Introduzione1
Dagli anni Settanta l’Unione europea (UE) è attivamente impegnata a promuovere lo sviluppo economico e l’industrializzazione dei paesi in via di sviluppo (PVS) consentendo loro di beneficiare di un accesso più favorevole ai mercati dei paesi industrializzati. Tale impegno si concretizza in un ampio programma di riduzioni tariffarie e, in alcuni casi, eliminazione delle barriere tariffarie sui prodotti provenienti dai paesi a basso-medio reddito. A prima vista, la riduzione o eliminazione delle tariffe potrebbe sembrare una buona cosa poiché promuove l’efficienza economica. Tuttavia, bisogna fare una considerazione di carattere generale: da un lato, un accordo preferenziale garantisce un vantaggio se conduce alla creazione di nuovi flussi commerciale; dall’altro, comporta una distorsione se i flussi di commercio nel suo ambito si sostituiscono semplicemente a preesistenti flussi commerciali (deviazione del commercio) con paesi esterni all’accordo.
La letteratura sull’effettiva capacità delle politiche preferenziali nel generare una crescita dei flussi di commercio evidenzia che molti dei benefici previsti sono puramente teorici, in quanto legati al rispetto di norme, ad esempio quelle relative alle regole d’origine2, che ne limitano l’efficacia (Panagariya, 2002; Brenton e Ikezuki, 2005). Inoltre, oggi il livello delle tariffe rimane molto elevato in specifici settori, che sono i più sensibili per i PVS, come l'agricoltura ed il settore tessile, e dazi proibitivi si rilevano anche in altri settori.
D’altro canto recenti esaustive rassegne dei lavori empirici, che valutano l'effetto delle preferenze sui flussi commerciali (Cardamone, 2007; Cipollina e Pietrovito, 2010), concludono che l'aspettativa dell'impatto positivo delle preferenze sul commercio è di gran lunga confermato.
Lo scopo principale del lavoro è di contribuire a tale dibattito stimando un modello gravitazionale per quantificare l’impatto delle politiche preferenziali dell’UE sui flussi di commercio nel settore agricolo e manifatturiero dai PVS e di effettuare un confronto tra i due settori. Rispetto alla letteratura più recente, il lavoro si caratterizza per tre aspetti: (i) viene utilizzata una misura quantitativa del margine di preferenza definito a livello dettagliato di linee tariffarie HS-6 (Harmonized System a 6 cifre) del Sistema Armonizzato di classificazione, garantendo una stima più accurata dell’impatto sul commercio rispetto a quella fornita dalla variabile dicotomica comunemente utilizzata in letteratura come proxy della politica preferenziale; (ii) viene fornita una quantificazione dell’impatto della preferenza sui volumi di commercio (margine intensivo) e sulla probabilità di registrare flussi commerciali positivi (margine estensivo); (iii) utilizza l’informazione relativa all’entità dei flussi commerciali preferenziali rispetto alle importazioni che entrano nel mercato europeo pagando i dazi della “Nazione più favorita” (MNF)3, in modo da stimare l’impatto della politica preferenziale solo sul commercio che ha effettivamente beneficiato di una preferenza. Le stime ottenute vengono utilizzate per calcolare la variazione del commercio che si registrerebbe a seguito della rimozione delle preferenze (Lai and Zhu, 2004).
Il modello gravitazione ed approccio econometrico
Sulla base del lavoro di Anderson e van Wincoop (2004), viene derivata un’equazione gravitazionale teoreticamente fondata in cui il costo del commercio è misurato dalla distanza, dai legami linguistici e coloniali, e dalle politiche commerciali (ossia, dalla tariffa equivalente ad valorem imposta dall’UE sulle importazioni di un determinato prodotto proveniente da uno specifico PVS). L’ipotesi di base del modello è che il costo del commercio si riduce in proporzione all’intensità del margine di preferenza, espresso in termini relativi come il rapporto del fattore tariffario massimo applicato dall’UE tra tutti i possibili esportatori di un determinato prodotto, e la tariffa applicata preferenziale pagata dallo specifico esportatore PVS. Pertanto, la preferenza commerciale non è definita facendo riferimento alla tariffa MFN, teoricamente applicabile, ma è calcolata rispetto ai possibili competitori attuali con riferimento alla tariffa preferenziale massima effettivamente pagata su un determinato prodotto. In caso di overlapping degli schemi preferenziali, la tariffa applicata scelta per il calcolo del margine è la più bassa, anche se tale scelta può comportare una sovrastima della preferenza (Cipollina e Salvatici, 2010).
