Il secondo numero speciale di Agriregionieuropa dedicato all’iniziativa Agricalabriaeuropa vuole affrontare un tema ormai pervasivo della Politica Agricola Comune (PAC), ma più in generale dell’agenda politica agricola sia comunitaria che internazionale: quello della sostenibilità ambientale del settore.
Il Green Deal europeo, con le strategie Farm to Fork (F2F) e per la Biodiversità, stabilirà lo scenario per le future revisioni della PAC, con un target crescente di ambizione ambientale, compreso il contributo agli obiettivi di sostenibilità del Millennio delle Nazioni Unite e all’Accordo di Parigi sul clima. Pertanto, il lancio di queste due strategie ha avuto un’ampia risonanza tra gli studiosi e soprattutto gli addetti del settore, come emerge anche dalla loro pervasività negli articoli proposti nella presente raccolta.
Ad oggi, le strategie F2F e Biodiversità sono soltanto delle Comunicazioni della Commissione e come tali giuridicamente non vincolanti per gli Stati membri. Tuttavia, diversi elementi fanno ritenere che queste strategie abbiano la concreta possibilità di influenzare l’impianto non solo della PAC, ma in generale delle politiche per il settore agroalimentare. Innanzitutto, il 19 ottobre u.s. il Parlamento Europeo ha accolto favorevolmente la F2F ed ha formulato le sue raccomandazioni alla Commissione per l’attuazione della strategia1. In secondo luogo, come ci ha indicato Maria Rosaria Pupo D’Andrea nel numero 1 di Agricalabriaeuropa, l’accordo raggiunto sulla nuova PAC contiene una clausola di revisione della legislazione esistente al 2025 su ambiente e clima, al cui rispetto vincolare i Piani Strategici Nazionali (PSN) della PAC; quindi, le iniziative legislative che saranno prese da oggi al 2025 per rendere operative le strategie citate, dovranno essere obbligatoriamente incluse nei PSN. Questo aspetto si ricollega al terzo punto: l’obiettivo di neutralità climatica sancito dal Green Deal è stato incluso nella nuova legge europea sul clima (Regolamento UE 2021/1119) nel giugno scorso. Esso è quindi legalmente vincolante per gli Stati Membri. Questo significa che, al 2050, l’Unione Europea dovrà avere un bilancio netto nullo di emissioni di gas serra e che le politiche europee, compresa la PAC, ne dovranno tenere conto. Il relativo quadro normativo è in fase di revisione e il contributo del settore agricolo e forestale può essere molto diverso a seconda delle opzioni di implementazione che saranno scelte. Tuttavia, emerge già un importante elemento di differenza rispetto al quadro legislativo precedente: avere un obiettivo di emissioni nulle vuol dire, infatti, mettere al centro della politica climatica europea i settori agricolo e forestale, gli unici che possono stoccare carbonio naturalmente nei suoli e nelle biomasse. Proprio per riconoscere sia il contributo positivo che quello negativo del settore agricolo e forestale al cambiamento climatico, la revisione della legislazione comunitaria sul clima propone quindi, per la prima volta, una contabilizzazione congiunta delle emissioni dei due settori.
A livello internazionale si sono appena conclusi i negoziati per la Conferenza delle Parti (COP) di Glasgow, il tavolo negoziale delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Ad oggi è troppo presto per fare una valutazione degli esiti, che sono sempre più complessi di quanto la rappresentazione mediatica (che sintetizza tutto in un “successo” o un “fallimento”) possa far capire. Da Glasgow sono arrivati gli aggiornamenti sugli impegni nazionali per ridurre le emissioni di gas serra presi dai paesi nell’ambito dell’Accordo di Parigi, alcune regole tecniche di implementazione, un maggiore multilateralismo nelle scelte, la definizione di scadenze più ravvicinate e un aumento del supporto finanziario. Se questo sarà sufficiente a garantire il cambio di passo richiesto per contenere l’aumento di temperatura media globale, è però difficile da dirsi ora.
Tuttavia, di là dagli accordi internazionali, la UE ha già fissato un’agenda politica fortemente connotata da elevati impegni di sostenibilità ambientale sia per il settore agroalimentare che per tutta l’economia; pertanto, proporre una riflessione corale su questi temi ci è sembrato rilevante.
Il primo contributo, quello di Annalisa Zezza, offre una prospettiva globale spiegando il percorso partecipativo che ha portato all’organizzazione del World Food Summit del settembre 2021 e descrivendo le principali indicazioni in termini di azioni necessarie per raggiungere la sostenibilità dei sistemi alimentari e gli obiettivi di sostenibilità del Millennio ad essi collegati, con particolare attenzione alla dimensione ambientale e alle raccomandazioni in termini di fabbisogni di ricerca e innovazione.
Guardando alla prospettiva europea, per il raggiungimento degli obiettivi del Green Deal e di sostenibilità del Millennio, appare fondamentale la transizione verso un’economia c.d. circolare. Il contributo di Linda Arata e mio affronta quindi il tema delle sfide dell’economia circolare per l’agricoltura, ponendo l’attenzione sul ruolo dell’implementazione della strategia F2F e su alcuni aspetti critici per una transizione efficace.
Ricollegandosi alla transizione ad un’economia agroalimentare più circolare e agli obiettivi della F2F, il contributo di Simone Busetti propone un’analisi sul perché e come una politica di contrasto allo spreco di cibo possa funzionare, mentre il contributo di Vanessa Giannetti e Greta Livi presenta la centralità dello spreco alimentare come questione etica, ambientale ed economica, illustrando sia la normativa pertinente che alcune iniziative in atto.
Il contributo di Danilo Marandola presenta invece la traduzione più diretta degli impegni per la sostenibilità ambientale nella politica agricola, illustrando gli obiettivi “green” della PAC post-2020, che presenta un aumento dell’ambizione ambientale di intervento tale da richiedere un‘architettura verde ad hoc per rispondere alle esigenze di armonizzazione dei vari interventi del primo e deI secondo Pilastro.
Laura Viganò e Riccardo Meo, di seguito, propongono un approfondimento sul ruolo dell’agricoltura biologica per rispondere alle sfide della sostenibilità ambientale, facendo emergere il bisogno di definire una strategia complessiva coerente a favore del suo sviluppo, che va da un approccio efficace nel complesso quadro dell’architettura verde della futura PAC, alla necessità di accrescere l’accessibilità ai prodotti biologici da parte di una più vasta platea di consumatori.
Silvio Franco propone invece una riflessione sulla definizione e misurazione della sostenibilità in agricoltura, concentrandosi sull’approccio dell’economia ecologica e sulla metodologia di calcolo dell’impronta ecologica, anche in un’ottica di promozione delle produzioni più sostenibili, senza tralasciare i limiti che possono caratterizzare l’approccio.
Chiude il tema l’articolo di Lucia Briamonte che mostra il fondamentale e crescente contributo dato dai cambiamenti della domanda alla sostenibilità ambientale del settore, presentando l’evoluzione del consumo consapevole, fornendo alcuni dati che riflettono il cambiamento in atto e presentando i collegamenti con le recenti politiche dell’UE.
Alla realtà calabrese è dedicata la sezione “Approfondimenti”, in cui Franco Gaudio cura alcuni contributi che sintetizzano gli interventi presentati al webinar organizzato dal CREA in occasione della “Giornata Mondiale dell’Alimentazione 2020. Un’alimentazione sana per un mondo #fame zero”.
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