Contesto
Le bioenergie coprono il 10% della produzione energetica mondiale primaria (circa 1.340 milioni di tonnellate di petrolio equivalente nel 2012); la maggior parte della quale è ottenuta attraverso le forme tradizionali di bioenergia (legna da ardere e carbone). Forme di bioenergia moderna includono biocarburanti liquidi (principalmente etanolo e biodiesel), solidi (pellet, briquette, cippato, etc.) e gassosi (biogas, syngas, biometano, etc,). Mentre i biocarburanti liquidi sono utilizzati soprattutto nel settore dei trasporti, quelli solidi e gassosi sono ampliamente utilizzati per la produzione di calore ed elettricità.
La produzione e l’utilizzo di biocarburanti moderni sta crescendo negli ultimi anni e nel 2013 sono stati prodotti 113 miliardi di litri di biocarburanti liquidi. In particolare, la produzione di etanolo ha fatto registrare un incremento del 5% rispetto all’anno precedente, mentre il biodiesel ha registrato un aumento su base annuale pari al 11% (Ren21, 2014). Insieme, rappresentano circa il 3,4% del carburante impiegato nel settore dei trasporti su strada nel 2013 a livello globale. Secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia, l’utilizzo di etanolo da canna da zucchero e biocarburanti avanzati è destinato a crescere fino a coprire il 9% della domanda di carburanti per il settore trasporti nel 2030 e circa il 27% della domanda nel 2050 (Irena, 2014). A livello di produzione elettrica, nello stesso 2013 la capacità elettrica installata da biomasse ha raggiunto gli 88 GW a livello globale, l’equivalente di circa 50 grandi centrali a carbone (Ren21, 2014). Questa crescita dei biocarburanti moderni, secondo stime internazionali è destinata a continuare in modo costante e questo è confermato anche dalle proiezioni fatte dall’Agenzia Internazionale dell’Energia che attribuiscono un ruolo anche alle bioenergie nella riduzione delle emissioni e per il raggiungimento degli obiettivi di limitazione dell’aumento della temperatura globale entro i 2 gradi centigradi al 2035. Secondo queste proiezioni, tali obiettivi di riduzione necessiteranno di una crescita delle bioenergie sostenibili tra il 2 ed il 4% annuo fino al 2035.
Chi siamo e cosa facciamo
Storia
Nel contesto su menzionato si inserisce la Global Bioenergy Partnership (Gbep): un'iniziativa internazionale istituita per attuare gli impegni assunti dai Leader del G8 nel 2005 e rinnovata nei seguenti Vertici G8 e G20, per favorire lo sviluppo sostenibile delle bioenergie. A nove anni dalla sua istituzione, e in un momento d’intenso dibattito sulle bioenergie, la Gbep continua a lavorare attivamente per promuovere le bioenergie per lo sviluppo sostenibile, la mitigazione dei cambiamenti climatici, la sicurezza alimentare ed energetica. La partnership riunisce governi, organizzazioni internazionali e soggetti del settore privato e della società civile in un impegno comune per promuovere le bioenergie per lo sviluppo sostenibile. Obiettivo principale della partnership è fornire ai propri membri un meccanismo per organizzare, coordinare e incrementare i livelli internazionali di ricerca, sviluppo, applicazione e diffusione commerciale relativi alla produzione, conversione ed uso della biomassa ai fini dell’energia, con particolare attenzione verso i paesi in via di sviluppo. La Gbep, inoltre, fornisce un forum per l’implementazione di politiche efficienti attraverso l’identificazione di metodi e strumenti di supporto agli investimenti e attraverso la rimozione di barriere all’attuazione di progetti di sviluppo in cooperazione.
Membri e struttura
La Global Bioenergy Partnership conta ad oggi 37 Partner (23 paesi e 14 organizzazioni internazionali e istituzioni)1 e 39 Osservatori (27 paesi e 12 organizzazioni internazionali e istituzioni)2.
Fin dall’inizio, la Gbep si è strutturata intorno ad un Comitato Direttivo ed un Segretariato. Il Comitato Direttivo governa le politiche e le attività della partnership, fornendo l’orientamento strategico, rivedendo periodicamente il programma di lavoro e, ove necessario, la struttura organizzativa. Il Segretariato, ospitato presso la Fao a Roma, coordina le attività e gli eventi della partnership, la comunicazione fra e con i membri, e agisce da clearinghouse di informazioni sugli sviluppi politici e tecnologici relativi alle bioenergie.