L’utilizzo di dati molto disaggregati implica che molti flussi commerciali bilaterali risultino inesistenti (ovvero pari a zero). L’esistenza di osservazioni per le quali la variabile dipendente è zero comporta un problema per l’uso della forma log-lineare dell’equazione gravitazionale; d’altra parte l’esclusione di queste osservazioni porterebbe ad una selezione non casuale del campione in quanto i flussi commerciali i sono il frutto di ben precise scelte economiche. Esiste un ampio dibattito in letteratura relativo al migliore approccio econometrico da utilizzare: molti autori suggeriscono il modello a due stadi di Heckman (Helpman, Melitz e Rubistein, 2008; Martin e Pham, 2008); altri autori sostengono che, a causa dell’elevata presenza di eteroschedasticità, le stime log-lineari del modello gravitazionale sono distorte e inconsistenti, e suggeriscono che il modello gravitazionale dovrebbe essere stimato utilizzando una forma moltiplicativa, pertanto la migliore tecnica econometrica è lo stimatore Poisson (Silva e Tenreyro, 2006; Siliverstovs e Schumacher, 2007).
Il modello di Heckman, oltre a risolvere il problema della selezione del campione, permette al primo stadio di valutare l’impatto della preferenza sulla probabilità di registrare flussi positivi (margine estensivo), e di quantificare al secondo stadio l’impatto sui volumi di commercio (margine intensivo), ma genera stime distorte e inconsistenti in presenza di eteroschedasticità. D’altra parte il modello di Poisson è vulnerabile in presenza di sovra dispersione e di un eccessivo numero di flussi i. Un modo per risolvere i problemi di eteroschedasticità e, quindi, ottenere stime corrette e consistenti mantenendo la procedura a due stadi è l’utilizzo del modello di Poisson con inflazione di zeri (Zero-Inflated Poisson regression), recentemente suggerito da Burger et al. (2009).
Le politiche preferenziali dell’UE
L’UE consente un accesso preferenziale ai suoi mercati esente da dazi o a tariffa ridotta per la maggior parte delle importazioni provenienti dai PVS e da economie in transizione sulla base del sistema delle preferenze tariffarie generalizzate4. Dagli anni Novanta l’UE ha stretto accordi commerciali anche con i paesi del bacino del Mediterraneo, con la Russia e le altre Repubbliche dell’ex Unione Sovietica. I più importanti regimi di preferenza commerciale dell’UE sono il Sistema di preferenze generalizzate (Generalized System of Preferences, GSP); l’iniziativa EBA (Everything But Arms); gli accordi di Cotonou (destinati ad evolvere negli Accordi di partenariato economico) con i paesi dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico (ACP); e gli accordi di partenariato Euro-Mediterraneo che rientrano nella più ampia Politica europea di vicinato. Inoltre, l’UE prevede una serie di concessioni reciproche, ossia di schemi di cooperazione nei quali agli aspetti commerciali si affiancano più corpose e specifiche questioni politiche ed economiche, che si traducono in partenariati di notevole complessità istituzionale e gestionale, con i paesi dell’America Latina (Messico, Cile, Mercosur), del Nord-Africa e Medio Oriente e del Sudafrica.
Il lavoro stima un modello cross-section composto da 5.093 prodotti importati dall’UE (nella configurazione a 25 paesi) da 169 PVS nel periodo 2004. Il dataset non include i flussi di beni che non sono mai esportati (perché non prodotti) e mai importati dall’UE (perché non domandati). I dati sul commercio a livello di dettaglio HS6 sono presi dal database Eurostat Comext5; mentre i dati sulle tariffe sono del database MAcMapHS6-V26. I dati sulla distanza e sui legami linguistici e coloniali sono presi dal database del Cepii7.
