Quando mi sono trovato sul tavolo, suggeritomi da una collega, il pesante volume dedicato ai festival ed agli eventi del cibo e del vino intorno al mondo, per prima cosa mi sono chiesto chi ne fossero gli autori. Grazie ad internet, rispondere a queste domande è oggi facile e in pochi minuti ho scoperto che C. Michael Hall nel mondo anglosassone è una vera autorità in materia. Professore di Marketing all’Università di Canterbury in Nuova Zelanda, nato nel Regno Unito ma con passaporto australiano, ha studiato un po’ nel paese dei canguri, un po’ in Canada. Ha curato o scritto, da solo o con altri, oltre 250 tra articoli e libri su marketing del turismo, turismo del vino, marketing territoriale, aspetti sociologici del turismo, ecc.. Innumerevoli sono le sue collaborazioni internazionali con università nordeuropee e del Regno Unito. Liz Sharples presenta un profilo minore, in termini accademici; dal 1986 é Principal Lecturer all’inglese Sheffield Hallam University (da non confondere con la Sheffield University: le separano circa 30 posizioni nella graduatoria delle università del Regno Unito), dove insegna “Gestione degli eventi”. Il suo interesse scientifico è proprio sul turismo del vino e sugli eventi gastronomici. Anche lei é autore o coautore di numerosi libri e articoli.
Ciò premesso, il volume si divide in 5 parti e 20 capitoli: il Contesto, Gli eventi e i festival, I festival del vino e delle bevande, I mercati dei contadini ed infine le Conclusioni. Hanno contribuito una quindicina di autori, tra cui un giapponese.
I contenuti, malgrado il titolo ambizioso del volume (“intorno al mondo”), a parte un capitolo dedicato al Giappone, sono viziati da una prospettiva molto anglosassone, visto che i casi descritti sono riconducibili alle isole inglesi, al Canada, alla Nuova Zelanda, alla Tasmania e al Sud Africa. Qua e là compaiono, generalmente come storielle messe in un box, anche casi da altri paesi, ad esempio il festival della cipolla che si svolge in California, oppure l’Oktoberfest di Monaco e il Salone del Gusto di Torino. Forse per motivi linguistici, gran parte del mondo gastronomico in questo libro non figura proprio. Sarà colpa nostra o loro, in un volume dedicato agli eventi del vino e del cibo, l’Italia non c'é. In ogni modo, non figurano neanche Spagna e Francia.
Nonostante alcuni limiti, chi si occupa di promozione di prodotti alimentari, di turismo locale, di relazioni tra prodotti agricoli e valorizzazione del territorio, di mercati contadini, può trarre dalla lettura di questo corposo volume qualche idea e qualche consiglio, certamente non rivoluzionario né trascendentale, ma certamente utile. Il testo è scritto molto bene: ogni capitolo e ciascuna storia sono auto-conclusivi, con una spiegazione abbastanza dettagliata e molto descrittiva dell’evento, della sua genesi e sviluppo, delle problematiche. Definirei simpatico e curioso, ad esempio, il Capitolo 3, dedicato alle origini delle sagre culinarie ed al rapporto tra storia, paesaggi, topografia, clima e biodiversità: vi si ricordano il gran festino di Re Boffa del 781, con un menù di decine di animali e botti di birra, il matrimonio di Margaret figlia di Enrico III, per il quale vennero uccisi oltre 1.300 cervi e daini, 170 cinghiali e circa 7.000 maiali, lepri, conigli, polli e uccelli selvatici, le 12 visite di Elisabetta I a Lord Burghley, che costarono una fortuna, e così di seguito, forgiando quindi le ricette, i menù e si saldarono i rapporti fra la celebrazione di un qualche evento e i prodotti tipici del territorio. Il Capitolo 7 è dedicato alle celebrazioni della mela (di cui esistono ben 7.000 varietà) e del sidro: negli Usa vi sono 40 festival dedicati a questo frutto e centinaia di eventi del tipo “pick your own”, così come in Canada, Regno Unito e Paesi Scandinavi; nel Regno Unito, ad esempio, dal 1990 intorno al 21 Ottobre si celebra il Giorno della Mela, con centinaia di eventi coordinati dall’Associazione Common Ground; vi partecipano coltivatori, vivai, produttori di sidro e di succo di mela, scuole di ogni grado, autorità locali, mercati contadini, e organizzazioni nazionali, come il National Trust (l’ispiratore del Fai – Fondo Ambiente Italia), la Royal Horticultural Society, e così a seguire. In questa giornata si svolgono ogni sorta di eventi: lezioni, visite guidate, dimostrazioni agricole e di cucina, assaggi di succhi e di sidro, mostre pomologiche, concorsi di poesia, fotografia, pittura, gare (“chi riesce a pelare una mela facendo la buccia più lunga?” oppure “chi sa riconoscere più varietà di mele?” ) e così di seguito, tutto legato alla mela.
In sintesi, i problemi dell'agricoltura e delle zone rurali in tante parti del mondo ad economia avanzata sembrano essere gli stessi. Sono tanti gli aspetti che rendono il libro comunque interessante: le strategie poste in essere, le sinergie, le collaborazioni pubblico-privato, la valorizzazione della biodiversità, i collegamenti con l’eredità culturale, le problematiche collegate con il volontarismo e la sostenibilità economica. Leggere le cause del fallimento del mercato contadino di Askern, nel Nord dell’Inghilterra, può far evitare gli stessi errori, così come leggere dei rapporti tra turismo e mercati contadini in Canada o in Tasmania può far venire qualche idea in più.
Speriamo, prima o poi, di essere noi a far scuola.
Riferimenti bibliografici
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Food and wine festivals and events around the world - Development, management and markets, a cura di C. Michael Hall e Liz Sharples, Butterworth-Heinemann, Oxford, 2008, pagg. XXII + 351