Un recente studio in materia di sicurezza alimentare mondiale, condotto dall’Economic Research Service del Dipartimento per l’Agricoltura degli Stati Uniti, offre lo spunto per una riflessione sul tema della povertà, e sulle cause che intervengono nello stabilirsi di condizioni di insicurezza alimentare. Il rapporto mostra un calo della disponibilità di derrate alimentari, che però solo in parte, e nei casi più gravi, dipende prevalentemente da una riduzione dell’offerta. Secondo l’Ente di ricerca americano, il numero di persone che vivono in condizioni di insicurezza alimentare sfiora gli 800 milioni, ed è previsto un aumento di tale cifra nell’ordine del 14% nei prossimi anni, che si concentrerà in quelle zone dove già oggi il problema di una adeguata alimentazione è più forte. L’analisi prosegue evidenziando come l'insicurezza alimentare non sia dovuta ad una carenza di derrate su larga scala (il tasso di crescita annuale della produzione di alimenti, pari al 3%, ha infatti superato quello della crescita demografica), ma ad un’inadeguata distribuzione delle stesse, non solo tra Paesi, ma anche all'interno degli stessi paesi. In alcune realtà produttive molto disagiate non è semplice garantire un livello di offerta adeguato ai fabbisogni nutrizionali, ma il ruolo delle iniquità distributive è spesso determinante per generare insicurezza alimentare.
La distribuzione delle risorse alimentari dipende in larga parte dalla distribuzione del reddito all’interno della popolazione; pertanto, uno squilibrio del potere d’acquisto può essere considerato una delle cause scatenanti l’insicurezza alimentare.
Due dati appaiono particolarmente interessanti: 1) le zone rurali, pur essendo la sede dove tali derrate vengono prodotte, sono quelle maggiormente colpite da tali iniquità distributive; 2) la prolungata scarsità di risorse alimentari è certamente dovuta ad un basso livello di offerta (food availability), ma accanto a questo, la difficoltà di accesso al cibo (food accessibility), e la scorretta gestione delle derrate alimentari concorrono a determinare situazioni di scarsità delle risorse.
Dalle conclusioni dell’analisi si nota come vi sia una diffusa consapevolezza che il rapporto fame-produzione sia cambiato negli ultimi anni, e che sia oggi necessario ricorrere a visioni alternative del problema per capirne le ragioni e studiarne i rimedi. Intendere la povertà nel senso più ampio del termine, implica che solamente una politica di sviluppo di largo respiro possa riequilibrare la situazione.
La teoria economica in materia di sviluppo ha, da circa un ventennio, investito molto in questo campo, portando alla formulazione di corpi teorici più articolati rispetto a quelli basati sull’approccio del Food Avaliability Decline (FDA), che indicavano nella mancanza di cibo la causa preponderante dell’insicurezza alimentare.
Entitlements Approach ed insicurezza alimentare
La situazione sopra delineata conduce ad una riflessione in merito all’insicurezza alimentare; in particolare, la scelta di un approccio al problema che tenga conto della sua complessità si rende necessaria, individuando chiaramente le cause che concorrono al deperimento della sicurezza alimentare. Uno dei contributi più interessanti per la comprensione del fenomeno dell’insicurezza alimentare è certamente quello del Premio Nobel per l’economia Amartya K. Sen.
Sen pone l’accento su tutti i fattori e le attività che concorrono ad una corretta alimentazione, denominandoli endowment set; esso comprende tutte le risorse materiali e non che un individuo possiede: reddito, possesso di terra, appartenenza ad un determinato gruppo socio-economico. Queste risorse possono essere convertite in un entitlement set, una combinazione di cibo e servizi. Il passaggio dall’endowment all’entitlement è garantito da una serie di relazioni detta entitlement mapping (E-mapping), che altro non sono se non il rapporto con cui le risorse sono convertite in beni di consumo (siano essi alimenti o servizi).
Secondo la teoria di Sen, l’insicurezza alimentare insorge principalmente per due cause: 1) calo della disponibilità di derrate alimentari; 2) imperfetta costituzione di un entitlement set. Un individuo soffre della mancanza di cibo quando il suo entitlement set non contiene abbastanza derrate alimentari e servizi tali da consentirgli di evitare l’insicurezza alimentare; la mancata formazione di un sufficiente entitlement set può essere dovuta ad un cambiamento nell’endowment set (le risorse) o ad una modificazione dell’E-mapping, cioè della possibilità di convertire le risorse in consumi (Nayak 2000).
L’entitlement approach ha il merito di inserire lo studio dell’insicurezza alimentare, e della povertà in generale, in un contesto più ampio, tenendo conto di tutte le risorse che possono essere sfruttate per raggiungere la sicurezza alimentare.
Prima della formulazione dell’entitlement approach la scarsità di derrate alimentari era vista come la principale causa dell’insicurezza alimentare (Food Avaliability Decline (FAD); Sen amplia lo spettro delle possibili cause generatrici senza contrapporsi a questa visione e, inglobandola, propone una nuova struttura per lo studio dell’insicurezza alimentare, ammettendo che essa possa emergere in maniera diversificata all’interno della stessa popolazione.