Programma di lavoro e risultati raggiunti
Il programma di lavoro della partnership si incentra su tre aree strategiche: Sviluppo Sostenibile – Cambiamento Climatico - Sicurezza Alimentare ed Energetica. Sulla base di questo programma e in risposta ai dibattiti in corso nella comunità internazionale, negli anni la partnership si è dotata di organismi ad hoc, destinati ad approfondire tematiche specifiche relative alle bioenergie e fornire strumenti utili per affrontare le sfide della sostenibilità. In particolare, la partnership ha sviluppato e pubblicato nel 2009 un “Quadro metodologico comune per l’analisi delle emissioni di gas ad effetto serra del ciclo di vita delle bioenergie”. Destinato ai decisori politici e ad altri attori interessati alla valutazione dell’impatto delle emissioni di gas serra e a comparare in modo coerente le relative metodologie impiegate, è il risultato del lavoro della Task Force Gbep sulle Metodologie relative ai gas serra creata nell’ottobre 2007 a guida degli Stati Uniti d’America e della Fondazione delle Nazioni Unite. Il quadro metodologico comune è nella fase di implementazione, anche attraverso una piattaforma online di scambio informazioni sulle metodologie per il calcolo di gas serra3.
Nel 2012, la Gbep ha invece pubblicato il “Rapporto sugli indicatori di sostenibilità delle bioenergie”. Frutto del lavoro della Task Force Gbep sulla Sostenibilità creata nel giugno 2008 sotto la guida iniziale del Regno Unito e in seguito (dal novembre 2010) della Svezia, il rapporto contiene 24 indicatori di sostenibilità e le rispettive metodologie applicative. Gli indicatori sono stati sviluppati tenendo in considerazione i documenti ed i temi discussi nella comunità internazionale in materia di sviluppo sostenibile, in particolare gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (MDGs), l’Agenda 21 ed il lavoro della Commissione per lo sviluppo sostenibile (Csd). Sono pertanto sviluppati attorno a tre pilastri: ambientale, sociale ed economico. Nell'ambito del pilastro ambientale, una serie di temi centrali sono stati considerati nella definizione degli indicatori, compresi quelli relativi alle emissioni di gas serra, la capacità produttiva della terra e degli ecosistemi, la qualità dell'acqua e dell'aria, la biodiversità, e il cambiamento di uso del suolo. Allo stesso modo, essi sono collegati all'impatto sociale di accesso ai servizi energetici moderni, in particolare salute, sicurezza alimentare, e sviluppo rurale e sociale. Infine, gli indicatori Gbep incorporano anche i temi economici della sostenibilità, compresi quelli che coprono i concetti di sviluppo economico, la sicurezza energetica, la disponibilità delle risorse e l’efficienza del loro utilizzo, lo sviluppo delle infrastrutture e l'accesso alla tecnologia.
Lo scopo degli indicatori Gbep è quello di guidare qualsiasi analisi delle bioenergie intrapresa a livello nazionale, di informare i decisori politici e di facilitare lo sviluppo sostenibile delle bioenergie e possono essere impiegati per analisi sulle bioenergie a livello nazionale4. Gli indicatori Gbep sono stati applicati in diversi paesi e continenti (tra cui Colombia, Germania, Ghana, Giappone, Indonesia e Olanda); ciò, ha consentito di valutarne la praticità, migliorarne l’efficacia e permeare il processo decisionale relativo alle politiche bioenergetiche dei paesi in cui sono applicati. Sono attualmente in corso di applicazione in altre realtà nazionali in un processo costante di adattamento, per meglio rispondere alle diverse realtà nazionali e produttive.
