricerche Aziendali

Una relazione che evolve mentre cresce la complessità

Le riflessioni sullo sviluppo economico riservano al settore agricolo un ruolo specifico che, nel corso del tempo, ha subito significative evoluzioni, arricchendosi di nuove prospettive per tener conto sia dell’evoluzione teorica sia degli eventi economici, politici e sociali emergenti.
Una prima interpretazione del ruolo dell’agricoltura nel processo di crescita economica è legata alla particolarità della sua offerta: una materia prima soggetta a trasformazione più o meno spinta e bene salario basilare. Malgrado la perdita di peso in termini di contributo alla formazione del PIL, di occupazione e di accesso alle risorse, al settore primario, nell’ambito delle teorie dello sviluppo economico, viene attribuito un ruolo strategico in relazione delle questioni connesse alla produttività del lavoro, al suo potenziale apporto alla crescita degli altri settori dell’economia e alle esportazioni, come mercato per i prodotti industriali e come fondo di risparmio.
Nel corso del tempo, tale prospettiva si arricchisce per tener conto del collegamento tra il settore agricolo e un processo di sviluppo che va oltre la crescita economica per considerare anche gli aspetti legati al tenore di vita, come suggerito da Amartya Sen; il settore è inteso come fonte di sicurezza alimentare e di occupazione, come base della società rurale, con la sua cultura e le sue tradizioni. Emerge il problema dello sviluppo dell’agricoltura familiare che è strettamente legato a quello del benessere in termini di servizi (accesso all’acqua, alle strutture sanitarie, alle strutture scolastiche, ai trasporti) la cui carenza, il più delle volte, vanifica il vantaggio di un accesso diretto agli alimenti.
Contestualmente, la questione comincia a caricarsi di tensioni di tipo economico politico ed etico che spesso sfociano in conflitti. Esse sono espressione di un rafforzamento delle relazioni internazionali e delle interdipendenze tra paesi industrializzati e non, e del delinearsi di alcune problematiche severe, in termini di intensità e implicazioni, e fortemente radicate non più solo nell’ambito dei confini nazionali dei paesi in via di sviluppo, ma sempre più in quelli globali. Tra queste ultime, si annoverano l’insicurezza alimentare e il cambiamento climatico: le due principali sfide che l’umanità si trova oggi a dover affrontare. In tale situazione, il dibattito teorico e politico si è concentrato sulla necessità di promuovere lo sviluppo agricolo per il ruolo che esso può avere nel far fronte alle conseguenze negative che derivano dai cambiamenti nell’ambito del sistema globale alimentare e del sistema climatico, promuovendo uno sviluppo economico che faciliti il raggiungimento degli Obiettivi del millennio fissati dalla comunità internazionale.