Entitlement approach e azione pubblica
Le indicazioni che il mondo politico, economico e la società in generale possono trarre da tale approccio sono molteplici. La prima è di tipo metodologico; non si possono trovare rimedi efficaci all’insicurezza alimentare (sia essa un’improvvisa carestia o una prolungata scarsità di cibo) senza comprendere come le comunità sono organizzate, quali sono i gruppi socio-economici che le compongono e quali sono i fattori di rischio; ciò è alla base dell’entitlement approach. I rapporti causa-effetto nell’instaurarsi di una carenza alimentare si complicano, coinvolgendo fattori di natura sociologica e politica. La mancanza di cibo rimane sempre un’ipotesi di lavoro valida per risalire alle cause del problema della fame, ma va completata con una serie di considerazioni sulla struttura della società, del suo stato di diritto e dei gruppi socio-economici che la compongono, che in modo più generale determinano la facilità o difficoltà di accesso agli alimenti.
In secondo luogo, chi è preposto alla formulazione di politiche di contrasto a tali fenomeni deve concentrare l’attenzione su diverse cause, studiare il problema che si trova di fronte e non applicare “ricette” che spesso non portano i frutti sperati. Anche la scelta della scala dell’analisi entra in gioco in maniera decisiva. Come si evince dallo studio menzionato all’inizio, se si riscontra un problema distributivo su scala nazionale-mondiale, non è detto che esso possa essere risolto solo modificando il sistema commerciale; possono verificarsi, ad esempio, delle incompletezze nell’E-mapping, vale a dire nella capacità di convertire le risorse in consumi (come la mancanza di potere d’acquisto). L’azione pubblica, sia da parte del governo che della popolazione, può fare molto in questo senso: monitorare le condizioni di vita della popolazione, evidenziare quali gruppi siano i più esposti al rischio, avere un sistema di early warning per la “diagnosi precoce” di situazioni critiche, sono tutte componenti della risposta pubblica a condizioni di precarietà.
Considerazioni conclusive
Due sono gli aspetti presi in considerazione: 1) l’attualità di tale visione; 2) le condizioni per implementare la struttura di analisi proposta.
Pur essendo stata sviluppata da più di un ventennio, questa teoria conserva tutta la sua attualità, anche alla luce dei cambiamenti della società e dell’economia intervenuti nel frattempo. La liberalizzazione del commercio internazionale, ad esempio, porta con sé, oltre a notevoli opportunità di crescita, anche fattori di rischio per l’erosione degli endowments di alcune fasce della popolazione. La rapidità con cui si muovono merci e capitali, la mutevolezza delle opportunità commerciali e di profitto, inducono ad affrontare il problema con una visione più ampia. Le risorse necessarie per garantire un’adeguata alimentazione sono variegate e non riconducibili alla sola disponibilità di cibo. I fattori di rischio coinvolti nella valutazione dell'insicurezza alimentare sono molteplici, solo un’analisi accurata e prolungata nel tempo può portarli alla luce. Due fenomeni apparentemente non correlati possono rivelarsi intimamente legati ed i rapporti causa-effetto sono molto più complessi di quello che si crede.
L’altra considerazione riguarda l’efficacia di un approccio del genere, quando esso è calato in una situazione reale. Una condizione fondamentale per il successo di tali iniziative è la presenza di un sistema di governo democratico, attento alle esigenze di tutte le realtà sociali ed economiche che lo compongono. Il rispetto di tutte le etnie presenti sul territorio, l’esistenza di mass-media liberi e indipendenti e la partecipazione della popolazione nell’analisi della situazione e nelle scelte da compiere, sono requisiti basilari per poter efficacemente analizzare tutte le possibili cause di un’insufficienza alimentare. Purtroppo, molto spesso, i paesi che più soffrono d’insicurezza alimentare sono caratterizzati da forme di governo non democratiche. Le classi dirigenti spesso non sono animate da un compiuto senso dello stato, valutazioni legate a considerazioni di tipo etnico prevalgono sul bene comune, creando sacche di popolazione in cui i fattori di rischio sono più alti e l’incidenza della fame maggiore.
Infine è importante sensibilizzare le popolazioni in difficoltà in merito a ciò che possono fare per contribuire alla riduzione dell’incidenza dei problemi alimentari; la popolazione non è solamente il beneficiario di qualunque politica di riduzione della fame, ma ne è anche il primo attore.
Riferimenti bibliografici
- Agra Europe (2006), “World food security is declining- but not through lack of supply”, Agra Europe- Analysis, 16 June 2006, pp 1-2.
- Nayak P. (2000), “Understanding the entitlement approach to famine”, Journal of Assam University, Vol. V (1), pp 60-65.
- Sen A. (1990), “Public Action to remedy Hunger”, The Arturo Tanco Memorial Lecture, 2 August 1990 London.
- Sen A. (1989), “Food and Freedom”, World Development, Vol. 17. n°6, pp 769-781.
- Sen A. (1981), “Poverty and Famines: An Essay on Entitlements and Deprivation” Clarendon Press, Oxford.
- US Department of Agriculture (2005) “Food Security Assessment 2005”, Economic Research Service USDA, GFA-17, disponibile online [link]