Attività recenti e prospettive future
Al momento attuale, il lavoro della partnership si concentra su una serie di attività di capacity building e di sensibilizzazione dei potenziali benefici delle moderne bioenergie sostenibili utilizzando strumenti diversi tra i quali seminari, viaggi di studio, forum pubblici e altre attività con il fine di presentare le buone pratiche e valutare le risorse disponibili. Questo tipo di attività viene svolto attraverso un organismo chiamato “Gruppo di lavoro su capacity building per le bioenergie sostenibili”. Strutturato attraverso specifiche attività proposte e guidate dai paesi membri, il gruppo di lavoro è nato nel maggio 2011 ed è andato crescendo nel corso degli anni con le seguenti attività:
- Gruppo di attività "Seminari regionali sulle bioenergie moderne e sostenibili”. Guidato dagli Stati Uniti e dalla Comunità Economica degli Stati dell'Africa Occidentale, ha organizzato tre forum in Africa, Europa e America Latina che hanno favorito il dialogo regionale teso allo sviluppo di strategie bioenergetiche a livello nazionale e regionale, e che hanno infine contribuito allo sviluppo della Strategia Regionale sulle Bioenergie che la Comunità Economica degli Stati dell'Africa Occidentale ha adottato alla fine del 2013.
- Gruppo di attività “Sensibilizzazione, condivisione di dati e di esperienze sull'implementazione degli indicatori Gbep di sostenibilità". Il gruppo (a guida condivisa Germania e Indonesia) si propone di condividere le conoscenze ed esperienze derivanti dall’applicazione degli indicatori Gbep sul campo, in paesi diversi e con differenti situazioni di clima, biodiversità, condizioni sociali ed economiche. L’obiettivo ultimo è quello di migliorare l'applicazione metodologica degli indicatori, garantirne un'interpretazione comune e sensibilizzare la comunità internazionale al loro utilizzo come valido strumento per favorire lo sviluppo sostenibile.
- Gruppo di attività “Tour di studi su capacity building e formazione”. Sotto la guida del Brasile, il gruppo favorisce lo scambio di esperienze, informazioni, capacità e tecnologie sulle bioenergie al fine di promuovere la diffusione della produzione e l’uso sostenibile delle bioenergie, in particolare nei paesi in via di sviluppo dove l’uso di biomassa è prevalente. A questo fine, il gruppo ha organizzato negli anni passati due cicli di seminari chiamati “Settimane delle bioenergie”: il primo in America Latina (Brasile 2013) e poi in Africa (Mozambico 2014). Quest’anno la Settimana delle Bioenergie si è tenuta dal 25 al 29 maggio nel continente asiatico, in Indonesia.
- Gruppo di attività “Uso sostenibile delle biomasse legnose”. Guidato da Fao, Unep e dalla Global Alliance for Clean Cookstoves5, il gruppo è specializzato nell’analizzare la produzione e l'utilizzo di energia da biomassa legnosa per l'accesso all'energia domestica e gli usi locali produttivi sostenibili, particolarmente nei paesi in via di sviluppo. Tra le prime attività realizzate, il gruppo ha prodotto un rapporto di sintesi, comprendente le lezioni apprese sul campo e gli impatti di sostenibilità, delle iniziative già realizzate con successo in materia di sviluppo della biomassa solida nei paesi in via di sviluppo.
- Gruppo di attività "Atlante Globale delle Energie Rinnovabili – Componente Bioenergia". Guidato dall’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili (Irena dal suo acronimo inglese), è stato istituito nel maggio 2013 con lo scopo di discutere sul ruolo delle attività di mappature per raccogliere informazioni utili per la misurazione degli indicatori Gbep, ed ha contribuito a popolare l’Atlante Globale delle Energie Rinnovabili pubblicato da Irena.
- Gruppo di attività “Bioenergia e acqua”. Ultimo nato in casa Gbep, il gruppo ha lo scopo di approfondire le tematiche relative all’integrazione di sistemi bioenergetici in paesaggi agricoli e di silvicoltura per migliorare la gestione sostenibile delle risorse idriche. Gli incontri del gruppo favoriranno la condivisione buone pratiche di gestione e di politiche già esistenti che sostengono l’implementazione di sistemi bioenergetici con un impatto positivo sullo stato delle acque.