Il 51% delle importazioni totali entra nel mercato europeo pagando una tariffa multilaterale a (Tabella 1). La stessa percentuale è registrata nel caso delle importazioni del settore industriale (51%), mentre la percentuale di importazioni con accesso libero da tariffa è più bassa per i prodotti agricoli (47%).
Tabella 1 - Importazioni dell’UE per tipo di regime tariffario (anno 2004)
Fonte: elaborazioni dell’autore su dati MacMap e Eurostat Comext
Le preferenze garantite ai prodotti agricoli rivestono una particolare importanza dato che questo settore costituisce una parte importante del commercio dei PVS e risulta particolarmente protetto nell’ambito della struttura tariffaria dell’UE. La protezione del settore agricolo è molto più alta rispetto a quella del settore industriale con una maggiore dispersione nelle tariffe (Tabella 2). D’altra parte il settore agricolo sembra essere anche il settore più preferito, dal momento che le preferenze garantite dall’UE sono più alte. Tuttavia, solo il 16% di tutte le importazioni entra nel mercato europeo con un accesso preferenziale, mentre il 33% delle importazioni paga una tariffa MFN positiva. Quasi un quarto delle importazioni del settore agricolo usufruisce del regime preferenziale, tale quota costituisce circa il 50% delle importazioni agricole soggette ad una tariffa positiva (Tabella 1). Tali percentuali dimostrano l’utilizzo limitato delle preferenze, probabilmente dovuto al peso delle barriere non tariffarie (ossia gli ostacoli di natura tecnica, amministrativa, legislativa ecc.) che di fatto impediscono l’accesso preferenziale.
Tabella 2 - Tariffa applicata e margine di preferenza nel commercio preferenziale (anno 2004)
Fonte: elaborazioni dell’autore su dati MacMap
Risultati econometrici
La tabella 3 mostra l’impatto della preferenza sul margine estensivo del commercio, ossia sulla probabilità di registrare un flusso positivo d’importazione. Il margine estensivo di commercio deve essere inteso non solo come il set di prodotti importati dall’UE, ma anche come il set di esportatori verso l’UE. Una preferenza commerciale, infatti, potrebbe generare l’importazione di un prodotto mai importato prima, ma anche l’importazione da un nuovo esportatore di un prodotto già importato dal resto del mondo, in entrambi i casi si registra un flusso commerciale positivo e si riferisce ad un impatto positivo sul margine estensivo.
I coefficienti delle variabili di controllo mostrano i segni attesi e sono consistenti con i risultati della letteratura esistente. Il coefficiente della variabile d’interesse è sempre positivo e altamente significativo. Ciò implica che le preferenze dell’UE hanno un impatto positivo sul margine estensivo: un aumento del 10% del margine di preferenza, che corrisponde alla diminuzione della tariffa applicata di circa 10 punti percentuali, comporta un aumento della probabilità di registrare un flusso positivo di commercio di circa l’8%. Pertanto per merito della politica preferenziale dell’UE una maggiore varietà di prodotti è esportata dai PVS verso il mercato europeo.
Tabella 3 - Effetto sul margine estensivo di commercio
Nota: Standard error in parentesi; Effetti fissi paese, prodotto; Significatività: *** 1%; ** 5%;* 10%.
Fonte: Elaborazioni dell’autore
Tale risultato si contrappone all’idea consolidata secondo la quale le politiche preferenziali tendono a generare nel paese beneficiario la specializzazione nella produzione di un basso numero di prodotti nei quali il paese non gode di un vero vantaggio comparato o di prodotti caratterizzati da un basso valore aggiunto. Sebbene questo lavoro non può trarre conclusioni sull’eventuale impatto sul benessere economico collegati ai vantaggi comparati o al valore aggiunto, i risultati ottenuti mostrano che il numero di prodotti esportati da un dato numero di paesi, o il numero di esportatori di un dato prodotto, tende a crescere per merito delle politiche preferenziali dell’UE.
La riduzione del costo del commercio in seguito ad una aumento del margine di preferenza genera un impatto positivo sull’intensità di commercio, ossia un incremento nel volume di importazioni (margine intensivo). La tabella 4 riporta le stime dell’impatto della preferenza sui flussi commerciali. I coefficienti delle variabili di controllo presentano i segni attesi e coerenti alla letteratura. Il coefficiente (β) della variabile di interesse, ossia l’interazione tra il margine di preferenza e la dummy PRE è sempre positivo e significativo.