Questo numero di Agriregionieuropa sul rapporto tra agricoltura e sottosviluppo

L’approfondimento proposto dal Tema di questo numero di Agriregionieuropa affronta queste problematiche, integrando il punto di vista economico con quello politico, sociale ed etico al fine di proporre una riflessione sulle nuove sfide, criticità e dimensioni dell’agricoltura nei paesi in via di sviluppo.
Il punto di partenza è la caratterizzazione della questione attraverso gli articoli di Romano, De Muro e Sassi che entrano, rispettivamente, nel merito del nesso tra agricoltura e sviluppo economico, agricoltura e sicurezza alimentare, e agricoltura e cambiamenti climatici, definendolo ed evidenziandone le maggiori criticità.
Le implicazioni dell’impennata dei prezzi degli alimenti e della crisi finanziaria, e i primi tangibili effetti del riscaldamento globale hanno posto il problema della fame e del cambiamento climatico al primo posto nell’agenda internazionale. Il dibattito in corso, indica l’importanza, tra le altre, dell’azione delle istituzioni pubbliche ad ogni livello in quanto modalità di intervento più dirette ed efficaci. In tale contesto, si inserisce la tematica della coerenza delle politiche di sviluppo tutt’ora al centro delle discussioni internazionali e rispetto alle quali l’Unione europea (UE) nel 2009 ha deliberato alcune importanti conclusioni che vengono approfondite nell’articolo di Mizzi. Si tratta di una serie di priorità che si inseriscono nell’ambito della politica di cooperazione allo sviluppo dell’Unione stessa, che chiamano in causa anche la valutazione dell’impatto della politica agricola comunitaria (Pac) sui paesi in via di sviluppo. In questa prospettiva una delle questioni “calde” ha a che fare con il commercio internazionale.
Con riferimento alla Pac, uno degli elementi di acceso dibattito consiste nel ruolo delle barriere non tariffarie nel limitare lo sviluppo del commercio internazionale di prodotti agricoli e alimentari. Il contributo di Mellado, Hubertus, M’Barek e Ferrari affronta questa questione con riferimento agli scambi di prodotti agro-alimentari fra cinque paesi africani, opportunamente selezionati, e l’UE.
La questione dell’impegno istituzionale, ha indotto a proporre un approfondimento, lasciato alla nota di Pretolani, su un’importante evento in programma per il 2015 a Milano, l’Esposizione Universale, che vede impegnato il nostro Governo attraverso una serie di amministrazioni locali e operatori del settore privato per affrontare il tema della nutrizione del pianeta e dei rapporti con i paesi in via di sviluppo.
La severità e la natura globale delle cause dell’insicurezza alimentare hanno indotto la comunità internazionale a riconoscere l’urgenza di istituire una partnership politica globale per far fronte alla problematica. La tematica è oggetto di approfondimento del lavoro di Leather che, in tale contesto, pone in evidenza il ruolo del Comitato per la sicurezza alimentare (Committee on World Food Security - CFS).
Pur riconoscendo alle istituzioni un ruolo centrale, le sfide poste dall’attuale contesto all’agricoltura richiedono un’azione che sia il frutto di una partnership tra tutti gli attori dello sviluppo e, in particolare, le Organizzazioni internazionali, le Organizzazioni non governative e il settore privato.
Per questo motivo, l’approfondimento prosegue con il contributo di Corrado dedicato alla proposta politica del movimento Via Campesina della sovranità alimentare. Rispetto alle Organizzazioni internazionali si è preferito affrontare una questione specifica di rilevante importanza per lo sviluppo agricolo, la formazione e la divulgazione, il cui approfondimento è lasciato al lavoro di Angeli sui progetti Fao/Italia.
La questione del ruolo del settore privato è, al contempo, di estrema rilevanza e complessità. In questo campo le questioni etiche ed economiche assumono un significato speciale la cui comprensione è lasciata all’articolo di Giaré che si focalizza sulla responsabilità sociale nell’azione delle multinazionali per arrivare a proporre il concetto di responsabilità sociale del territorio più rispondente alle esigenze dei paesi in via di sviluppo.
La questione trova riscontro anche nel fenomeno del land grabbing che sta trovando ampia diffusione nelle economie arretrate, ponendo opportunità e minacce per lo sviluppo agricolo che sono discusse nella nota di Alfano e Giuliodori.
I problemi legati all’accesso alle risorse e alla proprietà delle stesse si presentano anche rispetto al patrimonio genetico e alla biodiversità: l’articolo di Buiatti affronta in maniera critica le potenzialità e le minacce che la diffusione degli OGM ha e potrà avere in futuro per i paesi in via di sviluppo.
Le trasformazioni in corso nel sistema globale alimentare e climatico stanno ponendo in luce l’importanza e, al contempo, la fragilità di alcuni modelli produttivi agricoli. Per questa ragione si propongono tre contributi che affrontano tale prospettiva. L’articolo di Dina si focalizza sul ruolo dell’agricoltura tradizionale per lo sviluppo sostenibile, portando alcuni esempi dal Sahel, mentre quello di Nori prende in considerazione il nesso tra pastorizia e ambiente. Un ulteriore contributo è di Marino e Pallotta e tratta dei modelli produttivi agricoli, delle loro trasformazioni e implicazioni per la conservazione dell’ambiente e della biodiversità, di sicurezza alimentare e qualità dell’alimentazione.
Alla luce dei nuovi scenari che si stanno delineando, si assiste ad una crescente richiesta di appropriate informazioni quantitative non solo di tipo macroeconomico, ma anche rivolte alle famiglie e agli individui. Questi dati sono indispensabili per le analisi politiche ed economiche, per la pianificazione dello sviluppo, per la gestione dei programmi e nel processo decisionale ad ogni livello. In tale contesto, i censimenti rappresentano uno dei meccanismi forse più importanti per raccogliere tali informazioni. Per questa ragione, l’approfondimento proposto si conclude con il contributo di Gennari, Keita e Srivastava che illustra l’importanza del Programma mondiale del Censimento dell’agricoltura e le innovazioni metodologiche introdotte dalla Fao in occasione del nono programma riferito al periodo 2006-2015.

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