L’implementazione degli indicatori di sostenibilità Gbep in Colombia ed Indonesia, un progetto Fao
Come menzionato nel precedente paragrafo, la Gbep nel 2011 ha prodotto una serie di ventiquattro indicatori per la valutazione e il monitoraggio della sostenibilità delle bioenergie a livello nazionale. Gli indicatori sono applicabili a tutti i tipi di biocarburanti siano essi liquidi, gassosi o solidi (ad esempio l'etanolo, il biodiesel, il biogas, legna da ardere, pellets, etc.) per la produzione di elettricità, calore, o per il settore dei trasporti. L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Agricoltura e l’Alimentazione (Fao), uno tra i membri fondatori della partnership, ha contribuito al processo di identificazione e definizione degli indicatori fornendo importanti input tecnici, in particolare in materia di rapporto tra produzione bioenergetica e sicurezza alimentare. Gli indicatori hanno lo scopo di informare i responsabili politici sugli aspetti di sostenibilità ambientale, sociale ed economica del settore delle bioenergie nei rispettivi paesi e a guidarli verso politiche che promuovano lo sviluppo sostenibile. Misurati nel corso del tempo, gli indicatori possono mostrare quanto un paese si stia avvicinando o allontanando da un percorso di sviluppo sostenibile definito a livello nazionale. L’unicità degli indicatori Gbep nel panorama internazionale sta nel fatto di essere frutto di un’iniziativa multilaterale che ha costruito il consenso su questo tema tra un grande numero di paesi (circa 50) e organizzazioni internazionali (circa 26), che vi hanno preso parte in modo volontario. Questo processo ha fatto sì che tutti i paesi e le organizzazioni coinvolte si sentano titolari di questi indicatori e che dunque, pur essendo applicabili su base volontaria, abbiano un forte impegno ad applicarli. A questo proposito, proprio la Fao ha realizzato un progetto d’implementazione in Colombia e Indonesia: con il sostegno del Ministero tedesco dell’Ambiente, il progetto si è svolto dal 2011 al 2014 ed ha confermato la grande rilevanza delle questioni ambientali, sociali ed economiche affrontate dagli indicatori di sostenibilità Gbep per le bioenergie. È inoltre emersa l'importanza di rafforzare le capacità dei paesi in via di sviluppo per monitorare la sostenibilità delle bioenergie, in particolare per quanto riguarda questioni complesse come le emissioni di gas serra e la sicurezza alimentare, così come è stato fatto nel contesto di questo progetto attraverso una serie di corsi di formazione e workshop.
Il progetto ha evidenziato che per monitorare e valutare a livello nazionale la sostenibilità del settore delle bioenergie è fondamentale che tutte le parti interessate – politiche, produttive, società civile – dialoghino tra loro. Tanto in Colombia come in Indonesia, il progetto ha stimolato e facilitato il dialogo tra tutti i ministeri competenti e le altre parti interessate, come ad esempio le organizzazioni di produttori. In aggiunta, in entrambi i paesi sono stati organizzati seminari regionali, al fine di favorire lo scambio d’informazioni ed esperienze tra i paesi nelle rispettive regioni.
Per quanto riguarda strettamente l’aspetto della sostenibilità, il progetto ha mostrato come nei due paesi finora la produzione e l'uso di bioenergia non abbiano innescato un forte impatto sull’offerta interna ed il prezzo delle principali voci del paniere alimentare. Tuttavia, se gli obiettivi del paese in materia di biocarburanti diventassero più ambiziosi, come nel caso dell’Indonesia che ha intrapreso l’iter legislativo per un considerevole innalzamento dei target minimi di consumo di biocarburanti entro il 2030, le valutazioni potrebbero cambiare. Il paese asiatico è il primo produttore ed esportatore di olio di palma al mondo, materia prima ampliamente utilizzata in campo alimentare e, in Indonesia dal 2007 in poi, anche nel settore dei trasporti come sostituto del gasolio. Nel 2012 l’Indonesia ha prodotto oltre 26 milioni di tonnellate di olio di palma e ne ha esportate 18 milioni principalmente verso i mercati europei, indiano e cinese. Circa 6 milioni di tonnellate della materia prima prodotta in Indonesia sono state impiegate nel settore alimentare locale, mentre le rimanenti 2 milioni di tonnellate sono servite per la produzione di biodiesel, che viene miscelato al gasolio fossile e venduto nelle stazioni di rifornimento soprattutto nelle isole di Giava, Sumatra e Borneo (0,6 