Tabella 4 - Effetto sul margine intensivo di commercio
Nota: Standard errors in parentesi; Effetti fissi paese, prodotto; Significatività: *** 1%; ** 5%;* 10%.
Fonte: Elaborazioni dell’autore
Dalla stime si ottiene un’elasticità di sostituzione, = β+1 , di2.28 per i prodotti agricoli e 7.02 per i beni industriali. Tali risultati ci permettono di stimare un effetto sul commercio totale pari al 10%, equivalente a circa 47 miliardi di euro. Tale ammontare costituisce circa il 60% del commercio preferenziale, ossia la quota di commercio che si genera per merito dell’accordo preferenziale.
Conclusioni
I risultati di questo lavoro evidenziano che, in termini di commercio, le politiche preferenziali dell’UE hanno un impatto positivo e statisticamente significativo.
Tale impatto, tuttavia, è molto basso o irrilevante sul margine estensivo; ma di entità ampia, equivalente a circa il 60% del commercio preferenziale, se si considera il margine intensivo.
Dal confronto tra il settore agricolo e il settore manifatturiero emerge che le politiche preferenziali hanno un impatto maggiore per i prodotti industriali (generano l’11% del commercio totale) rispetto a quello registrato per i prodotti agricoli (solo il 3%): è dunque il settore industriale che soffrirebbe maggiormente da una possibile erosione delle preferenze commerciali. D’altra parte, da un’analisi della struttura tariffaria dell’UE risulta che il settore agricolo è particolarmente protetto, pertanto c’è spazio per ampliare i margini di preferenza, e considerato l’impatto positivo sul margine intensivo le politiche preferenziali nell’ambito dei prossimi negoziati internazionali dovrebbero essere focalizzate su questo settore.
Riferimenti bibliografici
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Cardamone P (2007), “A survey of the assessments of the effectiveness of preferential trade agreements using gravity models”, TradeAg Working Paper No. 07/09
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Cipollina M., Pietrovito F. (2010), “Trade impact of EU preferential policies: a meta-analysis of the literature”, Chapter 5 in Luca De Benedictis e Luca Salvatici (edt), The Trade Impact of European Union Preferential policies: an Analysis through gravity models, Berlin/Heidelberg: Springer, 2011
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Siliverstovs B., Schumacher D. (2007), “Estimating gravity model: to log or not to log”, Discussion Paper 739, German Institute for Economic Research, DIW Berlin
- 1. La ricerca i cui risultati sono presentati in questo lavoro ha beneficiato del sostegno finanziario del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca (Programma di Ricerca scientifica di rilevante interesse nazionale 2007 su “Politiche dell’Unione europea, processi di integrazione economica e commerciale ed esiti del negoziato WTO”) e della Commissione europea (Progetto europeo del VII Programma Quadro su “New Issues in Agricultural, Food and Bio-energy Trade (AGFOODTRADE)”).
- 2. Per poter beneficiare di trattamenti preferenziali i prodotti esportati devono rispettare dei requisiti di certificazione che garantiscono che il prodotto provenga effettivamente dai paesi che beneficiano del trattamento preferenziale (Regola d’origine). La certificazione d’origine richiesta può variare nei diversi accordi.
- 3. La clausola della nazione più favorita, o Most Favoured Nation (MFN), garantisce l’automatica estensione a tutti i paesi membri OMC di qualunque concessione commerciale accordata da un paese: «tutti i vantaggi, benefici, privilegi o immunità accordati da una parte contraente ad un prodotto originario o destinato a qualsiasi altro paese saranno, immediatamente e senza condizioni, estesi a tutti i prodotti similari o destinati al territorio di tutte le altre parti contraenti» (art. I, GATT).
- 4. Il Sistema delle Preferenze Generalizzate fu ideato, negli anni sessanta, in seno all'UNCTAD (United Nations Conference on Trade and Development), organizzazione operante nell'ambito ONU, con lo scopo di consentire ai PVS di beneficiare di un accesso più agevole sui mercati dei Paesi industrializzati.
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