milioni di tonnellate) o esportato in Europa (1,4 milioni di tonnellate). In altre parole, meno dell’8 percento dell’olio di palma prodotto nel 2012 in Indonesia è stato utilizzato per la produzione di bioenergia di cui circa un quarto per uso locale. L’Indonesia, nonostante sia stato soprattutto in passato un grande produttore di carburanti fossili, ha visto le proprie riserve petrolifere ridursi nel tempo ed è oggi un importatore netto di prodotti petroliferi. Le riserve energetiche rimanenti, in aggiunta, viaggiano verso l’esaurimento e si stima che entro il 2030 il paese dovrà importare la totalità del suo fabbisogno di petrolio. Le recenti politiche energetiche nazionali quindi puntano verso l’indipendenza energetica del paese. Di conseguenza, entro il 2030 si stima che 12 -15 milioni di tonnellate di biodiesel dovranno sostituire gasolio altrimenti importato. Tramite il progetto Fao tali dinamiche sono state ricostruite ed è stato possibile simulare gli effetti degli ambiziosi obiettivi energetici indonesiani in materia di biocarburanti. Nonostante un discreto aumento della produzione di olio di palma nel 2030, la Fao prevede che la stragrande maggioranza della materia prima per la produzione di biodiesel sarà sottratta al mercato dell’export (30 percento in meno) con dirette conseguenze sul prezzo mondiale (aumento stimato del 13 – 15 percento) non solo dell’olio di palma, ma anche degli altri olii vegetali (girasole, soia, arachide) che sui mercati internazionali sono tutti strettamente interconnessi tra loro. Allo stesso tempo, il progetto ha presentato tra le proprie raccomandazioni quella di prestare maggiore attenzione in entrambi i paesi ai cambiamenti d’uso del suolo associati all'espansione di materie prime chiave per la produzione di bioenergie (ad esempio l’olio di palma), che possono avere ripercussioni negative sulla sostenibilità ambientale e sociale. Il progetto ha confermato che la conversione di aree a elevato stock di carbonio é responsabile dell’emissione di considerevoli quantità di anidride carbonica mentre se viene evitata la conversione di terreni come ad esempio foreste e torbiere, la sostituzione dei combustibili fossili con le bioenergie può portare a importanti riduzioni delle emissioni di gas serra. Un altro aspetto fondamentale da tenere in considerazione è l’emissione di metano dovuta allo smaltimento dei residui della produzione di olio di palma. Negli impianti di produzione in Indonesia mancano sistemi per la cattura del metano e tale gas serra (20 volte più potente dell’anidride carbonica) viene emesso in quantità pari alla metà delle emissioni complessive di interi paesi come il Paraguay o la Repubblica Dominicana. Le conseguenze sulla sostenibilità ambientale della produzione di bioenergia nei paesi oggetto del progetto Fao non sono esclusive dell’utilizzo energetico delle materie prime agricole impiegate in quanto sono da attribuirsi in larga parte alla produzione agricola stessa, a prescindere dall’utilizzo finale della biomassa. Il progetto ha quindi reiterato l’importanza di estendere il concetto di sostenibilità delle bioenergie e i suoi indicatori a tutto il settore agricolo in modo da comprendere e monitorare meglio il reale impatto della produzione di materie prime agricole.
Considerazioni conclusive
Alla luce di un contesto internazionale dove è riconosciuto alle bioenergie un ruolo fondamentale per lo sviluppo sostenibile, la mitigazione dei cambiamenti climatici, la sicurezza alimentare ed energetica, il tema della sostenibilità del settore delle bioenergie è essenziale e centrale. Esso è anche un tema di grande complessità poiché implica aspetti di tipo ambientale, economico e sociale che vanno tenuti presenti ed affrontati simultaneamente in una visione olistica che coinvolga tutti gli attori interessati, dai funzionari pubblici agli esperti tecnici, dagli agricoltori ai produttori, dai politici alla società civile. La Gbep fin dall’inizio ha cercato di agire come luogo di incontro e confronto, favorendo quindi il dialogo tra le diverse realtà coinvolte per affrontare la sfida della sostenibilità delle bioenergie in tutti i suoi aspetti. L’accordo raggiunto nell’identificazione e nella successiva pubblicazione ed implementazione degli indicatori di sostenibilità ha dimostrato che questi sforzi sono stati ben riposti, e che la Partnership può e deve continuare a giocare un ruolo centrale nell’affrontare questi temi a livello globale.
Riferimenti bibliografici
-
G8 (2005), Comunicato su cambiamenti climatici, energia e sviluppo sostenibile [link]
-
Gbep/Fao (2009), The Global Bioenergy Partnership Common Methodological Framework for Ghg Lifecycle Analysis of Bioenergy, Gbep/Fao
-
Fao (2011), The Global Bioenergy Partnership Sustainability Indicators for Bioenergy, Gbep/Fao
-
Fao (2014), Pilot Testing of Gbep Sustainability Indicators for Bioenergy in Colombia, Fao
-
Fao (2014), Pilot Testing of Gbep Sustainability Indicators for Bioenergy in Indonesia, Fao
-
Iea-Etsap and Irena (2014), Production of liquid biofuels. Technology Brief, Iea-Etsap and Irena
-
Sepp S., Sepp C., Mundhenk M. (2014), Towards sustainable modern wood energy development. Stocktaking paper on successful initiatives in developing countries in the field of wood energy development
-
Ren21 (2014), Renewable 2014 Global Status Report, Ren21
Siti di riferimento
-
Global Bioenergy Partnership: http://www.globalbioenergy.org/
-
Food and Agriculture Organization of the United Nations: http://www.fao.org/
-
International Renewable Energy Agency (Irena): http://www.irena.org/
-
Renewable Energy Policy Network for the 21st Century: http://www.ren21.net/
-
United Nations Environment Programme: http://www.unep.org/
-
Global Alliance for Clean Cookstoves: http://cleancookstoves.org/
- 1. Argentina, Brasile, Canada, Cina, Colombia, Francia, Germania, Ghana, Giappone, Isole Fiji, Italia, Mauritania, Messico, Olanda, Paraguay, Regno Unito, Russia, Spagna, Sudan, Svezia, Svizzera, Tanzania, Stati Uniti d’America, la Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale (Ecowas), la Commissione Europea, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (Fao), la Banca Inter Americana di Sviluppo (Idb), l’Agenzia Internazionale dell’Energia (Iea), l’Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili (Irena) la Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo (Unctad), il Dipartimento delle Nazioni Unite degli Affari Economici e Sociali (Undesa), il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (Undp), il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (Unep), l’Organizzazione delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Industriale (Unido), la Fondazione delle Nazioni Unite (Unf), il Consiglio Mondiale per l’Energia Rinnovabile (Wcre) e l’Associazione delle Industrie Europee della Biomassa (Eubia).
- 2. Angola, Australia, Austria, Cambogia, Cile, Danimarca, Egitto, El Salvador, Etiopia, Gambia, Giamaica, India, Indonesia, Kenya, Laos, Madagascar, Malesia, Marocco, Mozambico, Norvegia, Perù, Ruanda, Sud Africa, Tailandia, Tunisia, Vietnam, Zimbabwe, la Banca Africana di Sviluppo (Afdb), la Banca Asiatica di Sviluppo (Adb), la Commissione Economica per l’America Latina e i Caraibi (Eclac), l’Agenzia Europea per l’Ambiente (Eea), il Global Enviornment Facility (Gef), il Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (Ifad), il World Agroforestry Centre (Icraf), l’ Organizzazione Internazionale dell'Aviazione civile (Icao), l’Organizzazione degli Stati Americani (Oas), l’Unione Economica e monetaria dell'Africa Occidentale (Uemoa), la Banca Mondiale e il Consiglio Mondiale per lo Sviluppo Sostenibile (Wbcsd)
- 3. Nel 2011 è stata pubblicata una versione aggiornata del quadro metodologico, accessibile al sito: [link]
- 4. La lista completa degli indicatori insieme al rapporto completo è scaricabile dal sito Gbep: [link]
- 5. La Global Alliance for Clean Cookstoves è un'organizzazione senza scopo di lucro che opera con il sostegno della Fondazione delle Nazioni Unite. Il suo lavoro si concentra sul miglioramento della salute e dell'ambiente, incoraggiando cambiamenti nei metodi di cottura e tipologie di stufe da cucina utilizzati nei paesi in via di sviluppo per inquinare meno e ridurre l'inquinamento dell'aria interna alle abitazioni. [link]